PVP – Major Tom: la leggenda dell’astronauta di David Bowie. Parte 1.

md-romero
Tempo di lettura: 5' min
4 January 2017
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Ad un anno dalla scomparsa di David Bowie, uno dei più grandi ed influenti artisti del ventesimo secolo, abbiamo deciso di commemorare la sua figura con la sua prima (ed onnipresente) persona. Major Tom.

È il 1969, Il giovane David Jones, fregiatosi da poco del tagliente (o meglio a doppio taglio se si segue William Burroughs) pseudonimo David Bowie diventa finalmente noto sul panorama mondiale grazie ad un singolo decisamente d’impatto e di forte attualità. Parliamo, ovviamente di Space Oddity. Influenzato dalla corsa allo spazio, dalle frasi di Gagarin, dai racconti di Ray Bradbury ma soprattutto dal film 2001: A space Odissey (notare l’assonanza fra Odissey e Oddity). In piena space age il singolo di David Bowie, coadiuvato da due videoclip, è emblematico, iconico e profondamente influente.

Tom, astronauta in procinto di lasciare la terra per un viaggio nello spazio si prepara alla partenza, mentre comunica con il Ground Control. La navetta (o meglio Tin Can, la scatoletta di latta) fluttua finalmente nello spazio, Tom vede la terra, la vede blu (riferimento alla frase di Yuri Gagarin The Earth is Blue) riflette brevemente sulla piccolezza del genere umano a confronto della vastità dello spazio, mentre dalla terra gli comunicano entusiasti che la missione ha avuto successo, che tutti vogliono sapere tutto di lui, Tom, l’uomo dello spazio. Tom perde interesse per la terra decide di tranciare i contatti con la terra e fluttuare alla deriva nello spazio verso un posto lontano, verso l’infinito.

Il brano viene usato dalla BBC per i video dell’allunaggio dell’apollo 11 per poi venire riproposto negli anni successivi in varie cover, omaggi e citazioni più o meno alte. Vale la pena ricordare alcuni dei molteplici omaggi a Bowie fatti dal genio del Game Design Hideo Kojima nella sua saga più conosciuta: Metal Gear Solid. Space Oddity non solo ha lanciato Bowie, e la sua persona, Major Tom in un cosmo dal quale poi entrambi non hanno più avuto modo di discendere, ma ha influenzato come non mai l’umanità intera.

Del video esistono due versioni, la prima del 1969, facente parte del film Love you ‘Till Tuesday (una raccolta di video promozionali del cantante) vede David Bowie, diretto da Michael J. Thomson, interpretare tutti i personaggi della storia nel botta e risposta fra Major Tom e Ground Control.

Major Tom qui è rappresentato come un giovane in tuta spaziale argento ed elmetto con visiera Blu che fluttua nella navicella che possiamo vedere attraverso un fish eye che vuole dare l’idea dell’oblò. Il video ricalca le atmosfere dei serial di fantascienza degli anni 60. Sono ancora le prime sperimentazioni di videoclip, non c’è una vera e propria performance musicale e Bowie mette in mostra al mondo il suo estro recitativo.

La seconda versione, denominata quella ufficiale ci giunge nel dicembre 1972, quando ormai, Major Tom ormai perso fra le galassie aveva lasciato il posto all’androgino, istrionico e alieno Ziggy Stardust. È proprio nella veste di Ziggy Stardust che Bowie, chitarra alla mano, canta Space Oddity in un’atmosfera più cupa e pesante con sovrapposizioni occasionali di un oscilloscopio e virate in rosso. Il video, diretto da Mick Rock, venne originariamente girato per promuovere la riedizione statunitense del 45’ di Space Oddity (con al lato B, ricordiamo, Wild Eyed boys from Freecloud) e nella sua semplicità mette al centro della scena lui, David Bowie in veste di Major Tom e Ziggy Stardust, alieno ed astronauta.

Passano gli anni e Bowie uccide Ziggy Stardust al termine del tour Aladdin Sane. Gli Spider from Mars si sciolgono e dopo un excursus distopico e Burroughsiano (e Orwelliano) in Diamond Dogs, i problemi di tossicodipendenza, i contratti al limite della criminalità dell’agente Tony Defries e il generale disagio creato dalla celebrità (cosa di cui ha cantato in maniera molto esplicita anche Marshall Mathers III in arte Eminem) hanno portato Bowie in un periodo di crisi totale. La necessità di trovare nuovi spunti e rinnovarsi hanno dato il via al periodo berlinese assieme all’estro di Brian Eno e alla sapiente produzione di Tony Visconti. È al termine di questa rinnovata sperimentazione che David Bowie, ormai divenuto Il duca bianco, riprende un’altra volta il suo primo alter ego, Major Tom, in Ashes To Ashes.

