Giovanni Damico, The Basement, il TubeClub e la Modena notturna

theverol
Tempo di lettura: 2' min
6 February 2019
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Dalla musica house a quella afro per scaldare l’inverno modenese, tutto questo è The Basement

16 febbraio 2019: ritorna The Basement, la prima del 2019, la terza della stagione. E ritorna con un ospite d’eccezione, che si esibirà al TubeClub Mind the Gap, cult location della notte modenese.

L’ospite, fondatore della White Rabbit Recordings, che vi farà ballare a suon di house, deep, disco, boogie, funk e afro, è il producer campano Giovanni Damico, artista geniale ed eclettico che, nonostante la sua giovane età, ha già fatto parlare tantissimo di sé.

A scaldare il dancefloor, prima dell’arrivo in consolle di Damico, ci penserà Riccardo ReeKee Masi, veterano dei party targati The Basement nonché owner della label Wrong Notes.

Polpetta Mag ha deciso di incontrare Giovanni Damico per spillargli qualche curiosità sulla sua vita artistica, sulla sue passioni al di fuori dei club, sul suo futuro artistico ideale e sulle difficoltà di creare un’etichetta in Italia e farla crescere.

 

  • Ciao Giovanni, benvenuto su Polpetta Mag. Rompiamo subito il ghiaccio: la musica come una delle tue passioni più importanti, anzi, azzardo e chiedo: è la più importante? 
    Esatto, è la più importante infatti!
    Anche se più che chiamarla “passione” io la chiamerei “vocazione” in quanto la mia vita è stata quasi interamente dedicata ad ascoltare e creare musica, ho iniziato a 13 anni e ora ne ho 31. Se non facessi quello che faccio probabilmente sarei un disadattato infelice (non scherzo).

  • Suonare al The Basement, al TubeClub, quali emozioni ti provoca?

    Direi gioia e speranza perché ho davvero poche serate in Italia e quando capita sono più che predisposto e felice di contribuire alla scena del clubbing nostrano

  • Nella vita privata, quando non lavori, come spendi il tuo tempo? E quali sono le tue passioni trainanti oltre, chiaramente, alla musica?

    Non ho altre passione trainanti (o almeno credo). quando non sono in studio faccio la vita che fanno un po’ tutti.. ragazza, birrette, bar, amici, cane, cinema, un po’ di sport e se riesco, ci inserisco una capatina in negozi o bancarelle di dischi.

  • Sei fondatore della White Rabbit Recordings: immagino che essere owner di un’etichetta in Italia, oggigiorno, sia difficile come per tantissime altre mille cose. Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato ad oggi, in un mercato musicale tanto difficile quale quello italiano?

    Tralasciando il fatto che sono fermo da un po’ con la mia label e ormai non credo di continuare quel percorso (la storia è lunga), non ho avuto grosse difficoltà col mercato italiano. quasi tutte le uscite su WRR sono molto vicine alla scena dell’house music e quindi “suonabili” dai dj e più facilmente vendibili in giro.
    Le uniche difficoltà sono state economiche (soprattutto all’inizio) per i costi di stampa e distribuzione dei vinili, anche perché fino a qualche anno fa in Italia non c’erano più stamperie accessibile e bisognava per forza rivolgersi all’estero. le cose sono andate meglio quando ho iniziato a collaborare con dei distributori (esteri ovviamente) che mi garantivano il “press & distribution”, ovvero un contratto che prevede l’onere di tutti i costi alla distribuzione, a patto che si riescano poi a vendere almeno un numero di copie necessarie a recuperare le spese.

  • GrazieGiovanni! La redazione ti fa un grosso in bocca al lupo! See you on the dancefloor!

    Saluti dalla Costiera Amalfitana

 

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