Il ritorno di Twin Peaks e il rapporto maniacale di David Lynch con la musica.

md-romero
Tempo di lettura: 7' min
29 May 2017
News, Review 4 U

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Twin peaks è tornato, o meglio, David Lynch è tornato.
La serie culto degli anni 90 che ha influito sulle generazioni a venire, rivoluzionato la televisione e ha introdotto gli spettatori ai piaceri dell’onirico, del mistero e soprattutto di una tazza di caffè dannatamente buona (se servita con torta di ciliegie) ritorna per l’ultima, conclusiva terza stagione. La storia la sappiamo tutti. Laura Palmer viene trovata, avvolta nella plastica una uggiosa mattina in quel di Twin Peaks. L’indagine dell’agente Cooper apre le porte di un mondo sotterraneo, portando alla luce i segreti di tutti gli abitanti della cittadina di montagna e presenze oscure che si nutrono di paura.
Quello che portò ad una prematura interruzione la serie culto, seguita in tutto il mondo, fu una serie di imposizioni da parte della ABC sulla trama e la struttura della serie che disintegrarono l’idea originale del creatore, che di conseguenza perse interesse nel progetto e portò la sua immaginazione verso nuovi e più radicali progetti. Perché Lynch non è solo Twin Peaks, che in retrospettiva è una serializzazione di quel capolavoro embrionale che fu Velluto Blu, ma è un mondo a parte dal cinema, che rifugge ogni catalogazione e ogni superficiale analisi. David Lynch è pittura, è immagine, è suono. David Lynch è anche musica.

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Fin dai suoi primi cortometraggi la sperimentazione con il suono, o l’assenza di esso sono diventati marchi di fabbrica del cinema di David Lynch. Uno dei temi cardine della sua poetica è l’orrore della bocca.
Labbra dischiuse in piano macelleria pronunciano frasi ossessive che vengono distorte gradualmente, urla che sfondano le pareti della percezione divenendo versi animaleschi, labbra spaccate di vittime di violenza ma anche versi dolci, disperati, romantici. Lynch è romanticismo, di quello nostalgico, sognante, vero. Non è un caso che David Lynch, ancor prima di dedicarsi all’incisione di album (sperimentali e spettacolari, è il caso di dirlo) musicali, abbia da sempre avuto prolifiche e produttive collaborazioni con artisti musicali. Se Il cult Eraserhead, di cui gli spettatori non possono dimenticare “In Heaven Everything Is Fine” cantato dall’essere coi tumori alle guance che vive dietro il termosifone, godette di uno score ad opera dello stesso regista, è nei lavori successivi che abbiamo colonne sonore avvenieristiche, indimenticabili, uniche.

La, ahimè, sfortunata (ma non per questo scadente) trasposizione cinematografica del Dune di Frank Herbert, godette di una colonna sonora graffiante e rock a cura dei Toto che contribuirono a rendere l’epopea fantapolitica (e lisergica) del pianeta Arrakis un’esperienza sensoriale dai toni hardcore. Velluto Blu, di tono decisamente differente, invece vede l’inizio della prolifica e fortunata amicizia fra Lynch e il compositore Angelo Badalamenti, i due lavorano in sinergia totale, chiudendosi nello studio e, mentre Lynch descrive la scena ad Angelo, questi improvvisa al pianoforte temi che entreranno nella storia. Fortemente attaccato a “It’ll end in Tears”, struggente album dei This Mortal Coil, David voleva a Song to a Siren (commovente pezzo cardine dell’album) per la scena del ballo in Velluto Blu.

