Io e Palmieri è un gruppo musicale synth pop italiano formatosi a Napoli nel 2020, composto da Luca Giordano, polistrumentista, arrangiatore e producer, e la cantante nonchè autrice dei brani Ilaria Palmieri. Attivi sulla scena elettronica dal 2010, vantano numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale tra cui Barbara Tucker, Kevin Yost, Claudio Coccoluto, Riva Starr, Osunlade, Disclosure, Osh, Duane Harden, Solomun, e altri ancora che non vi staremo ad elencare, ma non di certo non per minore importanza. Passi uscito il 25 novembre 2022 è il primo singolo inedito in una doppia versione: l’original mix e il remix di Deborah De Luca.
Dal 31 gennaio 2025 è invece già disponibile il brano Futura, e da come ce l’hanno raccontata è andata così: Ilaria Palmieri ha iniziato a cantare il ritornello del celebre brano di Lucio Dalla sul remix di Musumeci di Tocci Touch, original mix di Enzo Elia. Poi Luca ha lavorato la produzione creando una nuova armonia per le strofe. Il brano è a tutti gli effetti una cover su un remix di un altro brano completamente differente dall’originale di Dalla, perché a detta loro la musica d’autore si adatta e si rinnova senza compromessi, senza piegarsi mai alle mode e allo scorrere del tempo, come un futuro remoto in cui gli opposti coesistono.
Ciao ragazzi, partiamo con le presentazioni: chi sono Io e Palmieri?
ILARIA: “Io” è Luca Giordano – polistrumentista, arrangiatore e producer. “Palmieri” è Ilaria Palmieri, cantante e autrice dei brani. La “e” invece rappresenta la sintesi ispiratrice e modellante della nostra visione, la coesistenza tra vecchio e nuovo, tra analogico e digitale.
Quale è stato il vostro primo approccio alla musica?
ILARIA: Per una cantante è un po’ più semplice. La voce te la porti sempre dietro. E io canto da quando ne ho facoltà. Cantavo continuamente. Ma ho iniziato ad esibirmi dal vivo a 19 anni, relativamente tardi. Perché era il mio sogno, ma mi sembrava irrealizzabile l’idea di “fare la cantante” tanto quanto quella di fare l’astronauta o il supereroe. Poi mi chiesero di cantare in una band e da allora ho iniziato a studiare. Tutti mi dicevano che fare musica per lavoro è difficile, soprattutto in Italia. Ma mi sembrava molto più difficile vivere senza fare musica.
LUCA: Ho cominciato da piccolissimo a suonare la chitarra, ma non mi sono mai sentito a mio agio con la definizione di “chitarrista”. La curiosità per la musica mi ha spinto ad esplorare sempre, sia gli strumenti, sia le regole, ma soprattutto le culture che sono alla base dei generi.
Napoli: una città in continuo fermento musicale, un vulcano passionale dove ogni singolo vicolo può dare inspirazione. Quale è il vostro legame con la città? Da quale artista partenopeo vi sentite influenzati ?
ILARIA: Io sono nata in provincia. Ho iniziato a vivere Napoli in maniera più viscerale frequentando la Facoltà di Lettere. All’inizio mi sorprendeva l’estrema vicinanza in termini di chilometri e l’assurda differenza tra casa mia e Napoli. Napoli è un micro universo. I napoletani sono di una disponibilità emotiva incredibile. Non so se è perché questa città vive sotto un vulcano o vicino al mare, ma l’unicità di Napoli non è solo leggenda. È innegabile. E oggi lo sa tutto il mondo. De Crescenzo, Pino Daniele, la scena rap napoletana degli anni 90 hanno profondamente condizionato il mio modo di vedere la musica. Ma ce ne manca sicuramente qualcuno.
LUCA: Un legame profondo, con la città più che con la musica. Il mio background affonda maggiormente le radici nell’underground e nella scena elettronica. Una scena che è sempre stata piuttosto vivace a Napoli, ma in continuo mutamento e non legata ai clichè che potremmo aspettarci.
