Timeshift w/ Post Scriptum, Boston168, Helena Hauff #29.10.2016#

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
2 November 2016
Gallery, In primo piano, Review 4 U

Bologna è fantastica.

Cornice ideale della vita di qualsiasi comune mortale.
Scorci, ne ricordano i santi. Mentre persone, ne raccontano le gesta.
Proprio come in una fiaba.
Nonostante una enorme consapevolezza di ciò, troppa perfezione rischierebbe di invertire la rotta del nostro Sabato sera.

Siamo partiti da casa con un backpack di cui riassumeremo il contenuto in un elenco puntato per comodità di forma:
n° 1 paio di scarpe
n° 1 libro che scava dentro come un caterpillar
n° 1 kit di sopravvivenza (crackers,kway,spazzolino e poche altre cose utili a passare fuori la notte)
+ alcuni elementi di ignota provenienza e dubbia utilità.

Non ci manca nulla per affrontare la Bologna più affine a noi. 
Stavolta, per rompere il delizioso romanticismo di cui si parlava nostalgicamente poc’anzi, ci sono 3 nomi nuovi,“freschi di giornata”, per un totale di 5 persone che si alterneranno sul palco dello Zona Roveri.
Dopo drink e gag “spassose” fra le vie del centro, mirabolanti incontri ci accompagnano verso il più sicuro dei mezzi di trasporto a nostra disposizione: il bus. 
Fermata mille ( incrocio “via indipendenza” con “via Irnerio”- Direzione MURATORE), servizio continuo andata/ritorno ed autisti simpatici (stando alle ultime relazioni intercorse).
Veniamo gentilmente catapultati dal luminoso centro storico alle industrie, dove TS (TimeShift) ha già iniettato veleno nell’impianto audio.
Consci di cosa sta per accadere, facciamo nostro il sottotitolo della serata, aprendo tutti i cassetti della memoria in cerca di momenti chiave da poter contrapporre all’attuale esposizione di ACID MORNING.
 In ordine di attinenza partiamo dal giovane duo torinese “Boston 168” ( di cui seguiamo le orme da svariato tempo) che ha presentato un live intenso e massiccio.
Acuti rimbalzi di melodie plastiche e rapide discese di tono verso bassi profondissimi, eliminano a priori la possibilità di trovare un valido paragone nel loro genere (quantomeno nello scenario italiano e chiediamo scusa per la presunzione).
Il suono pare non avere origini locate in un determinato territorio, ma sicuramente i tempi verso il quale è rivolta sono molto distanti da qui.
Proiettati verso il futuro, ad una visione di toni e ritmi estrapolati dai macchinari nella stessa identica maniera in cui vorrebbero estrapolare emozioni dai corpi.
Sporcizia e sonorità tendenzialmente scure e minacciose ci porteranno via via a conoscere anche gli altri protagonisti della serata.
 Questa notte l’orologio torna 1 ora indietro, quindi oltre a seguire col corpo fantastici passaggi dal 4/4 al breakbeat più estroso in circolazione (richiamando l’attenzione dei preoccupati sguardi dei vicini) godiamo di tantissime chiacchiere con tutti. 
La condivisione continua ad essere uno dei punti di forza del pubblico e dell’animo della serata.
 Mentre vengono coltivati felici dialoghi, veniamo letteralmente scioccati dalla punta di diamante della serata Helena Hauf.
 Ipnotica. Ferma la pista come se volesse farla entrare in uno stato di “trance”, per poi condurla verso una nuova direzione. 
In 2 ore abbiamo avuto l’impressione di essere stati scazzottati da un numero incredibile di generi musicali, tanto da rimanere allibiti di fronte alla conoscenza musicale di un’artista più che polimorfa.
Dal noise al synth pop 80’s, breakbeat e drone, techno acidissima e house cantata da sottili voci femminili.
É un piacere per l’udito e il pubblico dimostra di apprezzare con applausi a scena aperta.
Colpiti da una deliziosa gentildonna dal cazzutissimo carattere teutonico, notiamo la sua delicatezza persino nel mascherare il tabagismo, come forma di rispetto anche nei confronti di chi la ammira ad occhi chiusi.
Citata anche ne “La grande bellezza” la questione della sensibilità, come nota fondamentale della vita.
Sensibilità nel capire. Sensibilità nel proporsi.
Facendo un salto indietro arriviamo a CNC (timeshift’s crew) che ha aperto le danze confermando le ottime capacità di gestione della pista proponendosi come promotore della parte più “salterina” del locale, come Post Scriptum che lo segue a ruota versando tutta la grinta che ha come un fiume che sfocia nel mare.
Post Scriptum su cui si potrebbe aprire una bella parentesi dato che pare essere uno degli elementi di punta del roster Ostgut ton/Berghain. 
Apparizioni nel club berlinese più famoso al mondo si susseguono dal 2015, dando forti opportunità al margine di miglioramento di un misterioso e incappucciato artista che di migliorare, pare non ne abbia tutto sto bisogno. 
Per contestualizzare i ritmi potremmo definire di media i 126/128 bpm, forse qualcosa di più..ma non credo qualcosina di meno…
In una serata dall’altissimo contenuto artistico, c’è stata la più bella reazione che il pubblico potesse dare, fatta di attenzione e rispetto.
Momenti di ballo interrotti da deliziosi attimi di concentrazione spontanea, suoni ruvidi ma perfettamente in sintonia con le vibrazioni che tutti vorrebbero sentire e pochi hanno il carattere di presentare.
 Qui si chiude il secondo capitolo di una delle serie più interessanti del 2016/2017.
Di nuovo in Bus.
 Stavolta però l’autista non ride più. Sarà l’orario…
Probabilmente non ci saranno colpi di scena o comparizioni improvvise di mogli o zii tornati dal passato a reclamare le proprie eredità, in tutti i casi Timeshift tornerà a stupire tutti nel prossimo episodio. 
Con l’umiltà che ha avuto fino ad oggi nonostante i nomi siano GIGANTI.
 Seguite con impegno la programmazione.
Il viaggio è ancora lungo.

words by Sergio Creep
pics by Janine Billy

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