Live Arts Week è una festa nel senso di manifestazione dell’infestante

anita-vicenzi
Tempo di lettura: 3' min
23 April 2019
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Quando Live Arts Week arriva a Bologna dobbiamo sempre aspettarci l’inaspettato e abbandonarci ai percorsi che Xing ha creato per noi

Vivere un festival che prevende il dinamismo del cambio repentino di location può essere spiazzante. É probabilmente proprio per questo che i tanti eventi dell’edizione Peng VIII del festival si sono tenuti nei luoghi più diversi, dandoci spesso la possibilità di affacciare il naso all’interno di luoghi che di solito bypassiamo dandoli spesso per scontati.

Se alcune performance hanno trovato spazio nei più classici locali delle gallerie d’arte della città, molti altri happening si sono tenuti dentro chiese, palazzi chiusi al pubblico o istituzioni cittadine (come la Pinacoteca o il Cinema Modernissimo).

Tra quelle performance che hanno trovato spazio tra le mura che deontologicamente sono legate a queste pratiche, Spacewalk – la performance di Michele Rizzo alla Galleria P420. Rizzo è stato però capace di trasformare lo spazio, per sospenderci all’interno di un luogo-non-luogo che poteva essere in Via Azzo Gardino a Bologna ma anche in qualsiasi altro posto o in nessun altro.

Live Arts Week 2019

(Ellen Arkbro/Marcus Pal, Chords at the Evangelical Methodist Church. Courtesy Xing Live Arts Week)

In questo lavoro per due perfomer i corpi danzanti si parlano senza mai toccarsi, lasciando così lavorare l’immaginazione del pubblico non soltanto sullo spazio ma anche sull’azione e sulle infinite rappresentazioni che l’occhio e la mente di ognuno può dare.

Se lo spazio di Rizzo implica il lavoro immaginativo dell’occhio dello spettatore, Ellen Arkbro e Marcus Pal si concentrano sull’orecchio.
Con “Chords”, concerto per organo e computer, hanno creato un ambiente sonoro nuovo all’interno della Chiesa Metodista di via Venezian includendo l’imponente organo come performer stesso del concerto.
Il dialogo instaurato tra organo e computer tratta suoni tradizionali del primo attraverso una tessitura armonica elettronica e trova il suo compimento nell’ambiente che lo circonda.
Anche se sappiamo benissimo che il suono dell’organo non prevede questa complessità armonica, ci sembra assolutamente normale che il suono che sentiamo provenga da esso che austero e imponente ci guarda in faccia mentre lo ascoltiamo dai banchi della chiesa.

Live Arts Week 2019

 

(Gelateria Sogni di Ghiaccio, C’è un inganno nel crepuscolo 2. Photo Luca Ghedini. Courtesy Xing Live Arts Week)

Poco lontano dalla Chiesa Metodista, tra le mura di un appartamento di Palazzo Volpe in Piazza Roosvelt, gli avventori del festival hanno potuto trovare la location perfetta per decomprimere il turbinio di stimoli ricevuti durante le performance.

Soliton(e) Star / Zero-Time di Catherine Christer Hennix è un ambiente percettivo monocromatico, che si ispira vagamente alla Dream House di New York.
La luce al neon ci avvolge, Bologna fuori è improvvisamente di un verde alieno e nella stanza echeggia quello che Hennix definisce un “comporre infinito”- sequenza sonora che può potenzialmente durare all’infinito.

Ti puoi solo abbandonare a te stesso, diventando tu stesso performer semplicemente assistendo al tuo essere all’interno di questo luogo con l’influenza del suono.

We are living in a time of spaces with no place.

Così esordisce Xing per raccontarsi mentre si apre dei varchi nel centro gentrificato di Bologna per ridargli significato, seppur effimero.
Una festa intesa come la manifestazione dell’infestante, che si insinua in ecosistemi generalmente estranei per scacciarne i nemici naturali e finire per trasformare sé stessa e chi vi assiste.

Purtroppo la peformance di Doro Bengala che avrebbe dovuto tenersi alla fontana del Parco della Montagnola è stata rimandata a data da destinarsi causa mal tempo. Aspettiamo l’annuncio della data per esserci!

 

Words: Anita Vicenzi
Photo: liveartsweek.it

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