Sunwaves 2015

luca-vitale
Tempo di lettura: 7' min
21 May 2015
Il Giovedì di Vith

Quando si parla di Romania le associazioni mentali sono semplici: belle donne, vita da nababbi, i tetri castelli della Transilvania e le scorribande del caro vecchio Adrian Mutu. In realtà però, ciò che mi ha spinto a varcare i confini dell’ Est Europeo è quel segreto che ormai tutto il “circus” della notte sta scoprendo sempre più nel dettaglio: una nightlife in rapidissima ascesa, verticale, capitanata da una banda di artisti che, attraverso la loro ricerca musicale minuziosa e la quasi totale devozione al “digging” su qualsiasi genere e su qualsiasi età storica, si stanno facendo spazio nell’Europa della notte che conta, Berlino e Londra su tutte che sempre più propongono serate minimaloidi e vicine alle sonorità così groovose, così dettagliate percussivamente ed organiche, mischiate a colpi di breakbeat che calzano alla perfezione creando un insieme di suoni completo e coinvolgente.

Il main event più famoso per la Romania che balla è il Sunwaves, festival oramai giunto alla sua 17ma edizione che si svolge sulla costa del Mar Nero, in un affascinante istmo a pochi km dalla magnifica Costanza, più precisamente a Mamaia, località di villeggiatura estiva battuta soprattutto dai nostri “conquistador” Italiani più che da ragazzi dai piedi ballerini e con le orecchie ben aperte come me.

Il festival si svolge due volte all’anno, a Maggio e ad Agosto: il primo, più tecnico, propone una sfilza infinita di dj rumeni più o meno famosi e una aggiunta di 5-6 headliners di richiamo internazionale che rispondano alle “Romanian attitudes” menzionate prima, mentre il secondo di Agosto è molto più simile a un Timewarp sulla spiaggia, basato su grandi nomi mondiali stranieri.

Armati di sorrisi e tanta voglia di scoprire questo sconosciuto Sunwaves, siamo partiti alla volta di Bucarest il 30 Aprile dove ci attendeva un bus navetta che ci avrebbe portato al nostro albergo a Mamaia, e non senza qualche peripezia e una ben approfondita chiacchierata con 5 ragazze inglesi decisamente proficua siamo giunti a destinazione.

I presagi erano importanti: 4 giorni di musica no stop, in cui i concetti di qualsiasi normale essere umano di percezione temporale e possibilità di riposate maggiori di 3 ore erano pure utopie, night parties dalle 23 con open end e after parties dalle 10 alle 23. Il tutto suddiviso in 2 stages (Scene, come le chiamano in Romania) per i parties notturni e due stage all’aperto per gli afterparties. Line-up composta da pesi massimi come il Professor Zip, Lee Burridge, lo sciamano Ricardo Villalobos e il tridente [a:rpia:r] che rispondono al nome di Rhadoo, Petre Insiprescu e Raresh, tre veri ispiratori e trascinatori del movimento rumeno nel mondo. Il tutto condito da glorie come Vera, Piticu, Dan Andrei, Alexandra, Cezar, Praslea, Sonja Moonear, Valentino Kanzyani e i più quotati Carl Cox, Tale of Us e Marco Carola. Una sorta di guerra legalizzata, per farla breve.

foto1

Dopo un pisolino per ripianare le fatiche del viaggio ci siamo recati al festival, e un non brillantissimo Craig Richards sta riscaldando l’unico stage attivo per la prima serata, decidiamo perciò di esplorare l’area del festival per preparare al meglio i parties successivi e per captare con l’”occhio clinico” l’atmosfera e la qualità della struttura, delle persone all’interno e di tutte le aree debitamente preparate per il relax e per riposare gli arti dopo le lunghe battaglie musicali. Il wi-fi gratis efficientissimo in tutta l’area del festival è già il primo punto a favore dell’organizzazione.

 

 

foto2

 

 

L’incontro con i nostri gemellati amici Svizzeri , conosciuti durante un vecchio party [a:rpia:r] a Barcellona e con il nostro stesso amore verso la Madre Romania accende la festa e voliamo in prima linea, suona Valentino Kanzyani. L’impianto Funktion One si fa sentire, la posizione dei diffusori è tale da rendere una qualità sonora incredibile in ogni angolo dello stage, e la festa è servita. Valentino si esalta in colpi di techno, ballate latine e turbinii di hi-hat molto “Lucianegganti” che rendono la pista da ballo una vera e propria arena senza esclusione di colpi. Un ottimo antipasto per i giorni a seguire, ma ancora non sapevamo cosa ci stava aspettando realmente.

 

foto3Un “power nap” di qualche ora per ricaricarsi e siamo pronti per l’after party, in spiaggia, e le alte aspettative su questi ultimi non vengono tradite: l’organizzazione meticolosa di bar, struttura dello stage e soundsystem ci lascia senza parole. Il sole alto e l’atmosfera wild mi convincono a spingermi in pista e le vibrazioni sono fortissime, alzo lo sguardo e vedo al comando degli strumenti uno dei miei pupilli, Piticu, uno dei più quotati dj rumeni, già con tante date all’attivo all’estero tra cui gli USA al Resolute di NYC e importanti releases supportate in tutto il mondo; la sua neonata UNANIM ha avuto il supporto di grandi come Ricardo Villalobos, Zip, Thomas Melchior per citarne alcuni. Il suo set è un trionfo di suoni a cavallo di ogni genere, house, techno, minimal, deep, egregiamente elaborati in passaggi meticolosi e di un organicità stravolgente, a dir poco magistrale. La maggior parte dei dischi selezionati erano in vinile, come vuole la tradizione rumena che è particolarmente devota alla plastica rotonda; non è un caso che tutte le based labels rumene rilascino dischi esclusivamente in vinile e tirature limitatissime (3-500 pezzi senza eventuali ristampe future) andando completamente in controtendenza rispetto alla digitalizzazione delle tracce e alla forte espansione di Beatport o altri stores digitali.

