Nuria // Frontier 2014 // Bologna

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
15 September 2014
Art

Abbiamo avuto l’onore di incontrate l’unica donna della prima manche di Frontier 2014 e in questa intervista ci svela cosa significhi essere donna e artista con le p***e! L’abbiamo vista lavorare senza sosta quest’estate al muro di via Gianni Palmieri, abbiamo seguito e fotografato passo passo tutti gli sviluppi della sua creazione. Ora non vi resta che gustarvi il risultato!


Ciao Nuria! Tu sei un’artista a 360 gradi, fai scultura, lavori anche con la luce, come sei arrivata a interessarti a fare Graffiti per la prima volta?

E’ passato molto tempo, verso la fine del 1998 ho cominciato a dipingere in strada, mi interessava per la connessione diretta con il pubblico, perché non c’è filtro, hai un rapporto diretto con la gente che passa per strada ed e’ quindi un modo molto democratico.


Molte delle tue opere si trovano in contesti urbani all’interno della città. Cosa significa per te la Street Art e perché scegli di fare Street Art piuttosto che qualcos’altro.

Non mi piace per niente la parola “Street Art”, si e’ trasformata in una parola vuota e per me non ha alcun significato. Dipingo per strada e faccio graffiti quando faccio interventi illegali. Questo e’ il mio modo di stare nel mondo e la mia maniera di interagire con il resto della società dicendo quello che penso, utilizzando la bellezza come arma. “Street Art” e’ una parola che e’ stata deviata, ora non ha più nessun significato.


Il tuo stile e’ astratto e usi molte forme geometriche e anche molti motivi floreali. Ci puoi spiegare come mai?

La verità e’ che ho scelto di esprimermi attraverso la pittura in modo da non dover dare spiegazioni. La mia forma di comunicazione e’ di tipo plastico, non e’ per mezzo delle parole.


Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato maggiormente?

Non ho un artista di riferimento anche se contemporaneamente ce ne ho molti. Ci sono cose che mi interessano di qualcuno e altre cose che non mi interessano dei più famosi. La verità è che i punti di ispirazione non si trovano solamente nel mondo dell’arte, ma anche e soprattutto nell’architettura e in tutto quello che mi circonda ogni giorno.


Durante i tuoi lavori sei andata oltre l’idea tradizionale di Graffito, mi riferisco alla tua installazione “Sound Graffiti”. Spiegaci la tua idea.

Questo non e’ un lavoro solo mio, quest’opera risale a quando lavoravo con el Tono. Si tratta di un lavoro commissionato dalla Fundaciòn Once, che e’ una fondazione spagnola per i non vedenti, per questo volevamo tradurre l’impatto visivo che provoca un Graffito, in uno sonoro. Quindi abbiamo registrato tutte le voci degli artisti di Graffiti di quel momento e le installammo in strada con un sistema inventato da noi, con una cellula fotoelettrica; quindi quando qualcuno passava davanti questo sistema, saltava fuori la voce del “Graffitaro”. Quindi si trattava di tradurre lo stile e la linea in note musicali, ovvero la voce e il carattere proprio di ogni artista.


Hai dipinto in tutti i Paesi del mondo, anche a Madrid che e’ la tua città natale: qual’è il tuo rapporto con il luogo in cui ti trovi in quel momento? Bologna, ad esempio, in cosa si differenzia da Madrid?

Si perché il mio lavoro geometrico e astratto si adatta al luogo. Io lavoro soprattutto con il colore, quindi il colore della superficie che supporta l’opera e’ molto importante ed e’ sempre differente. I lavori si fanno tenendo conto della superficie che lo sostiene, quindi cambia a seconda del luogo. Le pitture di Madrid sono più simili tra loro rispetto a quello che sto facendo qui, anche se sono sottigliezze.


Tu sei l’unica artista donna di questo progetto, vuoi dire due parole sulla tua partecipazione a Frontier?

Mi e’ piaciuto il modo in cui hanno affrontato questo progetto e come me l’hanno trasmesso. Non avevo nessuna notizia a riguardo, ma il modo in cui me ne hanno parlato e’ stato sufficientemente attrattivo per decidere di parteciparvi. Io non indago molto sul dove partecipare o meno, mi affido di più all’istinto e alla prima impressione di come si mettono in contatto con me, di come mi invitano. Se c’è un buon inizio, ci sarà anche una buona fine.

Fotografie di Riccardo Frati – intervista di Eleonora Fantoni

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