PVP – Andy K Leland: Home Grown Muck.

md-romero
Tempo di lettura: 3' min
26 September 2017
POLPETTA VIDEO PASSION

Quando l’industria fallisce miseramente, proponendo prodotti di scarsa qualità e dubbio utilizzo, viene naturale per il consumatore rivolgersi altrove, all’artigiano, al contadino, a colui che produce direttamente ciò di cui si ha bisogno. Le nuove generazioni, i tanto sputtanati millennials, sono spesso oggetto di spaventosi articoli in cui ogni loro scelta di investimento dei loro (pochi) sudati guadagni metterebbe in crisi questa o quell’industria.

Una verità c’è: il business della massificazione sta divenendo fallimentare. I millennials sono consumatori più attenti, più critici e più esigenti rispetto ai Baby Boomers che si sono spesso limitati a dirigere il loro impulso all’acquisto conformemente alle pressioni di mercato.
Ma, è sempre il caso di ribadirlo, qui si parla di musica ed è rispetto alla musica che stiamo facendo questo discorso. Le case discografiche lamentano piena crisi, piangono minestra trovando capri espiatori nella pirateria informatica, nel disinteresse per la musica in formato fisico, nella scarsa volontà della gente ad acquistare il merchandising, in parole povere è colpa dei giovani. Quei poveri inetti senza un quattrino da spendere in costosa paccottiglia per un fenomeno musicale costruito a tavolino che durerà qualche stagione prima di cadere nell’oblio più nero e farci vergognare di aver investito anche solo un cinquino stropicciato.
I giovani, è il caso di dirlo, non hanno smesso di ascoltare musica, né di farla. Semplicemente, disillusi dalla scarsa qualità dei prodotti di massa, in un ambiente dove sembra non esista più cantante che scriva i suoi stessi testi o dove certi DJ superquotati di cui non faremo il nome per rispetto, che entrano in scena con un set preregistrato (Coff..Coff..David Guetta Coff… Coff..scusate cambio di stagione), le nuove generazioni tornano al contatto diretto, agli artigiani della musica, ad un modo genuino di produrre arte ed intrattenimento, dove basta una chitarra, un po’ di sentimento e della creatività per emozionare quel pubblico che, a detta di certi, è diventato apatico e incapace di entusiasmo.

Andy K Leland è uno di questi. Il suo stile è semplice ed appassionato, i toni sono rilassanti e fuori dal tempo e creano paesaggi sognanti e nostalgici. Lo dimostra con il primo singolo del suo EP di prossima pubblicazione Happy Daze, Home Grown Muck.
Il videoclip, edito da Emanuele D’amico, è affascinante per la sua semplicità. Un viaggio On The Road, in quel della California e del porto di San Francisco accompagnano le note di Andy K Leland. Girato in digitale, il filmato amatoriale viene, in post produzione sapientemente editato attraverso effetti visivi, graffiature e sovraesposizioni per tramutare il girato in uno splendido, nostalgico e grazie alle influenze del cinema d’exploitation un filino inquietante, filmino in super8.

Dove i tramonti diventano color porpora e alcuni fotogrammi vengono ripetuti in maniera ossessiva in pieno stile fondale Hanna&Barbera, contribuendo al senso di irrealtà di questo onirico road trip. Accattivanti sono anche i pittogrammi scarabocchiati sulla pellicola in alcune delle scene. Di chiaro spunto lynchiano, le fiamme stilizzate sui boschi della California o l’oggetto nero non identificato che si muove in maniera erratica sulle colline per poi scomparire dalla nostra visuale, rimandano all’animazione in stop motion, all’Ingenuity del cinema indipendente che riesce con poco a creare grandi emozioni.

Home Grown Muck, letteralmente letame sviluppato in casa, è la chiara rappresentazione di un prodotto le cui sbavature sono prova tangibile di un prodotto genuino, sentito e amato durante la sua costruzione e che non manca di farsi apprezzare dall’ascoltatore senza troppi intermediari mediatici ed è un esempio di quella rivoluzione culturale in atto in cui l’industria in crisi viene soppiantata da prolifici ed entusiasti indipendenti in un vero e proprio ricambio generazionale che, sebbene frenato dai monopoli (filmici, discografici e quant’altro) è ben lontano da fermarsi.
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