Abbiamo atteso tutto l’anno il ritorno del DGTL a Barcellona, nella sua terza edizione. E’ stata quella con più affluenza in assoluto, con ben 6,000 persone in più rispetto all’anno scorso, per un totale di 35,000 partecipazioni al festival. All’insegna dell’ecologia e del sostenibile, hanno proposto anche quest’anno un programma verde e vegan, con numerose iniziative ecologiche che possono essere consultate sul loro sito internet. Siamo arrivati al Parc del Forum molto presto entrambi i giorni, e rispetto all’anno scorso, con nostra grande sorpresa abbiamo trovato un’efficiente banco accoglienza, che ci ha permesso di accedere subito al festival, senza il benché minimo problema. Immediatamente immersi in questo piccolo mondo di musica, abbiamo fatto un giro per vedere gli allestimenti e soprattutto per vedere come erano stati disposti gli stage; unica differenza rispetto alla scorsa edizione, al posto dello stage Audio nel prato, hanno dato vita allo stage Amp nell’anfiteatro, che ci ha regalato uno spettacolo bellissimo una volta calata la notte e visto pieno di persone. A completare lo scenario, diverse bancarelle disposte al centro del festival, con prodotti ovviamente eco-friendly, e le “esperienze digitali” che potevano essere testate da chiunque volesse, fra cui un percorso luminoso e uditivo all’interno di quattro container, elemento tipico del festival, ed un videogioco interattivo di cui, nonostante tanta buona volontà, non siamo proprio riusciti a capirne lo scopo!
Con quasi 60 artisti diversi, quest’anno il DGTL ha proposto una line up ricca e completa di house e techno, che non ha da invidiare nulla a nessun altro festival. Abbiamo fatto di tutto per ascoltare più artisti possibile, anche se in certi momenti è stato davvero molto difficile allontanarsi da alcuni stage; il livello e la qualità sono stati molto alti per tutti e due i giorni. A far iniziare il nostro viaggio musicale è stato Andre Buljat nello stage Amp, con un ottimo warm up e una buona selezione delle tracce. Il calore del sole non ci ha fatto resistere a lungo, così ci siamo poi spostati nello stage Modular, coperto dalla struttura di cemento. Subito la nostra attenzione si è soffermata sulla musica di Adeline, giovane svedese dagli interessanti suoni dolci ma techno; ha saputo creare un atmosfera incantevole. L’inizio del set di Jennifer Cardini, subito dopo, è stato sicuramente uno dei più interessanti, e di tutto il festival è stato uno dei nomi che ci ha più stupidi e che ci ricorderemo per molto tempo. Suoni puliti, un’ottima selezione delle tracce, ha creato fin da subito una situazione perfetta, facendo arrivare allo stage numerose persone.
Girovagando per il Parc del Forum, fra saluti e nuove conoscenze, siamo giunti allo stage Generator, dove a suonare c’era Regal, con una techno che non lasciava quasi un attimo di respiro, dal ritmo duro e deciso. A seguire la bellissima B.Traits, canadese stabilitasi a Londra dove dal 2012 tiene il suo show su BBC Radio 1, dove sono passati numerosissimi dj fra cui anche Jeff Mills. Con una grande tecnica e dei sorrisi dolcissimi ha fatto ballare tutti. Tornati nuovamente allo stage Modular, abbiamo ascoltato gli Adriatique, che hanno proposto un set diverso dal solito, meno melodico e decisamente più techno, e che il pubblico ha apprezzato molto. Abbiamo proseguito questo percorso con il musicista, prima che dj, Satori. E’ stato uno dei live più interessanti ed energici di tutti quelli che abbiamo avuto modo di ascoltare e valutare, e non a caso è stato anche uno dei video con più visualizzazioni dopo il festival. Ancora una volta allo stage Generator, abbiamo ascoltato l’inizio del set di Ryan Elliot, che abbiamo trovato classico e senza troppe sorprese, a nostro avviso è andato sicuro, facendo il suo e facendo ballare la folla, sempre più numerosa. Con un cielo un po’ più scuro, il nostro timore dell’arrivo della pioggia è stato dimenticato nell’anfiteatro grazie a Fairmont, artista di Kompakt, che cantando delicatamente sul suo live fatto di vera musica, è stato per noi una rivelazione.
