Monoloc – The Untold Way [Dystopian]

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
7 November 2016
Review 4 U

Sascha Borchardt, alias Monoloc, è uscito il 31 ottobre 2016 su Dystopian con un album intitolato “THE UNTOLD WAY”.
La label tedesca è solita produrre techno di questo tipo, avendo prodotto tra gli altri, artisti quali Rødhad, Recondite, Alex.Do, Distant Echoes solo per citarne alcuni. Ma di che tipo di techno stiamo parlando?

Siamo in una società molto evoluta dal punto di vista tecnologico, ed il suono che generalmente produce l’etichetta è un qualcosa di molto meccanico sotto alcuni punti di vista, che porta il fruitore immediatamente in un’era meccanica appunto, dove i colori predominanti sono il bianco ed il nero, e poi c’è il rumore.
Il rumore, o meglio il noise, è creato essenzialmente dalle macchine, dai computer.

Nello specifico Monloc con il suo nuovo album, initolato “The Untold Way” esplora letteralmente questo panorama distopico, ovvero dove lo sviluppo, inteso in senso generale, avviene esclusivamente in senso negativo. C’è molta empatia in questo disco.
Empatia con l’etichetta, la stessa empatia con quei paesaggi solitari, desolati, e fumosi dove ci guida l’artista: parliamoci chiaro, questo è essenzialmente un album techno, ma con diverse sfumature, e che sfumature.

Si distingue subito la natura prevalentemente ambient di questo artista, a cui va ad aggiungersi una minuziosità non indifferente nel curare paesaggi sonori.
Per quanto mi riguarda, era un bel po’ che non avevo tra le mani un album techno che mi permettesse di andare oltre quel giro di basso che ok, ti fa andare, ma sostanzialmente termina tutto lì. Possiamo parlare di escursione sonora, o in modo più romantico di una storia che Sascha vuole raccontarci. La sua visione della techno, il suo mondo. Questo è il suo secondo album dopo “Drift” del 2012, uscito su CLR, e l’artista tedesco, nato a Francoforte sul Meno, espone al meglio il suo stile con un album che come abbiamo già detto è prevalentemente techno, ma tira a se, ambient, dub, ed esplorazioni sonore indefinite, tanto che lui stesso ha ammesso che ha preso ispirazione da film molto vecchi, e comunque da massiccie dosi di ascolto di musica leftfield.
“Revive” è il brano con cui si apre l’album, ed è lei stessa una vera e propria escursione sonora a 360°. “The Untold Way” che da il titolo all’album stesso, è allo stesso modo un viaggio, che parte però puntando i fari sulla natura techno dell’artista, che sceglie un basso, dritto e duro senza tanti fronzoli, come elemento principale.

Lo stile musicale di Monoloc si compone in questo album in tutta la sua essenza: melodie principalmente lente e tante emozioni, perlopiù sotterranee, come fumo che viene su dai tombini della Grande Mela, con attorno palazzi altissimi a far da contorno.
“No GHSTS” sembra avere quasi un farsetto pop, ma ci si rende immediatamente conto di avere a che fare con un pezzo costruito alla perfezione, dove a questo vociare arrivano immediatamente martellate alle spalle, che poi si dissolvono nel nulla.
Esattamente nella parte centrale, l’album mi ha riportato alla mente il suono del primo Burial, e dunque mi riferisco a quel beat nostalgico e desolante, che non era comunque mai privo di un certo carico di bass music.
Con “Gravity Growl” i bpm aumentano, ma sinceramente nemmeno troppo, e si ha a che fare con un brano techno moderno, costruito ad hoc per esaltare il dancefloor, o almeno, questa è stata la prima impressione.
Successivamente Monoloc chiude l’album con una nostalgica “Ground Disorder”, ma con la precedente “Alighting” ci rigetta in una pozza profonda di dubbi esistenziali e pesanti, dove l’unica via di uscita sembrano dei pattern che danno vita ad un insieme di suoni quasi frammentati che danno un che di speranza a questo panorama nero, fumoso e senza alcuna via di uscita.
Il disco è disponibile in vinile, in cd ed in digitale, ed è il manifesto di una maturità artistica non indifferente, grazie all’abbinamento delle diverse esplorazioni sonore che Monoloc si concede: dall’ambient alla dub, fino alla techno, in profondità scure e melanconiche.

 

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!