Due, nessuno e centomila
Una realtà non c’è stata data e non c’è, ma dobbiamo crearcela noi se vogliamo partecipare, esistere, essere.
Non sarà mai una realtà unica per tutti, una realtà infinita e categorica, ma sarà sempre in continuo mutamento e differente sostanza. La facoltà d’illuderci è così lecita da diventare un qualcosa di commestibile e possibilmente digeribile ogni giorno.
Da un lato la certezza dell’incertezza ci sostiene, dall’altro ci abbatte precipitosamente. E la vita, gli eventi che susseguono l’uno rincorrendo il prossimo non finiscono domani, non si concludono perentoriamente la mattina.
La realtà che si concepisce attraverso le parole, il tentativo della comunicazione sono solo semplici mezzi diretti all’interesse del singolo di diffondere la propria visione della consistenza, di ciò che ci circonda.
Il realismo fantastico di cui è padrone il teatro non ha simili. Tutto ciò che non si può immaginare diventa necessariamente materiale. E’ naturale che inganni e disinganni, sofferenze e gioie, speranze e desideri ci appaiano transitori, di passaggio, alcune volte inutili.
James Holden e Tom Page hanno saputo creare quell’incertezza, quell’ombra, quel limbo così fluido da rendere tutto definitivo. In centomila modi sentiamo e percepiamo ed è proprio in questi modi con cui si è aperta la nuova e settima stagione del roBOt Festival.
F.
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