Sopra i tetti e dentro gli scantinati, con Massone Warehouse e Maze alla ricerca del party perfetto

elena-bertelli
Tempo di lettura: 8' min
27 March 2024
Interviste
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Massone Warehouse e Maze sono due realtà che hanno molto in comune, a partire dalla città in cui sono nate e che hanno scelto come nido, scuola e laboratorio creativo.

Prestissimo le ritroveremo insieme, in uno dei club storici di Bologna, per un appuntamento da non mancare, ci torniamo tra poco. 

Massone Warehouse è un duo composto da Francesco Naso aka Naska e Giovanni Cuoghi, in arte Bazar. Dj e animatori culturali, i loro set prendono forma dalla loro complicità, senza nascondere le differenze tra i due, toccando diversi generi, dall’house all’electro, incorporando break beat e sonorità trance. A Bologna creano le occasioni per ascoltare i migliori artisti, sia emergenti che già accreditati nel panorama musicale italiano, spesso al Kindergarten, spesso in collaborazione con Maze.

Quindi veniamo a Maze – Musica, Arte, Zone Emergenti – un collettivo costituito da architetti, illustratori, grafici, designer, selector e ricercatori nel settore delle scienze umane ambientali, che insieme hanno ideato un format primaverile, in cui la musica si fonde con una particolare dimensione di estetica urbana, un’etichetta discografica e un format invernale, appunto in collaborazione con Massone Warehouse. Tra i suoi fondatori, Gregorio Monte, aka Grem.

Qualche sera fa li abbiamo incontrati, Gregorio, Francesco e Giovanni, e abbiamo trascorso qualche ora di ottime chiacchiere immersi nella musica e nelle luci basse del loro covo bolognese. Ne è nata questa intervista a più voci. Enjoy!

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Ciao Francesco, ciao Giovanni e ciao Gregorio! Dopo le presentazioni ufficiali se non vi dispiace vi chiameremo con i vostri nomi d’arte, Naska, Bazar e Grem. Vi va di dirci chi siete, in 3 parole?

Naska: movimentato, empatico, schietto
Bazar: nostalgico, anti-eroico, maldestro!
Grem: appassionato, paranoico (un po’), riflessivo

 

Partiamo dalle origini di Massone Warehouse. Come e quando nasce questo progetto?

N: forse meglio iniziare da come ci siamo conosciuti. Giovanni abita da sempre al quarto piano di in una palazzina di via Alberto Massone, una strada tranquilla, in zona Murri. La stessa palazzina in cui 9 anni fa ho trovato la mia prima sistemazione da studente universitario e in cui vivo tuttora.

B: ci siamo visti qualche volta lungo le scale e ci beccavamo ogni tanto nei locali di Bologna, ma non ci salutavamo. Una sera a uno dei celebri Touch parties organizzati dalla crew di Beyond Common Ideas, un caro amico bellicoso trova da dire e la cosa sfocia quasi in rissa. Mentre cerco di separare i due che litigano mi accorgo che nel mio stesso ruolo, nell’altra fazione, c’è proprio il regaz che abitano al primo piano di via Massone: così nasce l’amicizia tra me e Ciccio.

N: scopriamo di avere delle cose in comune, soprattutto che ci piace mixare. Poi, nel 2020 le restrizioni e i lockdown hanno fatto il resto. Durante la pandemia abbiamo pulito e allestito il mio garage, il posto perfetto per avere una valvola di sfogo in uno dei momenti più bui e sregolati delle nostre vite. Trascorrevamo molto tempo lì, tra birrette, giradischi e cdj. Appena siamo usciti dalla zona rossa, abbiamo pensato che potesse essere divertente invitare degli amici dj che in quel periodo come tutti noi non potevano spostarsi e suonare in giro. Per noi, nella sfiga di quel momento, è stata un’opportunità. Abbiamo montato un paio di telecamere e iniziato a registrare i dj set che si potevano vedere e ascoltare su YouTube, dove sono ancora oggi.

B: i primi che abbiamo accolto sono stati i ragazzi del collettivo Beyond Common Ideas, se guardi il video di 3 anni fa, portavamo tutti le mascherine! Poi sono passati di qui, Lizard (che -fun fact – abita da queste parti e prima di trasformare il garage in Warehouse qui ci parcheggiava ogni tanto l’auto), Dj Cream, Dj Rou, Alessio Collina, Jacopo Latini, Black Loops e Brine.
In quel periodo, appena si apriva uno spiraglio tra zone rosse e zone arancioni, e si poteva uscire di casa, andavamo in giro a fare gli operai del suono per feste in case private, ce n’erano in tutta Bologna, ci siamo divertiti, anche se più di una volta sono arrivate le forze dell’ordine a spegnere la musica.