Il sole tramonta e ci prepariamo a una delle notti più importanti: nello stage 1 si esibirà Carl Cox e nello stage 2 i tre moschettieri dell’[a:rpia:r] in un extended set di 12 ore dove si alterneranno con un disco a testa. Ad aprire le danze, Matei Tulbure, altro astro nascente e coccolatissimo dai suoi colleghi compatrioti, soprattutto per la sua formidabile resa in studio sotto diversi alter-ego. Il suo set propedeutico alla tripletta seguente è intelligente e mai banale, peccato per qualche errore in fase di mixaggio abbastanza importante per una pista così esigente e preparata, e non tarda ad arrivare qualche gesto di disappunto da parte dei più pretenziosi.

foto 4
Entra in scena l’ [a:rpia:r] e il clima si fa rovente: la magica deep house con accenti di pura garage di Raresh, i bassi profondissimi così caldi e così vibranti da sembrare dolci carezze di Rhadoo e gli sguardi fugaci di Petre Inspirescu alla pista in fiamme mentre incanta con la sua musica minimale finissima, a tratti quasi pura elettronica, è qualcosa di sensazionale. I tre si susseguono in un vero viaggio musicale, passando da Little Hado a Darude, dai Blunted Dummies a Seven Davis Jr. Semplicemente Lezione di Musica. Per 15 ore. Divino.

I balletti incontrollabili di Raresh sempre fluidi anche dopo ore di dj set chiaramente ispirati a un certo signore Cileno inizia a preparare la nostra mente e le nostre (stanche) gambe al Grand Finale; l’enfant terrible rumeno Praslea, Sonja Moonear e il signore di cui sopra: Ricardo Villalobos.

Arrivamo allo stage 2 con forte ritardo, durante il set di Sonja Moonear, e la ragazza prodigio è in serata di grazia: vere tormente da dancefloor culminate in questo intramontabile evergreen di Dj Hell del 1998 che ha marchiato a fuoco il set come uno dei migliori a cui ho mai assistito della primadonna Svizzera.

Il tempo vola ed il ciuffo ribelle appare in consolle, sorrisi e baci a tutto il backstage, un drink ed è già protagonista: la sua edit su Heiko Laux come disco di apertura viene accolta con un boato dai tanti fedeli del Maestro accorsi numerosi a un evento come il Sunwaves dove Ricardo è il pioniere incontrastato.

foto1(2)

Il resto del set è leggenda, tratti di follia geniale a colpi di 808 alternati a momenti austeri, quasi clericali, e il silenzio durante il suo set era surreale. Non volava una mosca, solo il battito all’unisono di 20000 piedi sul poco stabile legno pavimentato della struttura. Il chord inconfondibile di Dexter che riecheggiava nel tendone ha toccato il cuore di tutti, e non nascondo che la mia decantata debolezza verso questo dj si è manifestata in quel momento con qualche piccola lacrima di emozione sul mio viso.

 

Ricardo senza frontiere trasporta la folla dagli anni 80 ai giorni nostri, dai più ballabili treni techno a veri e propri classici della musica contemporanea come il remix di Kenny Larkin per Kevin Saunderson, passando per fantastici bootleg creati al momento assolutamente impensabili come Nobody s’Diary dei dimenticati Yazoo mixata con audacia a un locked groove di Delano Smith. Momenti indelebili. Il back-to-back-to-back con Praslea e Sonja Moonear nella parte finale della mattinata rende onore a una notte miliare che rimarrà per sempre impressa nella mia mente.

L’afterparty finale è il giusto modo per terminare la Celebrazione alla Musica delle ultime 72 ore, e chi meglio di Zip può incarnare le vesti di Cerimoniere ?

foto5

Co-fondatore di Perlon, 20 anni di storia all’attivo, collaborazioni musicali in ogni campo attraverso decine di progetti differenziati, ricerca musicale massima e devozione totale all’analogico, a partire dal vinile: il Professore si presenta con 4 borse strabordanti di vinili con le rispettive sleeves consumatissime, segno tangibile del range di annate musicali che propone.

Il set è adatto a una giornata di sole, deep 90’s a tratti funky, house music pura e gli applausi del pubblico sono costanti. Zip mostra tutta la sua classe in passaggi precisi, organici e sempre equilibrati mantenendo il leitmotiv di tutto il festival di suonare musica attinente a diverse epoche storiche. Highlight del dj set il classico di Paul Johnson recentemente ristampato su Chiwax, Slinky, strasuonato dalla legione di dj precursori americani di Chicago negli anni 90.

 

Il sole scende ed è finalmente il momento di riposare e prepararsi al rientro, con negli occhi la consapevolezza di aver vissuto un esperienza indimenticabile.

Speriamo che la curiosa notizia del dj set di 24 ore no stop di Marco Carola durante la notte di Ricardo Villalobos nello stage 1 non avvicini questo festival agli altri più “mainstream” dell’ovest Europeo , in quanto il segreto di quest’ultimo è proprio il pubblico a cui si propone, mirato e selezionato mediante una scelta artistica particolarmente underground e rivolta agli appassionati del genere.

Inoltre, per quanto la Romania cada nel luogo comune di essere una nazione pericolosa o con gente poco ortodossa, il Sunwaves è una vera dimostrazione di civiltà e rispetto come mai mi era capitato di vedere in altri festivals. Dallo staff ai baristi, dai clubbers agli addetti ai lavori. Tutti uniti sotto una grande bandiera, che per molti è motivo di vita: Musica.

WORDS BY LUCA VITALE

foto7

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!