La consapevolezza è non mentire a se stessi.
Accorgersi delle evoluzioni, dei cambiamenti, di quello che ci succede intorno. La consapevolezza è quello stato d’animo che ci porta ad osservare la musica.
Osservare chi la balla e come la balla, perché ad un certo punto sei consapevole che l’osservazione prende il posto dell’ascolto.
La consapevolezza è rendersi conto che le cose belle restano nel tempo, perché c’erano prima, le vedi e le senti adesso.
Nei sei consapevole, lo percepisci.
Che il tempo stia passando anche per me è un dato di fatto, un qualcosa di oggettivo che descritto così lascia il tempo che trova (e che passa).
Invece essere consapevole del mio tempo che sta passando vuol dire che c’è stato un vissuto, che ci sono dei ricordi, che c’è della musica che passa, torna e resta.
Sono consapevole del fatto che ora preferisco il giorno alla notte, perché la notte l’ho sempre vissuta, accarezzata, domata.
Consapevole che in mezzo a tanta gente, a tanta nuova gente mi piace osservare le nuove generazioni, nuovi soggetti, nuovi clubbers, nuove forme di espressione e comunicazione del corpo e lo faccio perché prima io ero l’osservato.
Sono consapevole dei luoghi di musica che hanno avuto sempre una funzione importante, sono contenitori, luoghi di aggregazione, di scoperta e trasgressione.
Resto convinto e consapevole che l’Oval Space sia una delle migliori realtà londinesi per location, impianto, programmazione artistica e colpo d’occhio.
Di Laurent Garnier sono consapevole e basta.
Consapevole che chi osservo mentre balla dentro quel contenitore è sulla strada giusta!
Cos’altro potrei aggiungere parlando di chi è consapevole dei propri mezzi, della propria musica, lui che ha sempre osato?
Nulla…tanto si finisce sempre con un uomo con la faccia rossa!
E anche questa è una consapevolezza!
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