Si torna a Ferrara, sempre sotto le stelle, per gli ultimi concerti dell’estate

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
13 September 2023
Festival, Gallery, Review 4 U
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Ferrara Sotto le Stelle è stato il ventaglio fresco di cui avevamo bisogno per questo inizio settembre

Piccola intro per Ferrara Sotto le Stelle, festival a cui sono legato che ha quasi la mia stessa età, che conobbi in tempi non sospetti nel 2013 quando l’idea di trasferirmi a Ferrara non era assolutamente neanche contemplata. Ha ospitato nel corso degli anni svariati nomi grandi, piccoli, medi, enormi, con line-up variegate e location diverse di anno in anno. Quest’edizione si è svolta in due parti all’interno del cortile del castello estense, la prima a giugno con la doppietta di Vasco Brondi e kevin Morby e di cui vi abbiamo parlato qui, e la seconda parte il 7, 8 e 9 settembre, con una data bonus con i Kula Shaker prevista per il 28 per l’anteprima del festival di Internazionale a Ferrara. Ma parliamo di queste prime tre serate.

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FERRARA SOTTO LE STELLE 2023

Quest’anno Emma Nolde rompe – o forse scioglie- il ghiaccio del festival con uno show emozionale, dove c’è spazio per la musica, per la voce, ma anche per sospiri e pensieri spontanei tra un pezzo e l’altro. Suona la chitarra con frenesia, si viaggia tra storytelling e storie d’amore presenti, passate e future, riportandoci nei luoghi immaginari dell’adolescenza. Posti popolati da idee e da situazioni sfumate più che da persone reali e concrete. Si fluttua tra un’emotività indie sognante e momenti in cui percepiamo la forza di gravità, con accenni di cassa dritta e distorsioni che richiamano all’appello l’empowerment e tutte quelle prese di coscienza necessarie ad affrontare questa life. Pausa cambio palco moscow mule al volo.

Torno sotto al palco, sta per arrivare Fatoumata Diawara. I membri della band creano il contorno per la sua voce, che all’arriva dalle casse come fosse un’entità eterea invisibile che canta in una lingua sconosciuta. L’entità poi ci parla in italiano “Ciao a tutti, come stai?” ed esce allo scoperto in tutta la sua materialità. Gli abiti sono di tradizione africana, la Gibson SG no, l’idioma cantato sì, il sound non del tutto. Attingere da diverse parti del mondo e da epoche diverse nel tempo è un punto focale della sua musica: mescolare.

Fatoumata e la band blendano funk a performance visive, assoli a lingue antiche, discorsi sociali a R&B e c’è un po’ tutto il mondo dentro al suo spettacolo. Lei ride di gusto e guarda spesso il cielo sopra Ferrara, cerca le facce nel pubblico, con una completa padronanza della scena. Si diverte e la tecnica di tutti quanti è ineccepibile. Ci parla di libertà, generazioni, diritti (sia quelli legittimi, da pretendere, sia quelli di cui ci sono state appropriazioni indebite). Sa di essere in un safe place, si respira familiarità e speranza sopra e sotto al palco. Ci dice che per la nostra generazione è già troppo tardi ma c’è una luce in fondo al tunnel, ne descrive la brillantezza anche se ci fa capire quanto oggi sia lontana, quasi una lucciola nel buio più totale. Il live più gioioso del festival.

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FERRARA SOTTO LE STELLE 2023

Il duo Francesca Bono (Ofeliadorme) e Vittoria Burattini (Massimo Volume) apre il secondo giorno sparaflashandoci subito e senza passare dal “via” in un luogo sospeso nel tempo. Gli addendi sembrerebbero essere due: synth + batteria. Dentro al calderone in realtà abbiamo loop temporali, Maya Deren, sperimentazioni cosmiche, sci-fi, retrofuturismo, mondi onirici, de Chirico, oscillazioni riecheggianti, Suzan Pitt, Piero Umiliani, eco eteree.

Le tracce a volte sono sinistre come un carillon elettrico, altre invece hanno la positività di un bel sogno. Come fossero le portate dell’antipasto di un banchetto surreale: immaginario e palpabile allo stesso tempo. Ci salutano – momento di stacco per risincronizzare gli orologi con il momento presente.

C’è una gran coda al bar prima del main ospite, nessuno vuole passare il concerto di Trentemøller in fila per il gin tonic. Lui arriva insieme alla band, si inizia. Nella prima parte ci fanno calare in una nostalgia speranzosa. Sul palco sono delle sagome illuminate a intermittenza, sembra di assistere ad un film indipendente in bianco e nero che parla della vita di una band shoegaze.

Le sonorità non sono puramente elettroniche, più passa il tempo e più Trentemøller si toglie di dosso l’etichetta di producer/dj. Evolve il suo progetto in una band che mescola synth pop, post-punk e darkwave strizzando l’occhio all’indie qua e là. Di pezzo in pezzo le atmosfere passano da puramente dreamy a momenti più esoterici, etheric wave. Emergono risate di entità oscure dalle casse, vogliono trascinarci in una malinconia positiva, gotica, a suo modo romantica. Trentemøller porta in tour con lui un retaggio di artisti morti che aleggiano intorno alla band e seguono il concerto da fantasmi, escono dalle teste mobili e svaniscono nell’aria alla fine di ogni traccia tra i muri del castello.

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FERRARA SOTTO LE STELLE 2023

Devo essere sincero, ero ansioso di sentire Daniela Pes dal vivo fin da quando è uscito Spira. L’avevo persa per cause di forza maggiore  ma la provvidenza l’ha portata a Ferrara. Negli ultimi mesi si è parlato molto -soprattutto da dopo il “miglior opera prima” Tenco – di lei, della sua lingua inventata, delle influenze molteplici, di elettronica e folklore. Cerchiamo di dire qualcosa di nuovo.

Daniela porta un set in solo per aprire l’ultima sera del festival. Ha uno sguardo serio e movenze misteriose; fa parte di una sorta di Scide, o di un antico popolo fatato rimasto segreto. I suoni riecheggiano puliti e sono flussi di aura, fosforescenze che fuoriescono dalle sue formule magiche arcaiche e dalle sue mani. Non serve comprendere il significato delle frasi, bastano le loro sonorità. Richiamano un mondo antico ed interiore; ci fanno salire, scendere e roteare. Ne percepiamo la luce anche chiudendo gli occhi, c’è sinestesia.

Chiudono il cerchio di quest’ultima serata gli Arab Strap, direttamente da Glasgow, freschi freschi di reunion, che portano post-rock indie slowcore in uno show minimale e scarno in cui rimane l’essenzialità dei brani. È un tributo al loro secondo album Philiphobia che quest’anno ha raggiunto la veneranda età di 25 anni, e chissà come deve essere per Aidan Moffat raccontare queste unconventional love stories e vicissitudini varie dopo tutta questa acqua passata sotto i ponti. È uno spettacolo pensato per i fan storici, di quelle atmosfere e di quei tempi, iper-significativi per la scena indie UK. Autoironia, malinconia, ma anche con un sorriso, per chi lo legge fra le righe. Il concerto si chiude con un po’ di “pezzi allegri” dice Aidan, serrando queste prime tre serate del festival con positività.

 

Testo: Fabrizio Bordi

Foto: Camilla Caselli (Fatoumata Diawara, Emma Nolde, Arab Strap, Daniela Pes), Sara Tosi (Trentemøller, Bono/Burattini)

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