I Subsonica allo Sherwood hanno un sapore diverso

paogo-ameschi
Tempo di lettura: 2' min
8 July 2019
Gallery, Review 4 U
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8 Tour dei Subsonica arriva a Padova e infiamma Sherwood

 

Quando torni a vedere la band di Samuel & co. per l’ennesima volta (a spanne siamo oltre la dozzina), sai già che ti divertirai, che canterai, che salterai (ovviamente), che suderai: ma vedere i Subsonica allo Sherwood è diverso.

Lo Sherwood Festival oltre ad essere una delle rassegne più interessanti del nord Italia, è una manifestazione che fa si che a Padova si crei un’alchimia particolare. Ed è veramente difficile da spiegare. L’organizzazione è impeccabile, gli spazi sono ben gestiti, c’è l’attenzione all’ambiente, c’è il messaggio di indipendenza. E l’altra sera c’erano anche i Subsonica ad impreziosire il tutto.

Al calare delle tenebre, il quintetto torinese sale sul palco di fronte ad un numeroso pubblico pronto a dimenarsi con una scaletta spezzagambe e squarciagola, con poche variazioni rispetto all’ultima volta che li avevamo visti (ultimo evento a Bologna): qualche canzone in meno dall’ultimo album, che se no come dice lo stesso Samuel “ci rompiamo le palle” (solo Bottiglie Rotte in apertura, e poi Jolly Roger, Fenice, Punto Critico e L’incredibile Performance Di Un Uomo Morto), e poi una sfilza di proiettili dal loro repertorio.

C’è spazio anche per momenti di riflessione, con un onesto e bilanciato discorso di Max Casacci sulla disobbedienza ad introduzione di Sole Silenzioso. Come ci si rilassa e ci si bacia invece su Incantevole, brano che dal vivo non si sentiva da tempo.

(continua sotto)

Ma la vera essenza di un concerto dei Subsonica è il ritmo, il ballo, la voce che si uniforma, le calorie che si bruciano neanche fossimo ad una lezione di crossfit. Si salta con Il Diluvio, Lazzaro, Depre, Abitudine, Benzina Ogoshi, si canta su La Glaciazione, Nuvole Rapide, Tutti I Miei Sbagli.

E non è solo la voce che si uniforma, sembra di conoscerci tutti cantando quei testi all’unisono. Si fa amicizia con gente di Livorno, di Padova ovviamente, di Venezia, e per una sera siamo davvero tutti amici. Sensazione che non provavo da tempo ad un concerto. E che non avevo provato così forte nemmeno a Bologna a Febbraio. C’è infine spazio anche per un po’ di commozione personale con Il Cielo Su Torino e la conclusiva Strade, dove mi scende una lacrimuccia pensando ad una persona che vorrei fosse qui insieme a noi.

Insomma, è proprio la ripetitività di dire “ma possibile che questi siano più di vent’anni che pestano palchi, e non abbiano mai perso un colpo?” che fa l’essenza di questa band, ed allo Sherwood il tutto è portato all’ennesima potenza, al punto che posso quasi decretare come una delle migliori performance della band alla quale abbia assistito, e sicuramente una delle serate più belle e divertenti degli ultimi anni. Grazie Sherwood, grazie Subsonica.

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