Boiler Room x roBOt: vi raccontiamo com’è andata

Palazzo Re Enzo, Bologna - 18.04.2019

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
23 April 2019
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Come trasformare un banale giovedì sera in uno degli appuntamenti musicalmente più interessanti dell’anno

Giovedì scorso si è tenuta la tanto attesa data del tour mondiale di Boiler Room a Bologna. L’occasione era quella di una roBOt night, serie di party organizzati da roBOt festival durante tutto l’anno e che, a Palazzo Re Enzo, è ormai di casa.

L’affluenza come volevasi dimostrare è stata altissima, registrando il sold-out poche ore dopo l’uscita dei biglietti sui canali ufficiali e conseguente bagarinaggio feroce data l’alta richiesta. Ma al di là dei numeri e delle presenze, quella di Bologna è stata una delle Boiler Room musicalmente più “sperimentali” realizzate in Italia. Una line up composta quasi interamente al femminile e di livello altissimo ha visto alternarsi Kali Malone, Caterina Barbieri (entrambe live), Silvia Kastel (seconda artista italiana dopo la Barbieri), Bambounou e Nazira.

Molti inizialmente hanno storto un po’ il naso per la troppa sperimentazione ma si sa, ad un genere di evento come la Boiler Room, quelli davvero interessati alla musica sono sempre meno di quelli che ci si aspetterebbe. E del resto ci sta, fa parte del gioco, fa parte del prodotto che è diventato BR e fa un po’ parte di tutto quell’egotismo da social network al quale ormai siamo abituati, per non dire assuefatti.

(continua sotto)

boiler room bologna

Tornando alla sostanza invece, dopo il warm-up dei local heroes RBT Soundsystem, è stata Kali Malone ad aprire questa Boiler Room, introdotta dal microfono di Lele Sacchi. Cresciuta in Colorado, vive a Stoccolma ormai dal 2012, il live di Kali Malone è senza ombra di dubbio quello più difficile di tutta questa Boiler Room. Minimalismo noise estremo concentrato su composizioni long-form che combinano sintesi modulare con strumentazione acustica, difficile da comprendere se si è arrivati a Palazzo Re Enzo con la voglia di ballare.

Dopo di lei è il turno di un’altra artista che ha fatto della sperimentazione sonora la sua bandiera: Caterina Barbieri. Bolognese di nascita ma residente a Berlino da diversi anni, suona un synth modulare come fosse un violino. Armoniosa, onirica, vibrante. Un’esibizione a tratti emozionante, un viaggio nell’iperspazio che tiene tutti con le orecchie incollate davanti alla consolle, e capace di far dimenticare anche ai più presenzialisti la presenza delle telecamere.

Un’italiana tira l’altra, così dopo di lei il set di Silvia Kastel. Tra i set più interessanti e danzerecci, senza nulla togliere all’apprezzatissimo franco-maliano-polacco Bambounou (che tra l’altro a Bologna aveva già suonato anni fa ad un Pump This). Ultimo ma non meno importante il set di Nazira, portavoce della scena underground in Kazakistan. Contaminazioni techno, acid e wave hanno rimbombato nell’immenso Salone del Potestà, dimostrando una notevole abilità nel mixing alternando generi diversi come se fosse tutta parte di un’unica performance artistica semplicemente perfetta, contribuendo anch’essa a trasformare un banale giovedì sera in uno degli appuntamenti musicalmente più interessanti di questo 2019. E ora non ci resta che aspettare la prossima puntata, in diretta dalla capitale.

 

Words: Richard Giori
Photo: Janine Billy

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