Correva l’anno 2009, ero allo IED di Milano e studiavo Arti Visive. Un professore particolarmente strano e/o interessante ci fa notare i cartelloni che da qualche giorno inondano Milano. Tram, cabine telefoniche e cartelloni pubblicitari son ricoperti da bizzarre scritte, domande per essere precisi. Queste recitavano : cos’è la cultura? Abbiamo dimenticato la cultura?
Queste domande dovevano rappresentare l’advertising della mostra di Alfredo Jaar intitolata “It’s Diffult” che si teneva all’Hangar Bicocca in quel periodo. Tale mostra rappresenta un percorso attraverso le opere più importanti dell’artista il quale crede in una correlazione tra etica ed estetica, attribuisce fondamentale importanza a un ruolo attivo e socialmente responsabile della cultura e insiste sulla necessità di ribadire, attraverso l’energia creativa dell’arte, posizioni etiche, anche fortemente critiche, di fronte a temi difficili e a fatti gravi come ingiustizie, genocidi, emergenze umanitarie.
Fu una mostra molto toccante ed introspettiva.
Per la prima volta vedevo così tanta umanità in un’opera d’arte e sempre per la prima volta vedevo così tanta poliedricità in un artista. Dalla scultura all’installazione, dal video alla fotografia, dal light box fino ad opere di dimensioni ambientali.
Un artista che mi ha aperto molte porte mentali e creative.
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