In Germania la techno di Berlino è ufficialmente patrimonio UNESCO

polpetta
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15 March 2024
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L’UNESCO ha appena aggiunto sei nuove voci all’elenco del patrimonio culturale immateriale in Germania, inclusa la scena techno di Berlino. E in Italia invece?

 

Mentre in Italia abbiamo un governo che appena insediato ha scritto un decreto legge ad hoc per criminalizzare i rave party, e sottosegretari alla cultura che propongono di vietare per legge i testi rap violenti, in Germania la cultura techno berlinese diventa parte del patrimonio culturale immateriale tedesco. Ebbene si, da oggi la techno berlinese è un patrimonio culturale immateriale protetto dall’UNESCO.

La scena club berlinese si è evoluta dagli anni ’80 diventando una delle più importanti scene della sottocultura tecno popolare all’epoca. Dopo il crollo del muro la musicale elettronica in Germania divenne una sorta di colonna sonora degli anni successivi alla riunificazione tedesca, con diversi club della capitale simbolicamente leggendari come il “Tresor”, aperto nel 1991, il Berghain poi e l’annuale Love Parade che vede sfilare per le strade di Berlino centinaia di migliaia di giovani e anche meno giovani.

Berlino in particolare ha una popolazione di 3,5 milioni di abitanti (cifra in continua crescita), un ecosistema di club da 1,5 miliardi di euro e, soprattutto, dal 2001 una propria Club Commission che rappresenta gli interessi della club culture nella scena politica tedesca, contribuendo in maniera significativa al loro riconoscimento come “economia culturale”. Questo incredibile lavoro istituzionale ha portato poi nel 2016 al riconoscimento del club Berghain come luogo di rilevanza culturaleda parte di un tribunale fiscale di Berlino-Brandeburgo, concedendogli maggiori sgravi fiscali.

Questa vittoria fu la fine di un lungo braccio di ferro tra il club e le autorità fiscali tedesche, le quali affermavano che un luogo dove le persone ballano, si divertono e assumono droghe è “governato dall’intrattenimento, non dalla cultura”. La direzione del club controbattè che la stessa logica poteva essere applicata anche alla musica classica. Alla fine il tribiunale dichiarò che gli eventi al Berghain erano effettivamente eventi culturali e d’ora in poi sarebbero stati tassati come “eventi culturali classici”. Insomma, in un modo o nell’altro i tedeschi sono riusciti a far riconoscere la musica techno come vero e proprio patrimonio culturale nazionale.

(continua sotto)

techno berlin unesco

E in italia invece come siamo messi? Come già sapete la strada è lunga e tutta in salita, non solo i club e le discoteche non godono di sgravi fiscali non essendo riconosciuti come “luoghi di cultura”, ma la repressione nei loro confronti è più viva che mai. Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi disegni di legge e decreti mirati a limitare l’attività dei club, dalla proibizione della somministrazione di alcolici oltre un certo orario alla scomparsa totale di ogni attività di “prevenzione o riduzione del danno” sul fronte del consumo di sostanze stupefacenti, per non parlare poi dei tentativi di chiudere club storici nei centri delle città per decentrarli in zone periferiche rendendo spesso difficile raggiungerle grazie alla situazione disastrosa del trasporto pubblico notturno in italia.

Quanto invece ad altri generi musicali in Italia, mentre il canto lirico italiano dallo scorso dicembre è entrato a pieno titolo nella lista UNESCO, la regione Emilia-Romagna ha invece candidato il ballo liscio a diventare un patrimonio immateriale. La Regione, per sottoporre al meglio la candidatura, ha collaborato con enti locali e operatori del territorio per realizzare il progetto di monitoraggio e valorizzazione Vai Liscio, dove i cittadini sono esortati a portare le proprie testimonianze tramite foto, video, documenti e curiosità sul ballo tradizionale. “Liscio significa comunità e unione ma anche varietà e peculiarità dal momento che abbraccia la tradizione di un popolo unendolo ma al tempo stesso mantenendo le sue differenze […] Liscio è comunità, il Liscio siamo noi!”, si legge sul portale appena lanciato. Quanto alla techno invece, ci sarà ancora molto da aspettare, almeno finchè tutta una certa classe politica non smetterà di demonizzarla.

 

 

 

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Foto: shutterstock

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