Sabato 18 luglio,sabato di festa a Venezia. È la festa del redentore,un evento atteso per tutto l’anno dai veneziani e non. Quest’anno vogliamo esserci,anche perché dalle 00 alle 6 a Venezia Lido c’è una serata che si preannuncia carica come pochi:Redentore Airport Festival,staff dell’Altavoz,Tale of Us…devo aggiungere altro?
Dopo una giornata da turisti,tra spiagge e cultura,arriva il momento di recarsi alla festa. Ci lasciamo alle spalle i fuochi d’artificio sulla laguna,camminiamo direzione Aeroporto Nicelli facendo come un moonwalk per non perderci un singolo colore della festa veneziana tra barche,party in spiaggia e tanti turisti che sembrano dimenticare il caldo disumano,avvolti nello spettacolo offerto. I primi beat si sentono in lontananza,dopo una giornata di J Ax e Jovanotti ci sentiamo a casa, “ce lo meritiamo cazzo”.
Il Redentore Airport Festival è open air,lo spazio per ballare c’è tutto,zero fila ai bar,gente che sa cosa sta ascoltando e si sente a proprio agio. Arriviamo danzando sui dischi di Olderic e Lehar in b2b: note di festa,assolutamente consoni alla giornata.
Una bomba dietro l’altra che riempie anche gli spazi ancora vuoti della dancefloor: il grosso della gente sta per arrivare,scesa dalle barche e carica per fare l’alba. Si arriva alle 3 e il tempo vola,il backstage si riempie,sta arrivando il main event: Tale of Us,dalle 3 alle 5. L’inizio promette bene,il duo sembra carico…ma col passare delle tracce il clima si fa sempre più cupo,l’ambiente di festa creato da Olderic e Lehar fa spazio ad una deep psichedelica che separa invece di unire. Resto un po’ deluso dal gruppo che fino a 2 anni fa mi ha fatto impazzire e che ora ha scelto una strada che non coincide con i miei gusti. I Tale of Us salutano ironicamente proprio con il levar del sole,accogliamo l’alba con Max D. Blas che in questi contesti è una sicurezza.
Arrivano le 6 ed è il momento di tornare indietro,ripercorrendo il percorso a ritroso,costeggiando la laguna in cui sfrecciano barche di persone a petto nudo che tornano a casa distrutti (ma felici) per una serata da ricordare.
Words by Ivan Belletti
Gallery by Costantino Bedin
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