Non potendone ottenere i diritti compose assieme ad Angelo un pezzo simile, Mysteries of Love, che funge da bellissimo contrappunto a Blue Velvet, cantato nel film da una straordinaria Isabella Rossellini. Una curiosità sul brano si può trovare nelle interviste fatte in occasione dell’anniversario del film: Isabella era totalmente a digiuno di canto e fu molto arduo per lei fare la performance, con l’accompagnamento e la guida posata di Angelo Badalamenti riuscì a donare al pubblico una performance romantica e straordinaria, lo dimostra il fatto che Dennis Hopper, il brutale Frank Booth, amante/carceriere di Dorothy/Isabella, si commosse in maniera genuina durante la scena. Da ricordare l’interpretazione di In Dreams dell’enigmatico Ben, interpretato da Dean Stockwell usando una lampada come microfono.

Con l’entrata in produzione di Twin Peaks, Angelo e David curano insieme la colonna sonora, assieme ad alcuni pezzi cantati da Julee Cruise che reitera il feeling agrodolce dei This Mortal Coil durante tutta la durata della serie.

La rivelazione prematura, ad imposizione della ABC, e la cancellazione, altrettanto prematura della serie portano Lynch e Angelo su altri progetti, primo fra tutti Cuore Selvaggio, in cui un ancora talentuoso Nicholas Cage, accompagnato da Laura Dern e un mefistofelico Willem Dafoe (citare tutti i talenti all’interno di questo film sarebbe eccessivo) vivono un epopea à Là Bonnie n’ Clyde (si vocifera che Tarantino iniziò a mettere insieme le idee per la sceneggiatura di Una Vita al Massimo di Tony Scott, originariamente pensata per Natural Born Killers ma riscritta da Stone in maniera più adulta, dopo aver visto Cuore Selvaggio) in un ambiente grottesco in cui si è insinuato spontaneamente The Wizard of Oz. Anche in questo film vediamo un attore, Cage, interpretare tutti i pezzi cantati, senza alcun ausilio del playback, ma non solo. Compaiono anche due pezzi di Chris Isaak fra cui Wicked Game, considerato da molti, e soprattutto da chi scrive, uno dei più bei pezzi romantici che siano mai stati concepiti.

Qualche anno dopo, nel 1992, Twin Peaks ritorna con un lungometraggio conclusivo, un prequel che avrebbe dovuto far luce su molti interrogativi della serie. Fuoco Cammina Con Me, ebbe una produzione sfortunata, venendo tagliato in maniera inumana dalla produzione, riducendo la sua durata a 2 ore (da quasi cinque ore di girato) e non facendo che aumentare gli interrogativi. Badalamenti ritorna come compositore del prequel, costruendo motivi molto più oscure e tragiche. Al film collaborano due artisti di eccezione, il primo Chris Isaac, nel ruolo dell’agente speciale Chester Desmond che scompare mentre indaga sull’omicidio di Theresa Banks (la prima vittima della catena di Bob) e il leggendario David Bowie nel ruolo dell’enigmatico Philip Jeffries che, passato oltre la barriera fra il mondo materiale e quello dei residenti della loggia nera, scopre l’origine della discordia fra Bob e Mike. Perso fra i due mondi Jeffries continua a comparire e scomparire in luoghi differenti, trasportato dall’elettricità. 90 minuti di tagli di Fuoco Cammina con Me verranno alla luce nel 2015, dopo diverse battaglie legali, petizioni online e abbandono delle speranze dei fan.

Considerato al tempo, definitivamente morto il progetto Twin Peaks (Lynch ribadirà questo nel 2001 e poi negli anni a seguire), David Lynch segue altri progetti e nel 1997, sconvolge il pubblico con un noir dalle tinte hardcore. Strade Perdute. Strade perdute presenta Fred, sassofonista accusato di Uxoricidio che, dopo l’arresto scompare dalla sua cella. Al suo posto c’è il giovane Pete che vive una tormentata storia di amore e morte con la ragazza (Patricia Arquette, che interpreta anche la moglie di Fred) di un boss della malavita. Il film inizia con I’m Deranged, tratto da quel capolavoro senza compromessi che fu 1.Outside di David Bowie, e ad intermezzo delle composizioni di Badalamenti, abbiamo Marilyn Manson con la sua versione di I put a Spell On You (da Smell Like Children) e Apple of Sodom, Gli Smashing Pumpkins con Eye e diversi brani a cura di Trent Reznor oltre che un pezzo dei Rammstein, band tedesca che David Lynch ha affermato più volte di amare alla follia. Manson, assieme al chitarrista Twiggy Ramirez compaiono in un cameo durante la proiezione di un filmino porno assieme a Patricia Arquette. È in questa pellicola che finalmente, in una bellissima scena di sesso in mezzo al deserto, David Lynch inserisce Song to A Siren coronando un desiderio decennale.

