Sons Of Tiki – Apologies for Being Lost

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
16 October 2015
Review 4 U

La storia di oggi inizia in Belgio. Personalmente ho sempre pensato che fosse un po’ il Molise dell’Europa, perché ho sempre fatto molta fatica a pensare a qualche personaggio, o prodotto, che nascesse in Belgio. Leggendo un po’ su Wikipedia ho poi scoperto un sacco di cose. Tra le altre, che Anversa è una città famosa da secoli per l’arte della lavorazione dei diamanti. In questa storia, però, non si parla di diamanti né di altre cose banali, ma della sottile arte di suonare in analogico.

I maestri in questione sono un duo nato proprio nella città dei diamanti, i Sons of Tiki. Tradotto letteralmente sono i figli di Tiki, la divinità polinesiana con i grandi occhi, che rappresentava gli Dei Maori. Nella loro Bio, molto schematica, si legge che i loro lavori sono stati influenzati da artisti del calibro di Riccardo Villalobos e Gemini… e tanto basta (direi)!

Il loro ultimo lavoro esce con l’etichetta berlinese Vakant. Comprende un Ep dal titolo “Apologies for Being Lost”, ed un podcast di uno studio mix per presentare l’album (VA – Podcast N° 26).

Quest’ultimo è disponibile sul profilo Soundcloud di Vakant Record, ed è stato rilanciato il 6 ottobre.
Dura poco più di un’ora ma è davvero ben riuscito! Le sonorità sono davvero dense, ed hanno un’influenza esotica… la ciliegina sulla torta è sentire in un paio di stacchi, quando la cassa smorza, il classico noise della puntina che gira su vinile!

 

Tornando all’Ep, dura quasi 28 minuti ed è composto da 4 tracce. Le prime due che incontriamo durante l’ascolto sono “Three man attack” e “Don’t Reach Back“. In entrambe, la cosa che mi ha colpito di più è il suono pieno e rotondo che il vinile riesce a conferire anche agli effetti più metallici. Fin dall’inizio il ritmo è veloce e snello… davvero incalzante! La rotondità e la maestosità della cassa sono davvero pazzesche. In entrambi i brani si sovrappongono poi dei drums più leggeri, spesso con un ritmo sincopato rispetto alla base, che creano un’atmosfera esotica e tribale!
I due brani successivi sono dei remix dei primi due: Three man  attack(Malin Genie Remix) e Don’t Reach Back (Dorian Paic Remix). Il primo è un remix davvero particolare. Molto minimal, si sente ancora il main theme a fare da filo conduttore nei 9 minuti del brano, ma questa volta il suono caldo del vinile lascia spazio a drum machine e synth che si muovono con estrema leggiadria.
Il pezzo con cui si chiude l’ep è un remix ad opera del tedesco Dorian Paic. Tra i quattro brani del disco penso che sia quello con meno “personalità”. È il classico remix con drum machine a palla che all’inizio riesce a creare un buon mood nell’orecchio, ma sulla lunghezza totale dei 6 minuti penso sia un po’ monotono!

 

In conclusione è un Ep che si merita un 7. Promosso, certamente, ma non a pieni voti. I primi due pezzi sono davvero ben riusciti. Legano tra loro e si sente un’abilità non comune nel far girare i piatti, mentre i due remix sono un po’ dei pesci fuor d’acqua per via delle sonorità molto diverse.

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!