SBAGLIATO [update 0.6]

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
13 November 2013
Art

Per il sesto update, Polpetta incontra SBAGLIATO.

Quando e come è cominciato questo tuo progetto di street art?

il progetto nasce due anni fa a Roma.

Alcuni dicono che SBAGLIATO sia una crew di artisti, altri dicono che si nasconda solo una persona dietro questo enigmatico nome: qual’è la verità?

In realtà sbagliato è una persona sola.

Come mai hai scelto di dirigere la tua arte verso gli elementi architettonici, nello specifico le finestre?

L’intenzione è quella di fare una ricerca sull’architettura a 360 gradi, per sottolineare l’impellente bisogno che ha l’uomo di modificare lo spazio che abita. Le finestre sono una specie di sigla, il modello cui tutti mi associano perché è il più universale e diretto, ma tengo a sottolineare che la mia indagine coinvolge tutti gli elementi architettonici.

Oltre ad una grande ironia, ci sono dei messaggi in particolare che vuoi comunicare?

Fin dalla sua nascita la street art, ha sempre avuto un approccio diretto e immediato per quello che riguarda la comunicazione di qualsiasi tipo di messaggio: politico, propagandistico e sociale. Sono molto convinto che uno dei punti forti del progetto sia il fatto di essere distaccato da questa tipologia di linguaggio. Solitamente la street art consegna un’impressione, una risposta, io cerco di consegnare allo spettatore gli elementi che inneschino dei processi cognitivi: creare la possibilità di immaginare uno spazio, lì dove non potrebbe essere; Andare a modificare le architetture preesitenti; mischiando i linguaggi architettonici.

In questi giorni leggiamo sui giornali un accanimento verso la street art, vedi il sindaco Bloomberg con Banksy e la denuncia nei confronti di Alicé: cosa ne pensi a riguardo?

Lavorando nell’illegalità può accadere anche questo, anche se penso che sostanzialmente siano solo ottime notizie per gli artisti presi di mira, perché in definitiva per loro si tratta solo di tanta pubblicità. Mi sembra che il movimento reale sta andando in un altra direzione perché le città ormai stanno cominciando ad accettare e capire la street art, anche come un mezzo per riqualificare i contesti urbani e suscitare spunti di riflessione e stimoli nuovi e originali in chi vive ogni giorno la vita della città.

Operando principalmente a Roma, quali sono gli aspetti negativi e quelli che invece ti soddisfano, dell’universo della street art nella capitale? Trovi delle connessioni con Bologna?

Credo che ognuno abbia il diritto di interagire con la città come e quando vuole. Io non sto troppo attento a quello che accade a Roma in particolare, o almeno non di più rispetto a quello che accade in altre città italiane e straniere. E’ importante stabilire connessioni con altri artisti, scambiarsi visioni e idee, lavorare insieme. Questo è un fattore essenziale nella mia ricerca.

Noti delle differenze, tra l’Italia e il resto d’Europa, sulla visione generale che ha la gente della street art?

Vi sono molte differenze da città a città, in certi contesti come Londra, Berlino ecc.. e sicuramente i contesti cambiano. A Londra e a Berlino, ad esempio, la street art ha avuto un riconoscimento e in queste città sono stati concessi ampi spazi per intervenire con opere murali. A Londra addirittura è previsto un giro turistico dedicato alla street art.    Ma anche in Italia da un po’ di tempo le cose stanno cambiando. Alcune amministrazioni lascino i muri per commissionare opere pubbliche molto importanti. Basti pensare al quartiere Ostiense a Roma che è diventato un vero e proprio baluardo dell’arte pubblica, chiamato dalle testate giornalistiche più importanti al mondo (Ostiense street art district) con più di 20 opere murali legali, sponsorizzate e prodotte dal comune di Roma. Questo ovviamente è un bene perché fa crescere un fermento culturale nella città. La gente ha smesso di difendersi, ci apprezza sempre di più e cerca di capire il nostro messaggio.

Come riesci a “vivere” della tua arte?

Con le commissioni private e pubbliche riesco a vivere.

Sei d’accordo con chi afferma che nell’arte contemporanea ormai non è possibile creare qualcosa di nuovo, perchè è gia stato sperimentato tutto?

Il discorso è molto ampio, ma in sostanza penso che in ogni processo artistico ci siano stati degli “originatori” e altri che hanno rivisitato concetti già stati affrontati. Anche nella street art avviene la stessa cosa. L’innovazione vera stà nel fatto che il processo artistico è molto di più impatto perché si svolge nella strada e quindi alla portata di tutti.

Quali sono gli artisti ai quali ti ispiri?

Non mi ispiro a nessuno in particolare, ma amo e seguo il lavoro degli astratti geometrici Italiani per dire 108, Moneyless, Tellas ecc.. poi i miei amici Gaia, Borondo e Domenico Romeo.

Grazie Sbagliato! Ultima domanda: chi ci consigli di intervistare?

Se hai il modo ti consiglierei di intervistare Gaia o Domenico Romeo.

 

Cristina Bigliatti

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