Mano Le Tough nello stage Modular non è stato affatto ordinario, e ci ha regalato un bellissimo set, con una gran bella tracklist dalle sfumature techno. Âme, a seguire, ha saputo tenere benissimo il suo passo, ed ancora una volta ci ha fatto capire di cos’è capace. Grande artista, con la sua esperienza ventennale e soprattutto la sua eleganza e la sua classe degna di Innervision, ha saputo tenere incollata tutta l’audience al dance floor. Kolsch & Michael Meyer hanno regalato un vero e proprio viaggio all’interno della musica e allo storico dell’etichetta Kompakt, grazie a cui lo stage Amp ha iniziato seriamente a riempirsi. Noi abbiamo preferito goderceli dalla scalinata, perché sembrava quasi impossibile raggiungere la pista. A concludere la giornata dello stage Modular sono stati i Tale Of Us, che hanno fatto quello per cui hanno raggiunto il successo, e si sono dimostrati all’altezza di essere gli headliner dello stage, come il più delle volte capita anche in altre situazioni.
Ormai piuttosto affamati abbiamo raggiunto l’angolo del food, dove abbiamo trovato una scelta abbastanza varia, tutta esclusivamente e assolutamente vegana. Dopo una piccola pausa ristoro, per fortuna senza lunghe attese, abbiamo ascoltato per poco Marcel Dettmann. Poco, è vero, ma quanto basta per poterlo definire un Dettmann ordinario, che ha suonato la techno per cui lo conosciamo, senza troppi se né troppi ma. Giunti allo stage Frequency, il più ventoso di tutti, abbiamo ascoltato con entusiasmo Jackmaster in b2b con Jasper James. E’ stato il set “che non ti aspetti”, fuori dalle righe, con un Jackmaster geniale e in gran forma. Il pubblico è andato in delirio sulle note di I Wanna Dance With Somebody di Whitney Houston, e a dirla tutta ci siamo aggiunti al delirio anche noi, senza farci troppi problemi. Dopo aver cantato a squarciagola e aver ballato assieme a tanti simpatici sconosciuti, divenuti grandi amici per quei divertentissimi attimi, abbiamo concluso la prima giornata del festival allo stage Amp con un energico Solomun che non ha deluso nessuna aspettativa. E’ stato impressionante vedere lo stage completamente pieno, comprese le scalinate.
Le luci di ogni palco hanno perfezionato l’intero scenario, e di notte l’effetto visivo è stato incredibile; immersi in un’ambientazione futuristica e digitale, decorata con tubature annodate ed elementi metallici, lamine e pannelli. Le impalcature di alcuni stage, che abbiamo trovato anche nell’edizione olandese, sono state appositamente esagerate e lasciate in vista, come elemento di arredo. I fasci di luce proiettati dall’alto al basso hanno caratterizzato lo stage Generator, creando dei giochi geometrici molto piacevoli, con linee precise e nette. Ad illuminare il cemento del Modular sono state delle enormi impalcature di tubi, led e faretti, ed enormi fasci di luce, creati attraverso il riflesso degli stessi in grossi pannelli di vetro, elementi che hanno anche arredato e completato lo scenario di questo bellissimo stage. L’atmosfera più intima si è venuta a creare nello stage Frequency, quello più house di tutti. Poco illuminato, con una console decorata con delle lamine d’acciaio, era anche quello più in alto e più esposto al vento, e non molti sono riusciti a sopportare il freddo che è sceso una volta calato il sole. Elemento di forza di questo stage è la panoramica su tutto il festival, che di notte diventa uno spettacolo veramente molto bello. I visual invece sono stati l’elemento di perfezione dello stage Amp; proiettati sugli schermi led posti dietro alla console e sul lato opposto alla stessa, sulle scalinate in fondo al dancefloor, hanno illuminato l’intera platea creando un effetto visivo incredibile, soprattutto ad ogni ripartenza degna di nota, di quelle che ti fanno alzare le mani al cielo.
