Cosa c’entra il festival SXSW con il sostegno degli Stati Uniti alla guerra di Israele a Gaza

polpetta
Tempo di lettura: 5' min
15 March 2024
News
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Molti artisti e relatori del SXSW si sono ritirati dal festival per protestare in sostegno a Gaza.

Motivo del boicottaggio: la sponsorizzazione da parte delle industrie militari e della difesa statunitense

 

Da alcuni giorni stanno rimbalzando notizie che parlano del ritiro della partecipazione di artisti e relatori presenti al festival South by Southwest (SXSW) di Austin in Texas, e la protesta sarebbe legata alla sponsorizzazione del festival di alcune industrie militari e della difesa statunitense, complici del massacro che sta avvenendo a Gaza da sei mesi a questa parte. A partire da mercoledì scorso, almeno 80 tra artisti e relatori si sono già ritirati dai nove giorni del festival che si svolge dall’8 al 16 marzo nella città di Austin, in Texas, attirando più di 300.000 persone ogni anno.

Già, perchè l’esercito statunitense è uno dei principali sponsor del festival SXSW, ed almeno tre degli eventi principali del festival sono stati finanziati da aziende legate all’industria militare. Del resto è risaputo che gli Stati Uniti abbiano sempre fornito un forte sostegno in aiuti militari allo stato ebraico. Aiuti che si sono intensificati in seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre che hanno portato all’uccisione di circa 1.200 persone e ai quali è seguita la risposta sproporzionata e disumana di Israele con l’invasione della striscia. Secondo le stime delle Nazioni Unite, da quando Israele ha dichiarato guerra a Hamas, a Gaza sono state uccise più di 31.000 persone e più di 72.000 sono rimaste ferite.

Citando appunto il coinvolgimento di diverse compagnie di armi e agenzie legate al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, la Austin for Palestine Coalition, che ha contribuito a organizzare la protesta ha dichiarato che “190 musicisti locali di Austin hanno firmato la nostra lettera aperta chiedendo un cessate il fuoco. Agendo in modo decisivo, SXSW può dare l’esempio ad altri eventi del settore e unirsi ad altri artistimusicisti , organizzazioni creative e alla maggior parte degli americani nella lotta per un mondo libero dalla violenza e dall’oppressione.”

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sxsw protesta gaza

Kneecap, un trio hip hop dell’Irlanda del Nord, ha dichiarato su Instagram di aver cancellato i loro show “in solidarietà con il popolo palestinese, aggiungendo che “non possiamo in buona coscienza partecipare ad un festival artistico che ha l’esercito americano come sponsor e sta supportando le stesse aziende che vendono le armi che hanno ucciso 31.000 palestinesi, oltre 21.000 dei quali donne e bambini. Queste organizzazioni stanno letteralmente traendo profitto e facilitando i crimini di guerra.

Dichiarazioni simili sono arrivate anche da altri musicisti. Shalom, artista sudafricana presente tra i circa 80 artisti che si sono già ritirati dal festival ha dichiarato che “non è stata una decisione difficile. Sarebbe stata la prima volta che suonavo al SXSW, ma non abbandonerò mai la mia morale per potermi esibire.” La cantautrice Ella Williams – che si esibisce sotto lo pseudonimo di Squirrel Flower – è stata tra le prime a ritirarsi, dicendo la settimana scorsa che avrebbe boicottato lo spettacolo. “Un festival musicale non dovrebbe includere profittatori di guerra. Mi rifiuto di essere complice di questo e ritiro la mia arte e il mio lavoro per protesta”, ha scritto la Williams in un post pubblicato su Instagram.

Anche Enola Gay, band punk di Belfast figura tra gli artisti che boicottano il festival, scegliendo invece di suonare ad un “Anti-SXSW Fest”, organizzato insieme alla Coalizione Austin For Palestine. Questa storia non vi ricorda qualcosa di simile già accaduto in italia..?

Il programma del nostro soggiorno ad Austin è cambiato in meglio“, ha pubblicato la band sui propri canali social. “Ci rifiutiamo di prendere parte a SXSW mentre organizzano eventi militari e pannelli che mostrano la loro nuova tecnologia, come l’intelligenza artificiale e i droni“. Dichiarando poi “che col senno di poi, come band non siamo delusi di esserci persi l’esperienza completa del SXSW. Tutto quello che sappiamo è che abbiamo preso la decisione giusta, ma se fossimo andati fino in fondo e avessimo imparato quello che sappiamo ora saremmo mortificati“, hanno spiegato.

Ma la protesta a cui stanno prendendo parte molti artisti comporta anche dei rischi economici per gli artisti stessi. I già citati Kneecap hanno poi affermato in una nota che “Questa decisione avrà un impatto finanziario significativo sulla nostra band, sia in termini di mancati guadagni che di costi logistici già sostenuti“, precisando poi “Ma non è un briciolo di difficoltà se paragonato alla sofferenza [inimmaginabile] inflitta ogni minuto di ogni giorno alla popolazione di Gaza”.

Lambrini Girls, una band punk di Brighton, hanno annunciato sui social media che eviteranno di partecipare al festival specificando che hanno riflettuto a lungo e intensamente se andare o meno ad Austin. Il trio aveva inizialmente pensato di andarci per protestare durante la loro esibizione, decidendo infine di non andarci proprio. Per suonare al festival però hanno ricevuto un contributo economico dalla PRS, una fondazione britannica che sostiene i giovani musicisti. “Abbiamo cercato di trovare una via d’uscita senza compromettere la nostra integrità morale e senza dover restituire migliaia di sterline allo stesso tempo”, hanno specificato, dichiarando poi su X che la PRS Foundation sta chiedendo loro di restituire i soldi. La Austin for Palestine Coalition ha poi affermato che gli artisti che ci stanno rimettendo di tasca loro per protestare andrebbero aiutati economicamente.

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Altri artisti hanno cancellato le loro apparizioni ufficiali al SXSW, ma continueranno con altre esibizioni in programma ad Austin. Tuttavia il crescente sforzo di boicottaggio del SXSW ha suscitato anche un rimprovero da parte del governatore del Texas Greg Abbott. “Qui in Texas siamo orgogliosi dell’esercito americano “, ha scritto sui social media. “Se non ti piace, non venire qui.”

Ad ogni modo, il festival ha difeso gli artisti che hanno scelto di non partecipare al festival di quest’anno, rispondendo direttamente ai commenti del governatore Abbott. “SXSW non è d’accordo con il governatore Abbott“, ha scritto martedì SXSW sui social media. “Rispettiamo pienamente la decisione presa da questi artisti di esercitare il loro diritto alla libertà di parola”. Nello stesso thread di messaggi, tuttavia, SXSW ha anche tentato di giustificare i suoi legami con l’ industria della difesa. “L’industria della difesa è stata storicamente un banco di prova per molti dei sistemi su cui facciamo affidamento oggi“, ha scritto il festival nella sua dichiarazione . “Queste istituzioni sono spesso leader nelle tecnologie emergenti e crediamo che sia meglio capire come il loro approccio avrà un impatto sulle nostre vite”.

Alla fine di febbraio, l’Austin Chronicle ha anche riferito che gli organizzatori del SXSW hanno inviato una lettera di diffida alla Austin for Palestine Coalition nel tentativo di raccogliere sostegno per il boicottaggio. La lettera affermava che il gruppo aveva utilizzato il marchio SXSW nei propri post sui social media e minacciava azioni legali. La questione rimane aperta, ma chissà che non apra la strada a nuove forme di protesta nei confronti della guerra ancora in corso nella striscia di Gaza.

 

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