#Trip Diary# 10 anni di Phonica – Fire!

domenico
Tempo di lettura: 2' min
5 March 2014
Review 4 U

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Una pausa per riposare.
Una pausa per pensare.
Una pausa per ricordare.
Una pausa per continuare ad ascoltare.
Mai smettere di ascoltare musica, mai smettere di ascoltare il nostro cuore.
Comunque sia una pausa resta pur sempre una pausa. Un momento meditativo durante il quale raccogliersi, raccogliere le proprie idee e capire cosa vale la pena andare ad ascoltare.
Di roba figa Londra ne ha sempre avuta in abbondanza e per fortuna di Underground non c’è solo la metro. C’è sempre qualcosa di bello e nuovo da scoprire, senza dimenticare il vecchio che avanza che sa sempre come difendersi. L’importante è non perdere la voglia di scoprire e di ascoltare.
A pausa finita mi rendo conto che è arrivato il momento di tornare a calcare il dancefloor, evitando di perdermi in discorsi mistici che di orecchiabile hanno ben poco.
Non c’è occasione migliore del lungo compleanno di Phonica, questi 10 anni che sembrano non finire mai.
phonicaArmiamoci allora di biglietti e andiamo a festeggiare. Dove?Al Fire. Location storica di Londra, famosa per gli after, gli after degli after, degli after, insomma uno di quei posti che sai quando aprono e non sai mai quando chiudono…anzi se chiudono! Come uno dei migliori posti che si rispetti nella capitale inglese fila per entrare, fila per i controlli, fila per il guardaroba e fila per la fila. Per l’occasione e soprattutto per la grande affluenza oltre al Fire è aperto anche il Lightbox, locale dirimpettaio, dalle mille e una luce.

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La suggestione delle locations è pazzesca, si passa da una sala all’altra attraverso lunghi corridoi accalcati di persone. Non sei tu che cammini ma la massa umana che ti trasporta. Non sai dove stai andando perché si vede ben poco, qualche laser e luce colorata si mescolano ad una fitta condensa. Gente ovunque! Quando? Un sabato sera, e che sabato sera. Quando la capitale è in preda ai parties più sciccosi per la fashion week c’è chi preferisce i misteriosi tunnel sotterranei simbolo di quella che fu la prima rivoluzione industriale. Chi? Non solo i ragazzi di Phonica, non solo i fan di Phonica, non solo i Krankbrothers, che per l’occasione spallegiano il party, ma soprattutto Mr. Henrik Schwarz. Ospite indiscusso della serata.

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La mia più grande attesa. Uno dei live che mi mancava e che aspettavo da tempo. Un tripudio, un calore da parte di tutta la pista. Quasi due ore di live, musica e melodie, violini, cassa e tante mani al cielo; “Kuar” ancora risuona tra i miei pensieri e i ricordi di una serata memorabile. L’inchino è d’obbligo, l’applauso anche.
E poi? Poi chi non ti aspetti, anzi chi non conosci. Midland. Perdona la mia ignoranza, le tue date su RA parlano da sole, da qua a non so quando in giro per il mondo. La tua musica è massima espressione di quella “terra di mezzo” dove ti è concesso osare.

Una bomba dietro l’altra, la cassa un continuo salire, il party sembra non finire mai.
A te l’onere e l’onore di chiudere una di quelle serate per le quali è valsa la pena aver fatto più di un ora di file. Tutto il resto, è un bel cappuccino, un bus preso al volo e un cielo limpido alle prime ore del mattino in questa fottuta città che non si ferma mai. Happy b-day Phonica e benvenuto a Londra “fratello”. La tua prima volta non poteva che essere così!

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