Ad aprire le danze del nostro secondo giorno è stato Lorenzo Bartoletti, ancora una volta nello stage Amp. Tecnica impeccabile per tutta la durata del set, che per la scelta di tracce techno e piuttosto melodiche forse avrebbe avuto più spazio e più senso in un altro stage. Per la prima volta, finalmente, abbiamo avuto modo di sentire dal vivo Amelie Lens, la nuova stella del panorama musicale. La dj belga ha avuto una scalata incredibile negli ultimi mesi, dimostrato soprattutto dalla quantità incredibile di persone presenti allo stage Generator, dove ha suonato. Tecnicamente molto brava, ha tenuto i 130 bpm fissi dall’inizio alla fine. Giusta per il palco techno, probabilmente non si sarebbe creata la stessa atmosfera in un altro stage. Balletti che ricordano un po’ quelli della Kraviz, forte carisma e presenza scenica, ha fatto impazzire tutto il pubblico con una techno in stile piuttosto Drumcode, dove infatti avrà delle uscite a breve. Le persone hanno dovuto ballare anche fuori dallo stage da quanto era pieno; non abbiamo mai visto così tanta affluenza in due anni. Noi onestamente ci aspettavamo qualcosa in più visto tutto il successo che sta avendo. Marvin & Guy sono stati per noi IL set di tutto il festival. In maniera davvero audace hanno saputo osare, proponendo una serie di tracce con cui hanno saputo raccontare una storia. Thank You Micheal Jackson, uscita in edizione limitata su Kompakt, ha scaldato totalmente l’ambiente, riportando tutti indietro nel tempo, ma il momento più bello è stato quello dedicato ai Pink Floyd con l’edit di Billka di Shine On You Crazy Diamond. Un momento che non avrebbero potuto creare con qualsiasi altra traccia.
Dopo una pizza piuttosto accettabile (e qui sicuramente siamo anche noi italiani che abituati “male” pensiamo sempre che possa esserlo molto di più), Daniel Avery ci ha deliziati con un ottimo set ed un’impeccabile tecnica di mixing. Ritornati ancora una volta al Modular stage, è stata la volta di Recondite, dopo il live dei Red Axes che purtroppo ci siamo persi, ma che a detta di molti è stato davvero molto bello. Ha iniziato il suo set con delle tracce slow acid a 117 bpm, salendo fino a giungere alle sue tracce techno più scure, a 128 bpm, senza perdere nessuno sulla pista ma al contrario facendo saltare tutti. Dopo di lui Joy Orbisson, di cui abbiamo sentito solo l’inizio e la fine, ma che con delle tracce belle e potenti non ci è affatto dispiaciuto. Derrick May nello stage Generator si è divertito a giocare con i suoi dischi e i fade del mixer come solo lui sa fare.
E’ stato Coyu a far riempire lo stage Amp una volta calato il sole, con un set molto energico ed in linea con quello che propone la sua label Suara. Pian piano le persone si sono raccolte davanti alla console, ballando, e divertendosi. Tornati ancora una volta al Generator, ci siamo lasciati incantare dal live di Karenn, duo composto da Blawan e Pariah. Hanno letteralmente infuocato la pista con un live sensazionale e anche molto interessante. Ben eseguito e ben studiato, una techno perfetta per ballare ma anche per ascoltare e godersi della buona musica. Il duo dopodiché ha lasciato il posto all’ormai inconfondibile Jeff Mills. L’alieno della musica techno, uno dei volti e dei suoni più conosciuti nel panorama elettronico. E’ stato come sempre un maestro, degno della sua fama e degno di essere l’headliner dello stage techno, essendo per di più uno dei pionieri di questo genere musicale. Non avremmo potuto immaginare un finale migliore per questo stage.
Allo stage Frequency ci siamo goduti un b2b che ci aveva incuriosito appena annunciata la line up, quello di Steffi e Prosumer. E’ stato divertente, con una bella selezione delle tracce di cui la maggior parte house, con una Steffi molto concentrata sul dance floor ed un Prosumer più ballerino. Quasi giunti al termine della giornata, abbiamo ascoltato Paco Osuna e Seth Troxler in b2b che hanno proposto un set divertente ed energico, dalle sonorità techouse. Queste due personalità che combaciano e si bilanciano bene, hanno saputo coinvolgere la folla facendola divertire e ballare. L’ultimo set del nostro viaggio musicale all’interno di questo incantevole DGTL è stato quello di Maceo Plex. Console poco illuminata ma carica di un’energia esplosiva, un susseguirsi di tracce dai bassi potenti e dai ritmi decisi. Abbiamo ballato sotto alla struttura di cemento con altre migliaia di persone, staccando completamente la spina e godendoci gli ultimi momenti di questo festival che tanto ci piace.
La musica si è fermata e le luci si sono accese, riportandoci alla realtà. Come la fine di ogni bel sogno, a malincuore anche questo DGTL è giunto al termine. E’ stata per noi una bellissima parentesi elettronica nel caldo agosto spagnolo. Di certo non si sono fatti attendere molto, iniziando già ad annunciare qualche nome della prossima edizione a cui noi non potremo mancare, semplicemente perché abbiamo iniziato ad adorare questo posto e tutto ciò che ci trasmette.
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