Cosa c’è di tanto speciale in Ypsigrock?

polpetta
Tempo di lettura: 9' min
11 August 2022
Festival, News
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Da 25 anni, qui a Castelbuono, accade qualcosa di unico e indimenticabile che ha a che fare con la musica ma non solo.

Proviamo a spiegarvelo: mettetevi comodi, non è mica semplice.

Quest’anno abbiamo deciso di farlo con l’aiuto del pubblico, unendo alle nostre immagini e parole alcuni pensieri che abbiamo scelto tra quelli pubblicati sui social, già dopo l’ultimo disco messo domenica mattina da Fabio Nirta, selector di Ypsigrock, alla festa di chiusura.

“Quando i miei amici mi chiedono, perplessi, cosa ci sia di così speciale che ogni anno mi fa prenotare un volo da Treviso a Palermo, per raggiungere Castelbuono, rispondo sempre con occhi sorridenti e provo a raccontare cosa c’è di così magico qui, al di là della musica e del festival in sé.
C’è gioia, enorme gioia di vivere, c’è vita, ci sono persone che nemmeno si conoscono che si abbracciano, gente buona, disponibile, accogliente.
Ci sono i passaggi di ritorno alle 7 di mattina da campeggio al paese richiesti ad estranei e mai negati, nemmeno se l’auto era già sovraccarica di persone e se le condizioni psicofisiche del conducente non erano proprio le migliori.
C’è un dj (anzi, molto più di un dj) amico di tutti (Fabio Nirta).
C’è un clima che a parole non riesco a descrivere, sarebbe troppo limitante…”
Jacopo

Speciale è l’atmosfera, speciale è il legame che si crea tra i partecipanti, il pubblico, i musicisti, gli organizzatori e gli abitanti di Castelbuono, che ogni anno con pazienza, gentilezza e curiosità accolgono persone provenienti da tutta Europa per ascoltare gli artisti del cuore e scoprire musica nuova.

Speciale è stata anche questa edizione, la venticinquesima, iniziata con 30 minuti di performance che ne hanno colto la vera essenza.

Giovedì sera Giulio Fonseca (Go Dugong), Jack Wolter, Lily Wolter, Joe Tailor (Penelope Isles) e Ionee Waterhouse – i beneficiari del progetto di residenza d’artista The sound of this place -, hanno portato sul palco di Piazza Castello 30 minuti di musica. Una performance nata proprio qui tra le strade di Castelbuono: qui i 5 musicisti hanno vissuto e lavorato insieme per una settimana, assorbendo tutta la bellezza e la gentilezza del luogo. Rintocchi di campane tra chitarre distorte, omaggi al mare e al bosco, la parlata tranquilla di un abitante in sottofondo, un grazie infinito in un crescendo armonico di emozioni.
Ed è solo l’inizio.

Si, perché poi sono saliti sul palco, arrivati dall’Olanda, i 4B2M (abbreviazione di Four brothers two mothers) e hanno letteralmente aperto le danze di questa edizione. Jimmi, Cas, Teun e Rocco sono inarrestabili e un po’ buffi, allo stesso tempo capaci di coinvolgerti nel loro “family business” e cacciarti in testa il reef della canzone che tutti quanti canticchieremo la mattina dopo con la bocca piena di brioche e granita… “This is Happening”, così felici ma ancora increduli che – dopo due anni orribili – la magia di essere qui stia accadendo di nuovo.

(continua sotto)

Il giovedì sera di Piazza Castello continua – anzi culmina dovremmo dire – con Manuel Agnelli, accompagnato in questo tour da Beatrice Antolini, Frankie, DD e Giacomo Rossetti. A volumi difficilmente sopportabili anche per i nostri timpani allenati, la band d’eccezione ha sparato uno dopo l’altro i pezzi più grandi degli Afterhours. Quelle canzoni a cui nessun fan sarebbe potuto rimanere indifferente, nonostante le imperfezioni dei suoni.
E, dopo Non si esce vivi dagli anni ’80, Male di miele, Quello che non c’è, Ballata per la mia piccola iena, Lasciami leccare l’adrenalina e Voglio una pelle splendida, chi ha ancora energie e orecchie funzionanti, cerca un passaggio verso l’Ypsicamping, dove ogni notte, fino a domenica la festa va dritta fino all’alba.

Arriva venerdì e non si ha il tempo di fare un tuffo nel mare blu di Finale di Pollina che già alle 14 iniziano i concerti al camping (novità introdotta quest’anno) per presentare i finalisti del contest “Avanti il prossimo”. Le giovani promesse di oggi sono Brunacci e Iruna , mentre nei giorni successivi calcheranno il palco coi baffi Ceneri, Linbo, Bark bark disco e The Tangram (vi abbiamo messo i link ai loro pezzi che secondo noi non dovreste perdere!).

Come da tradizione, nel tardo pomeriggio ci si trova tutti al Chiostro di San Francesco, dove l’Ypsi & Love Stage ospita C Duncan, il dolce cantautore di Glasgow, bravo a tenere il palco tutto solo, con le sue basi elettroniche, la sua chitarra e il canto delicato e gentile, perfetto per partire con il giorno 2 del festival. Seguono i Lowly, un’altra band rappresentata dall’etichetta Bella Union (che contra tra i suoi artisti Beach House, Destroyer, John Grant, per intenderci) come praticamente quasi tutte quelle che ascolteremo nel resto di questa giornata.