Dopo Una Storia Vera, film all’apparenza atipico per Lynch dopo lo sconvolgente strade perdute, in cui Badalamenti cura la colonna per intero, il creatore ritenta il lancio di una serie Tv. Il soggetto di Mulholland Drive, in origine concepito come gargantuesco pilota, non trova il via libera delle reti televisive ma, grazie a Studio Canal viene trasposto in un lungometraggio che rimarrà fra le pietre miliari del cinema. Si potrebbe dire che Mulholland Drive sta a Strade perdute come Velluto Blu sta a Twin Peaks. La struttura e le tematiche sono simili ma dove Strade perdute era brutale, delirante e violento, Mulholland drive è struggente, romantico e disperato. Scena chiave del film è quella al club Silencio in cui Rebekah Del Rio canta Llorando (la voce è registrata come vuole la regola del Club Silencio “No Hay Banda No Hay Orchestra”) e apre le porte alla seconda parte della pellicola, in cui viene rivelato un mondo totalmente differente.

È questo per Lynch il palco, con la sua musica, un’apertura verso altre realtà. In Velluto Blu, l’originale Blue Velvet suona nell’incipit che mostra il fittizio mondo di Lumberton mentre la performance dal vivo di Isabella Rossellini e quella di Dean Stockwell, appartengono ad un mondo sotterraneo, notturno e profondamente reale al quale il protagonista, Jeffrey (Kyle MacLachlan) accede dopo aver trovato un orecchio mozzato (la similitudine dell’orecchio ad un vortice in cui il protagonista viene risucchiato è evidente). Julee Cruise, canta sul palco di Twin Peaks quando Maddie Ferguson viene assassinata rivelando agli spettatori dietro chi si nasconde Bob, e nel finale della seconda stagione della serie, all’ingresso della Loggia nera troviamo il jazzista Jimmy Scott cantare Under The Sycamore Trees, un’introduzione all’ade onirico di Lynch. È d’uopo citare l’abilità canora e il talento (ormai perduto) di Nicholas Cage, che con le sue canzoni, durante Cuore Selvaggio, crea angoli di paradiso nell’inferno.

Lo stile onirico e le influenze di Angelo Badalamenti e dei vari artisti hanno ispirato Lynch a intraprendere anche la carriera musicale (cosa alla luce dei fatti naturale) con una serie di album da vivere, ascoltare e gustare in modo analogo a quanto ha fatto in tempi più recenti il regista John Carpenter (compositore di molti degli score dei suoi film) con l’album Lost Themes.

La musica nel mondo filmico di Lynch, il palco, il suono e la melodia non sono semplici contrappunti musicali, quanto parte integrante della narrazione, attori senza forma, spettri dell’anima romantica e contorta di un regista che ritorna ora, dopo undici anni dal suo ultimo lungometraggio, con Twin Peaks, in una veste nuova, oscura, matura e impietosa. Di nuovo un palco, al finale del secondo episodio, di nuovo il RoadHouse di Twin Peaks, e dopo tanto orrore (di cui non parleremo) si vedono tante facce familiari, rose dal tempo, mentre sul palco Ruth Radelet dei Chromatic canta il suo omaggio a Blue Velvet dal titolo Shadow. In un moto di nostalgia noi ci siamo piacevolmente commossi grazie a David Lynch e alla sua passione per la musica.

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