TIMESHIFT #14.01.17# Serena Butler, Lakker, Positive centre, Acronym.

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
20 January 2017
Review 4 U

15542098_1274374155963592_7248336265468332509_n

“Believe in biohacking, believe in your deepest emotions. Mix them without fear. It’s time to merge.”

Fra queste parole non c’è solo una bellissima connessione sonora (senti che melodia..).
Non è nemmeno un semplice insieme di termini “cool” volto ad accalappiarsi i consensi degli “influencer”.
Rappresentano bensì il verbo di Serena Butler, un’ artista che migra liberamente fra i confini del vero e della finzione, distruggendo mediaticamente le barriere dei sessi e dei confini geografici, sorvolando anche sui propri caratteri anagrafici e biologici.
Gennaio 2017 ha rischiato di deludere le aspettative dei “couch leader post natalizi”.
In attesa dell’ennesimo evento da evitare, probabilmente non hanno fatto altro che chiedersi se fosse stato il caso o meno di infilarsi la scarpa chiusa e presentarsi allo Zona Roveri.

In caso di dubbi, ve lo diciamo noi se ne sarebbe valsa la pena.

Per capirlo è doveroso fare uno step indietro verso lo scorso anno e riprendere da dove ci si era lasciati: Oscar Mulero, Lewis Fautzi, Blawan, Henning Baer, Boston 168, Post Scriptum, Helena Hauff, Ancient Methods, Sunil Sharpe, Black Tears, Samuel Kerridge e Reeko sono i nomi che hanno contribuito ad avviare un percorso lento ma efficace, dentro i posti più nascosti della techno e verso le avanguardie tecnologiche in campo elettronico e noise.

Superata la fase introduttiva, Timeshift, ha colpito nel segno parlando chiaramente con il suo pubblico e facendo notare come alcune teorie essenziali a parere di molti (quali avere una grande guest a serata, o chiamare il nome “facile” per incanalare più pubblico etc etc..), in realtà qui siano state sdoganate (e non senza difficoltà).

Ovvio, Bologna è la grande città, ma la techno rimane comunque una nicchia.
Soprattutto la techno mentale, raw, ossessiva, paranoica e al contempo poetica, espressiva, luccicante e immersiva come solo in pochi organizzatori hanno il coraggio di proporre.
La sintesi di una vita controtendenza insomma.
Fra i timonieri oggi troviamo solo nomi semi sconosciuti, appunto.
Dopo l’apertura affidata a Serena Butler, Lakker (solo uno dei due) ha messo in campo tutta la propria esperienza ormai decennale.
“Adoro le voci che sembrano synth e i synth che sembrano voci” diceva Dara Smith in una intervista, pare sia stato chiaro nel lasciare un segno indelebile nelle narrazioni live del duo irlandese.
Siamo nel momento in cui la prima serata del 2017 si allinea alla perfezione con tutto l’universo Timeshift che ormai sta prendendo forma.
Il ballo sfrenato e le casse in 4/4 riprendono solo dopo il termine di uno dei live più impegnativi ma meglio riusciti della stagione.
Positive Centre ha il compito difficile di ricondurre il pubblico dagli spazi infiniti di Lakker alle ritmiche danzerecce di Mike Jefford.
Acronym ne segue il passo aggiungendo quel pizzico di carattere ed estro che mancava precentemente, in un set solo vinile e gestito sotto il segno della perfezione tecnica.
A questo punto, per rispondere a chi si chiede se la serata ci sia piaciuta o meno, non ci rimane che confermare di esserci trovati davanti ad una delle situazioni più significative del 2017.

Ma se ciò accade a Gennaio, a Marzo cosa ci aspetterà?

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!