Tra voci limpidissime, suoni cristallini e misteriosi, i Lowly cercano di dare voce alla curiosità – parafrasando il membro della band Kasper Staub – perché nel mondo in cui viviamo, caratterizzato da un’ossessiva pulsione al raggiungimento di obiettivi rischiamo di perderci la bellezza di cercare e scoprire tutto quello che ancora non conosciamo. E, a proposito di ricerca:

“Cittadini di una città utopica che si ritrovano una volta all’anno per rinnovare la promessa. Cercare la verità non è altro che un richiamo a viversi. Ypsigrock è la verità.”
Vincenzo

È ormai venerdì sera e, sotto l’Ypsi Once stage, il pubblico è in fermento in attesa dei Flaming Lips. Ma mai un’attesa è stata più dolce di quella trascorsa con i Penelope Isles, i due fratelli Lily e Jack Wolter, accompagnati dal sempre sorridente Joe Taylor alla batteria, prendono possesso del palco con l’evidente emozione ed entusiasmo di condividere la loro musica e il loro affetto maturato in questi giorni di residenza per Castelbuono, la sua gente e il suo festival: il più bel luogo in cui hanno suonato, dove ovunque si incontra gentilezza e si mangiano fantastici gelati, ci tiene a specificare Lily.

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È poi il turno degli Yard Act, una band solida, esplosiva e spudorata: enfants terribles a cui Ypsig ci ha ormai abituati, noi che davanti a questo stage negli ultimi anni abbiamo imparato ad amare sopra ogni cosa l’avanguardia britannica ascoltando per la prima volta gli Shame e i Fontaines D.C., per citare solo alcuni dei talenti scovati oltremanica da Ypsigrock before they were cool. Fidatevi di noi, The Overloaded sarà un tormentone del prossimo inverno!

Un uccellino meccanico, un robot e un arcobaleno gonfiabili, palloncini argentati, coriandoli e stelle filanti sparati sulla folla in delirio: su Piazza Castello arrivano i Flaming Lips ed esplode la gioia, Do you realize?? Anche se nasce nel lontano 2002, diventa immediatamente l’inno di questa edizione di Ypsigrock. Anche Wayne Coyne, cantando all’interno della sua bolla trasparente non manca di ringraziare il Festival, l’organizzazione e questa magnifica città.

“È stato un colpo al cuore tornare a piena capienza dopo due anni di restrizioni, vedere Piazza Castello e le strade di Castelbuono piene di persone felici e vivere quei momenti intensi che tanto sono mancati. Parlando con vecchi e nuovi amici ci si rende conto di come questo festival sia un unicum nel panorama nazionale e questo perché le meravigliose persone che lo organizzano continuano a mantenere intatta la sua identità per noi che torniamo ogni anno in un posto del cuore. Grazie Ypsigrock, ci rivediamo l’anno prossimo perché il futuro è già nostalgia.”
Emanuela

In un lampo è già sabato e siamo pronti a una giornata quasi esclusivamente di artiste donne: Pillow Queens (da Dublino, se dopo aver sentito il loro live ci fosse ancora qualche dubbio!), Natalie Bergman, letteralmente un angelo sceso dal cielo per portarci le sue preghiere in forma di canzoni, e Self Esteem che (altrettanto candidamente) canta e balla senza sosta, bellissima e inarrestabile insieme alle sue coriste, lanciando anatemi contro il patriarcato, in salsa pop.
Non da meno Denise Chaila, rapper irlandese e zambiana che tra i suoi fan conta anche Cillian Murphy: sale sull’Ypsi & Love Stage e rianima la platea ancora imbabolata dalla performance di Natalie Bergman e provata dalla notte brava al camping.
È uno strano mix di generi e approcci alla musica questa giornata di Ypsigrock – niente di nuovo per i veterani di questo festival, sempre pronti a scoprire, mixare e ballare qualsiasi cosa. Così come si balla qualsiasi traccia che diventa magia, quando è tra le sapienti mani dei 2ManyDjs che in un’ora di live, in chiusura di questa giornata, hanno mixato magistralmente dischi di icone di ogni tempo: da The Stooges a Peggy Gou, da Charlotte Aldigery a Catz ‘n dogz, da pezzi iconici della disco come At night di Shakedown ad appena qualche battuta iniziale di Blue Monday, per chiudere con Gloria di Umberto Tozzi, il tutto condito con un’inconfondibile salsa elettro, marchio di fabbrica di Steven and David Dewaele.

Per chi non ha puntato la sveglia presto, sperando di incontrare Natalie Bergman alla messa delle 9, si continua a ballare al camping, finchè Fabio Nirta ha dischi da far girare (su questa partita meglio non sfidarlo).