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I vostri background sono fatti di studi musicali, anni di gavetta e tante esibizioni live. Ad un certo punto arriva la musica elettronica ed i synth. Come è stato questo passaggio?
ILARIA: In realtà non è stato un passaggio. Tutto cammina di pari passo, parallelamente. Ovviamente la tecnologia che evolve offre molte più possibilità. A me piace la musica che non si toglie dalla testa. E non intendo i tormentoni. Intendo quella che sembra parlare direttamente di te o a te, quella che ti cambia l’umore e indovina chi sei. Alcuni stati d’animo hanno bisogno di silenzi, pause e strumenti acustici, altri richiedono energie differenti che solo l’elettronica riesce a tradurre, a mio avviso.
LUCA: Da chitarrista elettrico ho sempre modificato il segnale per tirare fuori dei suoni diversi da quelli della chitarra. Dal punto di vista filosofico credo che un synth sia “reale” quanto un violino:entrambi sono strumenti fatti dall’uomo per esplorare nuovi territori sonori.
Come è esibirsi live quando bisogna incastrare voce, strumenti e giradischi ?
ILARIA: Meraviglioso ma complicato.
LUCA: Un casino! Nel caso della nostra visione, la console entra in partitura come qualunque altro strumento. L’interplay deve essere totale, ma nei nostri live tutto deve essere indirizzato al dancefloor: contenuti emotivi ed artistici, spesso improvvisati, ma che devono far muovere le persone.
Il social network strumento oramai indispensabile nella vita di ogni artista e vetrina per tanti giovani talenti. Quale è il vostro rapporto con i social, che uso ne fate e che importanza gli date?
ILARIA: A questa domanda, mi è venuta in mente una frase di una canzone di Willie Peyote “lo chiami futuro, ma è solo progresso”. Non sono brava ad usare i social, almeno non senza farmi usare da loro. Ne intuisco il potenziale, l’annullamento delle distanze e la velocità, ma ho la sensazione che nelle pagine di questi mega centri commerciali online siamo tutti convinti di essere i “venditori” anche se in effetti continuiamo a comprare. Compriamo contenuti, trand, idee, modi di dire temporanei e questo, per dirla giovane, “mi killa un pó le vibes”…
LUCA: Spesso mi divertono, a volte mi annoiano e raramente mi stupiscono. Ma non mi dite che un artista è bravo perché ha tanti follower perché mi incazzo!
Parliamo di “Passi”, un testo intrigante, una melodia rilassante che quasi ti coccola ed una delicatissima voce di Ilaria. Come nasce questa produzione e quanto di personale c’è? Ma alla fine è “passato”?!
ILARIA: Io credo che le canzoni esistano già. Devi solo avere la fortuna e la pazienza di ascoltarle. “Passi” è nata tutta d’un fiato. Melodia e testo. L’ho registrata su una nota audio del telefono per non dimenticarla. A quel punto avevo una bella canzone piano e voce. Nuda. E poi l’ho fatta ascoltare a Luca che ha fatto una magia. A differenza dei miei cinque minuti di sforzo creativo, Luca ha passato giornate e nottate intere in studio con minuziosa, anzi maniacale, dedizione per farla diventare la “Passi” che è adesso.Poi è arrivato l’uragano Deborah De Luca che ha regalato a Passi un vestito nuovo e le ha fatto fare il giro del mondo.
Alla fine è passato? No. Il pezzo sembra parlare di una storia che è finita e che non passa, ma in realtà l’ho scritto in un momento di grande felicità personale e soprattutto sentimentale. Quando sono felice e me ne accorgo, mi terrorizza l’idea di perdere quella felicità. Quindi il mio cervello ha immaginato la fine di quella storia e ha reagito con Passi. La storia è quella mia e di Luca, che da settembre è mio marito. Non penso che passerà mai, o almeno me lo auguro.
