Recall: molto più di un party. Intervista al fondatore Umberto Milanesio

domenico
Tempo di lettura: 5' min
6 April 2023
Interviste
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Nato a Torino nel 2015 Recall è un brand di intrattenimento musicale elettronico, che ha l’obiettivo di costruire una community di persone ed artisti che condividono la passione per la musica elettronica live e la cultura underground. Una “casetta” come logo che richiama il luogo ideale dove incontrarsi e vivere un’esperienza collettiva basata sulla musica elettronica.

Attraverso i nostri eventi e la nostra filosofia, vogliamo aumentare la consapevolezza che anche la musica elettronica è cultura, e non va solamente vista come svago fine a se stesso”, questo è il messaggio che Umberto Milanesio – uno dei fondatori del party e del brand – vuole che arrivi ai lettori.

Ciao Umberto partiamo dalle origini di Recall, come e quando nasce questo progetto e chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Tutto ebbe inizio verso la fine del 2015: era un periodo durante il quale ero molto concentrato nello sviluppare ed evolvere le sonorità del mio progetto musicale HolyU, ricercando nuovi stimoli, influenze ed obiettivi. Assieme ai miei due amici e colleghi Andrea e Lorenzo, rispettivamente uno dei miei “maestri” musicali e il mio socio di una piccola etichetta indipendente fondata nel periodo liceale, stabilimmo che era necessario creare una nuova realtà. L’obiettivo era poter esprimere quello che per noi significava “una community di persone ed artisti appassionati di musica elettronica”.
Da quel momento in avanti, ci impegnammo quotidianamente a studiare e disegnare quelle che sarebbero poi state le basi di Recall: filosofia, valori, immagine, messaggio. Insomma, volevamo creare un vero e proprio brand musicale. Fino ad arrivare alla progettazione ed organizzazione del nostro primo evento a Torino il 21 maggio 2016 al Life Club: Recall .001. Da lì, personalmente, iniziò un’avventura che fino ad oggi ha saputo colmare tanti miei desideri, anzi, di cui mi sono profondamente innamorato.
Come in ogni progetto, soprattutto se si tratta di 7 anni, i compagni di viaggio sono stati diversi, ma al tempo stesso tutti fondamentali, senza i quali Recall non sarebbe arrivata ad essere quello che è oggi giorno. Colgo quindi l’occasione per dire grazie a tutti coloro che hanno fatto parte di questo viaggio, dal profondo del mio cuore.

Recall è un progetto ben definito, non solo musica, ma un vero e proprio brand con una propria identità. C’è in voi quel concetto di “club culture” degli arbori, quando ai clubbers non interessava il nome di chi suonava ma chi organizzava perché sapevano l’ambiente che avrebbero trovato (della serie “il party prima di tutto”)?

Quando mi chiedono che cos’è il nostro progetto parto esattamente dalle stesse parole che hai scritto tu Domenico: non ho mai definito Recall come un’organizzazione di eventi, bensì un brand a 360° che propone contenuti e progetti in cui la musica elettronica ne è il focus.
Come dicevo prima, il progetto nasce dal desiderio di esprimersi come artisti attraverso un messaggio ben definito. Questo ci ha portato a puntare tanto su noi stessi, con l’obiettivo di creare una base la più solida possibile che permettesse una riconoscibilità fin da subito. Ovviamente, per crescere e svilupparci abbiamo collaborato con tanti artisti della scena che ci hanno permesso di consolidare ancora di giù la nostra direzione musicale ed artistica.
Devo ammettere che questo tema è uno dei più importanti motivi d’orgoglio per noi: le persone partecipano a Recall perché sanno la musica che ascolteranno e l’atmosfera che vivranno.
Due piccoli indizi: il nome “Recall” proprio perché volevamo richiamare la cultura del clubbing; il logo raffigurante la casetta perché è il luogo ideale dove la community si può riunire (sotto lo stesso tetto).

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Due anni di pandemia sono stati un duro colpo per tutta la scena musicale, quale è stata la vostra risposta e come vi siete reinventati per sopravvivere?