“Ho notato in giro che c’era nei volti delle persone una stanchezza bella, soddisfatta, di quella che ti fa dire: “Ne valeva la pena!”, e capisci che per chi c’era e per chi è tornatə è stata forse l’edizione più soddisfacente.”
Francesco

Tra un remix di Umberto Tozzi e un mash up di Al Bano e Moderat, un’arancina e uno sfincione, un cocktail al Cycas e un gelato alla Manna, anche l’ultimo giorno di Festival è arrivato. Tra il pubblico i primi segni di cedimento, più emotivo che fisico. Il primo colpo basso ce lo tira Anna B Savage, quando nel silenzio del Chiostro di San Francesco, la sua voce potente, limpida ed emozionante, intona Place to Be. Sulle prime note della cover di Nick Drake (protagonista dello stupendo tributo mattutino di Bob Angelini e Rodrigo D’Erasmo nell’edizione 2019) ci guardiamo intorno, non siamo gli unici ad asciugarci una lacrima di commozione.

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Per fortuna arriva, a scuoterci dallo struggimento, Alyona Alyona, rapper del momento non solo in Ucraina, arrivata da Kyev con la sua back MC e il suo Dj, crew che coinvolge e convince, musicalmente e umanamente. Tra un brano e l’altro di cui non capiamo il testo ci parla in inglese di attenzione per l’ambiente e importanza di ascoltare le nuove generazioni, resta a disposizione per chiacchiere e foto dopo il concerto e ci ringrazia per esserci stati (lei, ringrazia noi!).

“Questo è il festival di casa, della famiglia, della scoperta, della meraviglia, della condivisione e dell’affetto più sincero. Ypsigrock sei e sempre sarai il rifugio più bello in cui abbandonarsi, con le migliori persone possibili.”
Eleonora

Dopo una sosta “Al solito posto” per il panino con le panelle più buono delle Madonie, ci dirigiamo al Castello, per l’ultimo round di concerti di questa edizione. È il momento di PVA, la band che all’ultimo minuto ha rimpiazzato i The Nation of Language, impossibilitati a raggiungere la Sicilia: un po’ inaspettato arriva uno dei live più convincenti di questa edizione: il trio di South London rappresentato da Ninja Tune, ci trasporta nel mondo dei sogni prima del tempo, con un’elettronica-rave pop cupa e a tratti onirica, fatta di synth e canzoni parlate a bassa voce da Ella Harris. Sempre da South London arrivano sul palco le Goat Girl, la band post punk scelta per avvicinarci con le sue chitarre distorte e le delicate vocalità, all’ultimo, grandioso live di questo venticinquesimo Ypsigrock.

Ci sono poche parole per descrivere quello che sono i DIIV, una band che dal vivo riesce ad annullare la distanza tra il palco e noi che stiamo a sentirli, incapaci di stare fermi, come se non ci fossero quei pochi metri a separarci. Impeccabile nell’esecuzione dei brani dei loro tre album, che se possibile suonano ancora più grandi, pieni ed emozionanti nella dimensione del live. Qui, ancora una volta, ci siamo sentiti parte di un tutto, come davanti a uno specchio, quando negli occhi di Andrew Bailey, prima chitarra del gruppo di Brooklyn, abbiamo visto quell’emozione, quella sorpresa, di trovarsi in un luogo magico, pieno di vita, di curiosità e riconoscenza.

Ancora pervasi da queste sensazioni, finito l’ultimo concerto, un’altra sorpresa ci attende: dalle casse parte All my friends e, sulle note degli LCD Soundsystem, l’organizzazione di Ypsigrock sale sul palco per prendersi un grande meritato applauso: non era mai successo ed è stato bello poter ringraziare in questo modo chi ha saputo dare vita e far crescere tutto questo in 25 anni.

Non ci resta che unirci alle tante persone, pubblico, artisti e volontari, che in questi giorni abbiamo sentito tante volte ripetere di essere grate e riconoscenti per trovarsi in questo luogo tanto speciale. Non avremmo saputo dirlo meglio di così:

“Siete la mia seconda casa, il mio luogo di pace, la mia fuga dal mondo, dal lavoro, dai pensieri, dall’ansia, dal tempo.
Ho solo lacrime e gioia.
Amo voi, la musica che portate, amo Castelbuono e il circolo della musica, la manna, il chiostro, sdraiarsi sotto il alberi e sentirne il fruscio, la pausa bicicletta al municipio, le scale verso la navetta, i cornetti caldi, la festa in campeggio, i sorrisi, la routine senza tempo e amo ogni anno sempre di più i miei compagni di avventura e tutte le persone meravigliose che conosco ogni anno…”
Martina

“Quello che ho da dire è Grazie. […]
Oggi o domani torneremo tutti alla nostra routine, ma con il semino della gioia piantato nel cuore pronto a far germogliare quei ricordi in quel futuro nostalgico che è lo slogan di questo festival.
È musica? Si, ma non solo, o meglio non fine a sé stessa. È musica che educa e mette in moto i sorrisi, l’umanità genuina, alza l’asticella dell’empatia al massimo livello, e ci fa sentire comunità forte, militante, innamorata.”
Dario

 

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Testo: Elena Bertelli
Foto: Riccardo Giori

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