Caro Luciano ti scrivo #80.04.17# Luciano & Friends @ Printworks

domenico
Tempo di lettura: 2' min
28 April 2017
In primo piano, Review 4 U

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Caro Luciano ti scrivo,
ti scrivo perché non posso fare altro. Ti scrivo con la speranza che forse un giorno leggerai, anche se ne avresti di cose da leggere mie e di chissà quanti altri. Ti scrivo ascoltandoti, riascoltandoti, sorridendo e lasciando che i ricordi bombardino la mia mente.

Acqua ne è passata tanta sia sotto che sopra i ponti. Era un freddo dicembre bolognese e mai così caldo fu quel Link. Non ricordo se erano le sette, le otto o forse anche le nove del mattino, quello che ricordo è che la luce iniziava ad entrare e tu non volevi più smettere, noi non volevamo più andarcene e la musica voleva solo continuare a suonare.

La prima volta del “baffo”, le tue mani al cielo. Rimasi estasiato da quell’interazione di suoni latini, dalla tua capacità e voglia di mescolare le tue radici con la tua musica. Tu che avevi una storia da raccontare in fuga da una terra dove la musica aveva difficoltà ad esprimersi. Mi divertivo, mi metteva allegria, sentivo la festa intorno e sapevo che non sarebbe finita la! Ecco Lucien quella fu la prima volta e da allora di strada ne abbiamo macinata tanta: dal Muretto al Guendalina fino alla svariate serate a Londra. Sempre presente io e sempre più in grande te.

Si cresce nel tempo, si investe su se stessi, sulla propria immagine, sui propri interessi e sul proprio lavoro e la tua evoluzione è palese come è palese l’evoluzione di tanti altri tuoi colleghi. E allo stesso tempo i party stessi evolvono ed il Printowrks ne è la dimostrazione. L’industriale che prende vita, fasci di luci che sfrecciano tra tubi, balconate e carrelli. Dove si stampavano giornali ora si stampano sorrisi. Queste mie parole vorrei che arrivassero anche a voi amici del Printworks.
Voi che credete nella musica, nella potenza della musica. Voi che investite, create occupazione, proteggete e tutelate chi suona e chi balla. Voi che attraverso il recupero e la valorizzazione degli spazi date vita a luoghi di aggregazione. Voi che la prevenzione salva più della proibizione.

Te l’ho detto strada ne abbiamo macinata tanta entrambi io forse non sono più la “groupie” di una volta però ora mi diverto a giocare con le parole e a raccontare quello che i miei occhi vedono e quello che il mio cuore ascolta. Come potevo perdermi le trombette, i tamburelli, il profumo del Cile, quei sapori gitani che si respirano alle tue feste, il “Vagabundo de la noche”! Volevo passare per un saluto.

E a chi mi dice “Guarda che non è più lo stesso” o “Guarda che non suona più come prima” la mia risposta è sempre stata “Guarda che neanche io sono più lo stesso e non ballo neanche io più come prima” . La verità è che vedendoti suonare in me resterà sempre impresso il ricordo di quella finestra che ad una certa ora del mattino si aprì dietro le tue spalle e tu con una mano al cielo e l’altra sul mixer non volevi far altro che farci continuare a ballare. Hasta luego compañeros!

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