 

Quel periodo per fortuna o purtroppo ce lo siamo lasciati alle spalle, oggi voi portate la vostra musica nei club di Bologna e non solo ma, nonostante tutto, questo garage resta il vostro punto di riferimento in cui continuate a organizzare dj set e a registrare…

N: anche se è un garage ne converrete che c’è un’atmosfera intima e accogliente, ci si trascorre volentieri del tempo. Sarà perchè la maggior parte di chi fa musica ha iniziato proprio da un garage, ma a chiunque mette piede qui, la Warehouse, rievoca qualcosa di molto autentico. Ci siamo fermati per un po’ con le registrazioni ma adesso abbiamo ricominciato. Siamo un po’ lenti con i montaggi, ma presto usciranno delle belle chicchette…

B: oltre a confermare ciò che ha detto Ciccio, posso dire che il garage rappresenta per me anche un luogo di sfogo, dove più volte mi sono rifugiato, con dischi e qualche birra, in momenti difficili o di confusione. Lunga vita a queste quattro mura!

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Non posso che confermare: dovevamo vederci per una birretta dopo il lavoro ed è finita che alle 22:30 siamo ancora qui coi vinili che girano senza accorgerci del tempo che passa.
Grem, tu cosa ci puoi dire su come è nato Maze e cosa vi ha portato a esplorare nuovi luoghi “non deputati” per fare musica in città?

G: Maze è il motivo per cui sono tornato in Italia. Stavo all’estero da 6 anni, ma il covid e la possibilità di poter utilizzare l’ultimo piano del Nuovo Parcheggio Stazione in via Fioravanti, mi hanno spinto a tornare da Londra. Ora lavoro a Milano e sono felice di tornare a Bologna ogni volta che l’organizzazione di una festa ad alta quota o un’ospitata in un club cittadino lo richiede.

Maze è nato dall’opportunità di utilizzare un’area urbana all’aperto, unico nel suo genere a Bologna, il rooftop di un garage multipiano, quindi uno spazio non deputato alla musica, in un momento in cui i club erano ancora off limits, o si iniziava timidamente a rientrarci, dopo un periodo buissimo. La nostra prima festa con vista San Luca è stata il 9 maggio del 2022, e tra i dj invitati c’erano Naska e Bazar, i Massone.

Alla base di tutto c’è sempre e comunque il djing e la passione comune per la musica che, nel tempo, ci ha portati a organizzare feste a nostra immagine e somiglianza, le cui forma e identità rispecchiano le diverse competenze che i componenti della crew mettono a disposizione del progetto.

La particolarità del luogo è un altro elemento che ci contraddistingue. Una sempre più scarsa disponibilità di locali a Bologna, che a nostro avviso sconta una mancanza di luoghi in cui una crew come la nostra possa realizzare progetti sostenibili e interessanti, ci ha portati a cercare un dialogo con le istituzioni locali e a orientarci verso una soluzione temporanea come il Nuovo Parcheggio Stazione.
Questa particolare dimensione effimera e transitoria secondo me ci consente di mantenere alto l’interesse del pubblico e coinvolgerlo. E poi non avere una sede stabile ci spinge a restare sempre in moto, ad avere maggiore spinta al cambiamento.

Dalla primavera del 2022 non abbiamo mai smesso di organizzarne a cadenza regolare, ne avete parlato anche voi. La prossima sarà interamente alla luce del sole: il 20 aprile dalle 15 a mezzanotte, saranno nostri ospiti Jhobei e Oliver.r della label londinese Bizarre Trax, oltre a Umberto 320KB e Teorex. Ci vediamo lì?

 

Assolutamente sì, anche se ci vedremo sicuramente prima, perchè c’è un altro appuntamento importante a cui state lavorando tutti insieme, Massone + Maze, vogliamo ricordare ai nostri lettori di cosa si tratta?

Venerdì 5 aprile il closing party di questa stagione del Kindergarten è affidata proprio a Maze e Massone. Abbiamo messo insieme alcuni ospiti di cui andiamo molto orgogliosi.

Partiamo dall’icona della scena romana: Marcolino, fondatore dell’etichetta Loud Enough e di Ultrasuoni, celebre record store romano, anche grazie alla sua storica residenza al Goa Club è un punto di riferimento per il clubbing italiano.

Poi ci sarà Kika, dj italiana trasferitasi nel 2018 a Berlino, città in cui ha portato la sua idea di party in club del calibro di Club der Visionaere e Hoppetosse. Il warm up è affidato a Grem, ma, per riscaldare bene i motori, abbiamo anche previsto un pre-party dagli amici di Orange block, realtà neo-nata ma dalle intenzioni ed energie già chiarissime: dischi dalle 18 in pieno centro storico, in via Cartoleria 15.

