Ricardo Villalobos sigla un fantastico finale di stagione per Uncode.

Link, Bologna - 10.05.2019

janine
Tempo di lettura: 2' min
14 May 2019
Gallery, Review 4 U
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Il finale di stagione targato Link è stato un susseguirsi di sorprese

Non ultima la chiusura delle feste Uncode con uno dei nomi più iconici nel mondo del clubbing degli ultimi 20 anni: Ricardo Villalobos

 

Arriviamo al locale poco dopo la mezzanotte, la pioggia ci ha risparmiato, ad accoglierci in b2b da Berlino, Dana Ruh e Dorian Paic (entrambi di casa al celebre Cocoon Amnesia di Sven Vath). Il locale è ancora poco affollato, l’atmosfera rilassata. Non si può non notare la confidenza che caratterizza il loro set. Regna l’equilibrio, quando (spesso) Dana Ruh cerca di spingere sull’acceleratore, Dorian Paic riporta il set sui binari della compostezza. Se a qualcuno sarà sembrato raffinato ad altri potrebbe essere parso fin troppo controllato. Di certo, è stato un morbido tappeto sul quale accomodarsi in attesa del Rey. Ore 3:00: tocca a Ricardo Villalobos o meglio dovrebbe, perché l’imprevedibilità fa parte della sua natura (e in fondo non erano passate che 24 ore dalla data annullata al Goa di Roma).

Passano dunque i minuti, l’attesa serpeggia tra il pubblico, mentre Dana Ruh e Dorian Paic proseguono, lasciando adesso da parte le atmosfere ovattate delle prime due ore, pur senza mai dare veramente il via alla festa. L’attesa tramuta in trepidazione. La trepidazione sembra volgere al malumore quando, poco dopo le 4:00, Ricardo Villalobos sale al timone.

(continua sotto)

Quasi come a voler farsi perdonare non si perde in convenevoli e inizia ad incalzare con un set prettamente techno con sfumature acid. Il cambio di passo è molto evidente, unico punto che si può obiettare è come i colpi di estro che solitamente lo contraddistinguono sia come dj che come producer siano rari all’inizio di questo set tanto atteso. La pista, ora assai gremita, ci mette un po’ a lasciarsi trasportare. Il dj nato a Santiago del Cile è a dir poco teatrale, non fa mancare l’affetto al suo pubblico e al di là di ogni aspetto puramente tecnico riesce ad essere coinvolgente. Su un classico come “Never Grow Old” di Floorplan aka Robert Hood anche gli scettici si lasciano andare.

Inizia a scorgersi l’alba, quasi come una naturale conseguenza il set abbandona i territori più oscuri e Ricardo finalmente può dare sfogo alla propria immaginazione, sembra quasi non dover più lasciare il suo posto dietro la console, mentre fluttua da un lato all’altro del palco. Sono quasi le 7:00 quando la luce del sole invade la pista, la “finestra” alle sue spalle si apre e capiamo che è giunto il momento di fare ritorno verso casa.

E adesso non resta che ricaricare le pile, l’estate è alle porte e altre feste arriveranno presto.

Nel frattempo, godetevi la playlist che abbiamo realizzato con le chicche suonate da El Rey venerdì scorso al Link.

Words: Mirko Stefanucci
Photo: Janine Billy

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