Ashes to Ashes è uno dei pezzi più struggenti, profondi e autobiografici che Bowie abbia mai scritto. Tom dopo essere finito in mondi lontani ricontatta il Ground Control. Tom è sperduto lassù nei cieli, in un mondo alieno, vuoto, a metà fra un manicomio e una landa desolata, in preda alla depressione, alla follia e alla tossicodipendenza. È diventato un personaggio scomodo Major Tom, un tossico (we know major Tom’s a Junkie) uno da evitare (My mama said to get things done, you better not mess with Major Tom) un inetto (I’ve never done good things, I never done bad things, I never did anything out of the blue). Questo impietoso autoritratto nasce dalla necessità di Bowie di creare un sunto di tutto quello che è stato il suo percorso artistico finora, fatto di brutali eccessi, di crisi di identità e di un esasperato romanticismo/narcisismo infilzato dalla solitudine.

Scary Monster, l’album che contiene il singolo Ashes To Ashes, è un punto di arrivo, una tappa conclusiva del percorso riflessivo e sperimentale iniziato con Station to Station e il personaggio del duca bianco. Per dirla con parole di Bowie, Ashes to Ashes derivava dalla necessità di liberarsi degli anni 70 e ricominciare da capo. Il video musicale, fra i più celebri della storia del videoclip è complesso, simbolista e profondamente affascinante. Vediamo David Bowie indossare i panni di Pierrot (iconico l’abito disegnato da Natasha Korniloff, una versione argentata, distopica e unica della classica maschera, che unisce curvature floreali al rigore medioevale della maglia metallica) e di Major Tom.

Bowie passeggia su una spiaggia marziana dal mare nero e dalle rocce rosa, marciare assieme ad una serie di figure pseudo ecclesiastiche seguiti da un grosso bulldozer e accanto ad una anziana signora (la madre di Tom?) mentre in altre sequenze abbiamo Major Tom, bloccato su una sedia accudito dalle infermiere, incatenato in un antro con dei tubi attaccati alla tuta spaziale e in una stanza dalle pareti imbottite. Il Bowie Pierrot narra e mostra la tragica fine di un eroe ridotto alla follia, alla depressione, incatenato e dimenticato nelle lande stellari. Il video è stato co- diretto da Bowie e David Mallet ed è privo di una particolare narrazione. Girato sulla costa del Sussex Orientale (nello specifico a Beachy Head e a Hastings), è fra i primi video a utilizzare le tecniche al tempo all’avanguardia del Paintbox con un massiccio lavoro di post produzione e montaggio. La simbologia è interessantissima.

La marcia degli ecclesiasti con Bowie Pierrot in testa è simile ad una cerimonia funebre. Pierrot stesso, il clown innamorato della luna e quindi dello spazio, dove lo stesso Tom è andato alla deriva è officiante dell’elogio funebre ad un personaggio tragico come Tom. Interessante vedere l’ombra di Kenneth Anger, che mise in scena in Rabbit Moon (1950 e poi 1971) un Pierrot desideroso e smanioso di andare a trovare il coniglio che abitava sulla luna (credenza popolare degli indigeni del centro america).

Il punto d’unione fra Anger e Bowie è il padre di Thelema, Aleister Crowley, di cui sia il regista che l’artista subirono il fascino e l’influenza. Ma non è la prima volta che Pierrot compare nello stesso contesto di Major Tom. L’album Space Oddity ha al suo interno un dipinto di George Underwood che mostra in basso a sinistra un pierrot consolare una anziana donna. Vediamo sul video Ashes To Ashes la stessa anziana signora rimproverare Bowie nelle vesti di Pierrot durante la nenia finale “my mama said to get things done, you better not mess with major tom” (simile ad una filastrocca per bambini “My mama said that I never should Play with the gypsies in the woods”). Bowie quindi abbandona Tom al suo destino. Nel suo pianeta morto. Passeranno altri dieci anni prima che l’astronauta folle torni sulla scena.

Alla settimana prossima, con la prossima puntata!

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