Il periodo pandemico è stato per noi un momento topico del nostro percorso: è proprio la natura del brand quella che ci ha permesso di progredire al posto che regredire durante un frangente così complicato e doloroso per tutti. Abbiamo avuto l’occasione di sviluppare due importanti progetti digitali, ‘Connects’ e ‘Moments’, che ci hanno concesso di iniziare la contaminazione del brand con tante realtà istituzionali e artistiche, tra cui musei, gallerie d’arte, luoghi storici, corporate etc. È stato comunque un periodo di tanti sforzi, investimenti e lavoro, ma il bilancio devo ammettere che è stato molto positivo a mio parere. Registrare performance musicali nei luoghi simbolo del patrimonio culturale e paesaggistico italiano ci ha fatto vivere delle esperienze uniche ed irripetibili (e soprattutto ci ha permesso di non rimanere fermi a casa! ahah).

Torino le vostre radici, ma anche itineranti per il nostro bel paese: cosa vi portate della vostra città e cosa cercate quando organizzate un party in trasferta?

Torino è casa nostra ed è la città che ci ha consacrato. Rimarrà per sempre la nostra base, ma come hai ben detto, ormai dal 2019, abbiamo esplorato altre città italiane, europee e non solo, cercando di diffondere il nostro verbo. Milano, Venezia, Parigi, New York, San Francisco sono tra le città che abbiamo esplorato nel nostro viaggio, e abbiamo in programma nuove esperienze in Inghilterra, Spagna, Grecia.
A Torino, la nostra grande forza è stata la creazione di una fan-base molto fidelizzata che si sente parte di una famiglia. Questo è anche l’obiettivo per le altre città: vorrei che pian piano ci fossero fan- base autosufficienti nei luoghi in cui saremo presenti. Sarebbe un sogno per me vedere le nostre othervibes diffuse in giro per il mondo!

Ci parli un po’ della scelta delle vostre location, cosa deve avere una venue per essere adatta ad un evento Recall?

Siamo nati nella scena del clubbing, ma già dopo due anni dalla fondazione abbiamo creato dei format che ci permettessero di esplorare anche nuovi contesti tra cui castelli, ville e luoghi che possiamo definire più unconventional per il settore. Non ci sono dei requisiti specifici, se non l’unicità e l’effetto sorpresa che può dare ai nostri Recaller. Il nostro obiettivo è far vivere alle persone un’experience musicale e visiva di alto livello, oltre a tutti i servizi che proponiamo all’interno degli eventi.
Essendo tra l’altro laureato in Architettura, la sfida è quella di interagire il più possibile con la cornice in cui siamo, sfruttandone i valori e gli elementi caratteristici, seppur rispettando il luogo.

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Pochi pensano che organizzare un evento non è solo divertimento, ma anche rischio d’impresa. Quali sono i rischi che si corrono nell’organizzare un party?

Corretto. Recall è un progetto musicale, ma al tempo stesso un’azienda. Nei nostri eventi noi curiamo praticamente il 100% di tutte le componenti: dagli aspetti più artistici a quelli più tecnici. Questa esperienza e know-how ci ha permesso di saper organizzare eventi bene o male ovunque. L’unica cosa che ci può fermare è l’indisposizione da parte delle location ad organizzare un evento musicale simile al nostro (ahahah). Fortunatamente però stanno man mano diminuendo le persone che pensano che un progetto di musica elettronica come il nostro sia avvolto in una sfera negativa e poco sana. Questa è un’altra mission che ci siamo posti fin dall’inizio: attraverso i nostri eventi e la nostra filosofia, vogliamo aumentare la consapevolezza che anche la musica elettronica è cultura, e non va solamente vista come svago fine a se stesso. Speriamo che il nostro settore sia sempre più sensibilizzato e capito.

Quali sono i prossimi appuntamenti di Recall?

Ve ne anticipo uno di cui sono molto ansioso: Venezia a fine aprile in una Chiesa sconsacrata con un duo artistico veramente speciale. Ci vediamo lì!

Ci racconti dell’evento Recall che ti ha lasciato il segno.

Troppo difficile come domanda. Fortunatamente posso dire che a modo suo, ogni evento è stato speciale per me!

Grazie per il tempo che ci hai dedicato e della chiacchierata, con la speranza di vederci presto in qualche dance floor, ti lascio con la mia domanda conclusiva di rito: la tua pizza preferita?

Pizza al padellino! Credo che solo i torinesi la conosceranno però…
Permettimi di ringraziare velocemente tutti i membri del mio team attuale e passato: ripeto, senza di voi nulla sarebbe possibile.

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Foto di Karolina Langolf

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