Carpenter Brut @ Zona Roveri – 06.03.18

gloria-soverini
Tempo di lettura: 2' min
8 March 2018
Gallery
Clicca qui per pulire l'area di disegno

I Carpenter Brut hanno inventato il modo di far ballare i metallari (senza sensi di colpa)

Il pubblico è così vario stasera che si potrebbe pensare che sia quello il vero spettacolo: c’è un ragazzo vestito da Richard di Hotline Miami, facilmente riconoscibile da… beh, ovvio, ma nel caso vai a vederti subito le foto più sotto; persone che si muovono tra il glam e l’hard rock, spunti dark, un ragazzo con una polo a righe gialle e bianche, metallari di vario genere, soggetti indefiniti e indefinibili.

Però no, il dubbio passa immediatamente non appena Carpenter Brut ci fa volare in meno di due secondi verso gli Anni Ottanta. Vien subito voglia di avere un paio di Ray-Ban e una camicia improbabile con un bel pentacolo ricamato sul taschino sinistro.

Carpenter Brut è il nome d’arte del francese Franck Hueso, che ha portato la musica elettronica nel metal grazie ad atmosfere che abbracciano Miami Vice e film horror vecchio stile. Il risultato è una retro wave che, come ha detto il mio amico Davide a fine concerto, riesce a far ballare i metallari.

Dall’inizio alla fine siamo accompagnati da visual decisamente vintage ed un citazionismo estremo; è facile perdersi fra vecchi film proiettati ed un gigantesco logo di MTV. Siamo decisamente in estasi, dopo mesi dall’annuncio della data finalmente SIAMO QUI.

Franck si muove fra la sua strumentazione con una t-shirt dei Type O Negative, giusto per ribadire ulteriormente il terreno su cui ci stiamo muovendo; a sottolinearlo ci sono anche le collaborazioni del nuovo album, uscito pochissimi giorni fa: a Leather Teeth hanno prestato voce, rispettivamente per Beware the Beast e Cheerleader Effect, Mat McNerney (Hexvessel, Grave Peasures) e Kristoffer Rygg (Ulver, ex Arcturus e Borknagar).

Nonostante questo, a detta di alcuni la nuova uscita sarebbe in effetti meno potente degli EP precedenti, raccolti sotto Trilogy, ma per fortuna il live non fa sentire questo calo di tensione.
Si alternano 17 pezzi in totale, una scaletta tiratissima che vede rimbalzare Carpenter Brut da un anno all’altro (il primo EP è del 2012, che è anche il mio preferito visto che contiene Wake Up the President) senza soluzione di continuità.

L’apoteosi segna anche la fine del live: Hueso ci saluta con la cover di Maniac, che esalta tanto che il pubblico tarda ad uscire sperando, magari, in un’altra ora e mezzo di concerto.

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!