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E poi? si va verso l’estate, che piani avete? Dove potremo seguirvi?

G: la stagione di Maze al Nuovo Parcheggio Stazione ci vedrà impegnati una volta al mese fino a ottobre, ma stiamo anche organizzando date in Europa, che ci vedranno impegnati dietro la console: ci sposteremo tra la Francia, Berlino, Roma, Londra… Potete seguirci su Instagram e ascoltarci su Soundcloud.

N: sicuramente saremo un po’ in giro a suonare! Io come componente del collettivo Terra Sonora sto collaborando all’organizzazione di una residenza estiva a Favignana e a un evento siciliano, che coinvolgerà anche Massone e Maze, insieme ad altri collettivi italiani.

Molto probabilmente poi ripeteremo il format della rassegna cinematografica estiva a tema clubbing, l’esperimento iniziato l’estate scorsa sui colli bolognesi ci ha dato molta soddisfazione. Qui potete restare aggiornati su tutte le novità.

 

Lavorate spesso insieme per una proposta musicale condivisa, in cosa consiste questo sodalizio e cosa avete in comune?

B: il processo di direzione artistica e selezione degli ospiti dei nostri party è molto stimolante. Nonostante ci sia tra noi un gusto musicale condiviso, ognuno presenta sia ai dischi che all’ascolto sfumature personali e differenti dall’altro. Per questo, la proposta artistica è condivisa ma personale allo stesso tempo.

N: siamo accomunati dalla stessa passione e condividiamo una visione generale, sicuramente questo ci ha spinto a collaborare per due stagioni. Avere dei gusti simili ma che si differenziano sotto alcuni aspetti fa sì che la proposta artistica non rimanga statica su un unico filone musicale ma bensì vari e tocchi le diverse sfaccettature dei generi che più ci rappresentano.

 

Torniamo a parlare un po’ di voi, presi come entità singole, vorrei sapere qual è il disco che vi ha cambiato la vita.

N: è una domanda difficilissima, dobbiamo restare nell’ambito dell’elettronica?

Non necessariamente, tutta la musica vale e anche l’elettronica vive di contaminazioni.

N: ti risponderò con un brano del Maestro: No time no space, in Mondi lontanissimi.
Durante i primi due mesi di pandemia che ho passato in una casetta al mare a San Vito Lo Capo, il mio amico Giuseppe la metteva ogni mattina… I suoni ed il significato di questa traccia mi hanno davvero segnato!

B: per me è un disco di Caribou, Your love will set you free. Lo ricordo suonato ad un Touch party in Via Calzoni, ero piccolo, ascoltavo Loco Dice e giravo in Scarabeo 50. Sentirlo in quell’atmosfera fumosa e scura mi ha aperto un mondo.

G: vado un po’ indietro nel tempo: Some polyphony di Petter, ve la ricordate?

 

E un set dopo il quale non vi siete mai più sentiti gli stessi?

N: penso che sarete d’accordo con me sul fatto che Jane Fitz, all’alba alle pendici dell’Etna durante l’ultima edizione di Opera Festival sia stato qualcosa di magico e irripetibile. Non capita tutti i giorni di ascoltare quel tipo di dischi guardando dall’alto il sole che sbuca dal mare…

Assolutamente sì, ricordo che il giorno dopo eravamo tutti convinti che ci avesse fatto una stregoneria. Credo che quel set ce lo ricorderemo a lungo, ne abbiamo parlato anche qui.

B: parlando di eventi bolognesi, ricordo Moodymann al Link qualche anno fa. Appena varcata la soglia del locale, sentii che nell’impianto suonava Johnny Come Home dei Fine Young Cannibals, e mi sono sentito a casa.

G: Unai Trotti, Cartulis Day al Fold, Londra, 26 gennaio 2019.

 

Infine, una domanda che rubo a Domenico, il capo dei capi delle interviste qui su Polpetta Mag: i nostri lettori vorrebbero sapere la vostra pizza preferita

N: sicuramente la “rianata”, una pizza tipica trapanese a base di pomodorini, origano, acciughe, aglio e pecorino… provatela se passate da lì!
B: salsiccia e friarielli, senza tanti fronzoli!
G: senza esitazioni, speck, rucola e grana

 

Ora vi lascio, che so che dovete partire perchè alle 8 di domattina sarete in console da qualche parte in Umbria. Grazie di questa bella chiacchierata, ci rivediamo prestissimo, il 5 aprile al Kindergarten (i biglietti a 5€ + d.p. sono su Dice!).

Sapevi che negli anni abbiamo intervistato un sacco di gente del mondo della musica? Qui trovi tutte le nostre interviste!

Ph. Riccardo Giori 

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