LUCA: “Passi” nasce da una nota vocale in cui Ilaria suona e canta. Testo e melodia non hanno subito alcuna modifica rispetto a quella prima versione. Abbiamo fatto la prima versione riprendendo la voce al volo su una batteria campionata con solo tre pezzi: cassa, un hihat piccolissimo e uno snare. Ho suonato un basso con un Moog Subsequent ed ho fatto degli archi con una juno. Poi il Covid ha congelato tutto. Ma era successo che il pezzo (in una versione senza né mix né master) ha iniziato a girare nelle console di Napoli grazie alla dedizione ed all’amore che Mario Bianco gli ha dedicato. Lo cantavano tutti, ma non era ancora disponibile da nessuna parte. Durante i 2 anni di Covid ho passato centinaia di ore a cercare un sound per migliorarlo, per completarlo, per farlo uscire. La versione che sentite oggi, però, è la prima versione.
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Come è stato esibirsi a New York? In una location direi abbastanza suggestiva!
ILARIA: Surreale. Mi sono accorta realmente che era tutto vero solo riguardando i video. Quando racconto questa cosa la gente non mi crede, ma ero talmente concentrata e intenzionata a dare il massimo da non essere affatto tesa. Ero sicura, calma. Anzi non capivo l’agitazione di Luca. Ho realizzato solo quando sono scesa dal palco. Ho vissuto tutto di nuovo, l’emozione di Luca e di tutti gli artisti presenti, la commozione di Deborah che finalmente stava presentando il suo album a Time Square, nel centro del mondo. E allora ho vissuto i 5 minuti di panico e felicità più lunghi di sempre. Avevo appena cantato a New York, e non una cover in americano, ma una canzone nostra in italiano. Incredibile.
LUCA: Pazzesco. Suonare un proprio brano a Time Square è stato pazzesco.
Nel futuro vedo “Futura” (scusate il gioco di parole), una bella responsabilità cantare Lucio Dalla. Come nasce questo progetto e chi ne fa parte?
ILARIA: È andata così. Eravamo in studio io, Luca Giordano e Mario Bianco per preparare un live dj set che avremmo fatto a Bologna di li a poco. È partito il remix di Musumeci di Tocci Touch, original mix di Enzo Elia. Forse è stata Bologna, città natale di Dalla, ad ispirarmi…non lo so… ma ho iniziato a cantare il ritornello Futura sul pezzo. Ci stava da Dio. Mancava la strofa però. Quindi Luca, l’infaticabile, ha lavorato la produzione creando una nuova armonia per le strofe. Così il brano è a tutti gli effetti una cover su un remix di un altro brano completamente differente dall’originale di Dalla. Perché la musica d’autore si adatta e si rinnova senza compromessi, senza piegarsi mai alle mode del tempo.
Cantare Dalla è più di una responsabilità, forse è sacrilegio, ma mi consolo pensando che siamo un tramite di divulgazione per molti che non conoscono il pezzo originale. Ascoltatelo vi prego perché Lucio Dalla era un coraggioso visionario come ce ne sono pochi.
LUCA: Aggiungo solo che quando la suonammo a Bologna dai nostri amici di Studio54, i ragazzi stavano buttando giù la console! L’uscita di Futura è elettrizzante. Somethingnu è un’etichetta nuova e originale che rapidamente si sta ritagliando il suo spazio nel panorama underground. Firmare con Phunkadelica e Musumeci, due artisti che amiamo moltissimo, ci ha resi veramente felici.
Grazie per la chiacchierata ragazzi e se “passate” da Milano battete un colpo! Io le chiudo sempre con una domanda di rito, che fatta a chi viene da Napoli alza di molto le aspettative: la vostra pizza preferita?
ILARIA: Margherita se sto bene. Capricciosa se sono triste.
LUCA: Margherita! E le altre mute.
Tutte le foto dell’articolo sono per gentile concessione di Io e Palmieri
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