Awefekt, nuovo arrivo da 37d03d – a collettive of people.

Di come suona un disco quando gli dei scendono dall'Olimpo per cambiare il sistema musica

elena-bertelli
Tempo di lettura: 3' min
14 January 2019
Review 4 U
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Tra le prime e – per quanto mi riguarda – più ascoltate, uscite del 2019 c’è il debutto di Awefekt, progetto nato in seno a37d03d, il collettivo stellare di Justin Vernon e compagnia cantante.

Awefekt è un quartetto formato da Trever Hagen, Jeremy Black, Trevor Brooks e Andrew Fitzpatrick, che l’11 gennaio hanno pubblicato l’album omonimo: 8 tracce di elettronica sperimentale analogica.

Prendetevi il tempo, 30 minuti o poco più, per un ascolto attento, dalla prima all’ultima traccia, in ordine e senza soluzione di continuità. Ci sono molte cose dentro, cassa dritta per cominciare nell’atmosfera cupa e incalzante di I’m not doing this for you  che si interrompe per farci prendere fiato, con le schiarite delle note modulari e della voce di Naeem Juan nella terza traccia: VXMDCHP.

Da qui in poi è sempre un crescendo di ritmo e un viaggio attraverso sfumature e colori sempre nuovi, la ripresa di un cielo in time-lapse, se dovessi tradurre in immagini quanto mi suggerisce la tromba di Trever Hagen giustapposta ai beat febbrili della batteria di Jeremy e ai sinth modulari di Trevor e Andrew (anche musicista di Bon Iver).

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video di Petite Boom diretto da Ramin Aryaie

 

Ma la storia di questo nuovo album si va a inserire nella grande libreria di racconti che è il progetto collaborativo 37d03d – ci sono arrivata dopo un po’, è la parola ‘PEOLPE’ scritta al contrario – nato da un’idea di Justin Vernon (di cui vi abbiamo parlato recentemente per via del nuovo progetto Big Red Machine e noto ai più per essere la mente di Bon Iver) e dei fratelli Aaron e Bryce Dessner (The National).

37d03d è il marchio che identifica un collettivo attorno al quale, negli ultimi anni, sono nate produzioni, eventi musicali (tra tutti il festival berlinese People), jam session e, appunto, storie musicali, spesso legate a una traccia o a un incontro spontaneo, raccontate tra le pagine del sito web del progetto, che è anche una radio gratuita.

Scorrendo la voce del menù “People” di 37d03d troverete forse nomi che non vi diranno un granché, perché si tratta, nella maggior parte dei casi, di musicisti di grandi band che spesso faticano a emergere singolarmente. Ma, letti tutti insieme in un lungo elenco tra cui spuntano Zach Condon (Beirut), Damien Rice, Sufjan Stevens, Fabrizio Moretti (The Strokes), Erlend Øye e Eirik Glambek (Kings of convenience) danno l’idea di quello che potrei definire il mio personale Olimpo della musica.

E non c’è Olimpo senza Zeus: tra i contributor di 37d03d compare anche Leonard Cohen, citato come autore di Memories, riarrangiata e cantata da Matt Berninger e Sufjan Stevens, come regalo di nozze per Bryce Dessner (the National) e la moglie Pauline nell’agosto del 2016, proprio pochi mesi prima della morte di Cohen.

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Un bagno di sentimentalismo che se vi lascia indifferenti siete brutte persone; solo un esempio delle tante cose incredibili che possono capitare dentro a questo universo liquido che si definisce attorno a “persone che mettono le cose sotto sopra“, “un gruppo di artisti in costante crescita, che crea liberamente e liberamente condivide con il resto del mondo le proprie creazioni, nato da un desiderio di mettere in piedi uno spazio indipendente di lavoro ed espressione collaborativo, spontaneo, al riparo da distrazioni futili e obsolete.”

Cosa mi convince e mi coinvolge di questo progetto, oltre agli ascolti che offre? Il fatto che rappresenti non solo una possibile alternativa a piattaforme come Spotify, in termini di una diversa filosofia di consumo musicale, ma, soprattutto, un diverso processo creativo, libero dai dettami delle label e dal dispotismo manageriale, basato sull’apertura a tutte le possibili collaborazioni e sul mostrare tutto il percorso che conduce al prodotto finale, gratuito e accessibile a chiunque voglia registrarsi alla piattaforma. Un monte Olimpo da cui gli dei sono scesi, a pensarci bene.

Ma come è possibile? Come può stare in piedi un sistema del genere? Da quanto si può capire in rete, i finanziamenti provengono dalle donazioni che i subscriber possono versare direttamente sul sito, anche sotto forma di abbonamento mensile, e dai proventi del festival – per il quale nessuno degli oltre 150 artisti partecipanti percepisce un compenso – interamente reinvestiti nel progetto.

Se questo è un sogno non svegliatemi. Non sappiamo quanto durerà, ma il fatto che a qualche anno dalla sua nascita 37d03d continui a crescere e goda di buona salute ci fa ben sperare. Stiamo a vedere, intanto godiamoci il presente, con un’ottima colonna sonora per iniziare l’anno con il piede giusto.

 

Elena Bertelli

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