Sin/Cos (live) : Quel modo un po’ paraculo che ha l’elettronica di parlare d’amore.

cecilia
Tempo di lettura: 2' min
28 February 2014
Review 4 U

Sin/Cos arrivano da Bologna nella seconda serata di un qualsiasi giorno feriale di febbraio. Quante bestemmie ho lanciato mentre aspettavo che iniziassero a suonare non lo so, ma il Rocket non voleva saperne di riempirsi e ho un po’ sclerato pensando alla faccia che avrei avuto l’indomani a lavoro, agli occhi segnati dalla stanchezza e alla difficoltà di sembrare credibile. Allora ho pensato che stavo pensando troppo e sono andata a prendere un vodkalemon.
Finalmente, verso mezzanotte, iniziano. Sul palco sono in quattro ma si vede da subito che le teste pensanti del gruppo sono due, senza voler nulla togliere ai due graditissimi archi elettrici che li accompagnano nel tour.
Davanti alle macchine e ai computer invece ho questi due, lo sguardo pulito e quel mood terra terra di chi vive nella Grassa – intendo quell’aria di chi fa cose belle ma non sembra tirarsela –.
Assomigliano a quei compagni di liceo che quando perdi di vista ti dispiace veramente. Quelli che una volta che ci si divide nella risalita dalla provincia alle città è davvero come se ti staccassero un braccio. A parte il fatto che io quello con i dread l’ho già visto suonare allo Sziget, ma questa è un’altra storia.
Molto bella, tra l’altro.
Dopo i primi 10 minuti sono ben chiare due cose.
La prima è che i Sin/Cos sono talmente presi bene che ti fanno venire voglia di ballare solo a guardarli, anche se basterebbe la loro musica. La seconda è che hanno delle sfumature romantiche davvero molto adolescenziali. Qualcosa li rende dannatamente teneri, e non credo sia solo sentire le parole “I’m afraid it’s over, i think i’ve lost her”. Sono proprio *romantici*, in quel modo un po’ paraculo e mai scomposto che ha l’elettronica di parlare d’amore.
Sono davvero bravi, nonostante siano preceduti da un bilico di aspettative (comesarebbechenonsaichisono, sonoquellidimyawesomemixtape) e nel frattempo la pista si è riempita. Vado a prendermi un altro vodkalemon che almeno allontano di un paio d’ore il mio attacco di narcolessia, dopodiché passare dalla stanchezza al fomento è veramente un attimo, quasi quanto ritrovarsi a pensare “ma come sarebbe facciamo l’ultimo pezzo?!”
Stasera, scrivendo questo live report, ho spento la musica. Fuori c’è un temporale estivo e preferisco ascoltare quello.

Text : Dea
Photos : Diego

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