L’inverno si scalda: dopo l’uscita di Big Red Machine, Justin Vernon porta Bon Iver in Italia

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
20 November 2018
News, Review 4 U, Save The Date

È sulla bocca di tutti ed è la notizia più bella della settimana: Justin Vernon riporta Bon Iver a suonare dal vivo in Italia, il prossimo 17 luglio. Ma non basta, perché il luogo sarà di quelli che concorrono a rendere un live indimenticabile: il Castello Scaligero di Villa Franca.

Il nome era già uscito da un po’ nelle line up di Mad Cool e All Point East e in moltissimi stavano incrociando le dita per una tappa italiana… Mentre attendiamo con ansia il 23 novembre, data dell’uscita dei biglietti, ci riascoltiamo l’ultimo regalo che Justin Vernon ha fatto a tutti i suoi fan lo scorso 31 agosto: l’uscita dell’album Big Red Machine che dà anche il nome al progetto, realizzato, insieme ad Aaron Dessner dei The National. Di questo curioso incontro e della nascita dell’LP – che in qualche modo era stato anticipato nel lontano 2009 con una traccia della coppia inedita in Dark Was the Night – ci parla Giulio Bonazzi in una review che contribuisce a scaldarci il cuore in questa fredda giornata invernale, pregustandoci il grande ritorno di Bon Iver dopo anni di assenza.

Antefatto e personaggi principali: Justin Vernon è la mente dietro Bon Iver, Aaron Dessner è il chitarrista (nonché compositore principale) dei The National e produttore musicale (Frightened Rabbit, Lisa Hannigan, Local Natives).

Nel 2007/8 I due iniziano a mandarsi demo, idee, spunti, melodie e beat. Fast forward 2018, ecco a voi Big Red Machine.

Nato sull’onda dello spirito collaborativo del collettivo PEOPLE che da un paio d’anni invade  Berlino con le sue performance (sarebbe meglio dire workshop), il progetto BRM, ci tengono a precisare, non è un risultato finito, ma un flusso di improvvisazione che non ha come scopo la forma canzone classica, bensì mettere l’ascoltatore al centro di tutto quel lavoro creativo che precede il disco finito.

Bene. Per i comuni mortali questo potrebbe significate demo registrate su note vocali, field recordings, vocalizzi sotto la doccia.

Qui invece si parla di un prodotto superiore che incarna tutta la follia lirico-compositiva di Vernon (“We met up like a ski team” -insieme ai suoi falsetti, le divagazioni elettroniche post “20/20”) e la mescola con la sapienza pop/americana di Dessner. Il risultato é si a volte incompleto e a volte trascinato, ma ti avvolge come una coperta calda (e no, non lascia scoperti i piedi).

Ogni traccia ha una sua evoluzione precisa, prima ti stordisce con derive elettroniche glitch, poi ti culla con pianoforti e chitarre tipiche della migliore tradizione folk.

Cosí come il disco, il crescendo elettronico inizia e culmina con Air Stryp, per poi dar spazio a tracce con un’impronta piú “classica” fino a terminare con Melt -un coro ripetuto tra chitarre disorte (ehi esistono ancora!), passando per la catchy “OMDB” e la natalizia “I won’t run for it”.

Forse Vernon & Dessner si sono tolti uno o piú sassolini dalla scarpa. Forse sarà un one-off, ovvero il progetto Big Red Machine morirà con questo disco, e preso al di fuori del movimento PEOPLE potrebbe avere poco senso.

Forse. Probabilmente.

Quello che è sicuro che la comunione tra i due ha creato una luce in questo buio che è la discografia oggigiorno.

Artista: Big Red Machine
Album: Big Red Machine
Anno: 2018

 

Info biglietti: TicketOne

Save the date: Elena Bertelli

Review: Giulio Bonazzi

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