Nella Terra del Fuoco e del Ghiaccio – ICELANDIC JOURNEY – Seconda Parte.

polpetta
Tempo di lettura: 5' min
30 November 2015
Art

Settimana scorsa vi abbiamo portato attraverso la prima parte del nostro viaggio in Islanda. (qui)
Di seguito la seconda ed ultima parte di un viaggio emozionante che consigliamo di cuore a tutti.

Da Geysir ci dirigiamo verso Vik, paesino di pescatori e nostra prima tappa, caratterizzato dalla sua spiaggia di sabbia nera, passiamo davanti a Eyjafjallajökull, il vulcano che ha bloccato l’Europa nel 2008, e trovandoselo davanti non si può che comprendere la portata di tale evento, è ENORME.
Come sono enormi gli Iceberg che si lasciano trasportare dalla corrente nello Jökulsárlón, sulla strada per Höfn, e il ghiacciaio Vatnajökull, (finito con gli scioglilingua, promesso) tutti nel sud del paese. Col senno di poi forse forse, avremmo dedicato più tempo alla scoperta di questa parte dell’isola. I due giorni successivi costeggiamo la costa sud ammirando il paesaggio cambiare e rendendoci sempre più conto della storia incredibile che questo paese ha. Ci fermiamo a osservare la desolazione che una delle più grandi esplosioni vulcaniche nella storia dell’isola ha provocato nel sud-est del paese, un’enorme distesa rocciosa modellata dal calore nella quale centinaia di cumuli di pietra rompono la linea piatta dell’orizzonte.
Da secoli la gente del posto crea queste ‘’sculture’’ in segno di portafortuna per chiunque passi di li e che continua a erigere grazie al contributo della società che gestisce la manutenzione delle strade, che scarica nuove pietre ogni per permettere a questa tradizione di restare viva. Il quarto giorno, ci dirigiamo verso i fiordi dell’est.

Quattro ore di macchina seguendo la costa ci portano a Seyðisfjörðurn, qui per la prima volta di notte puntiamo il naso in su alla ricerca dell’aurora, solo uno scorcio di cielo é aperto, e noi restiamo in silenzio a cercare quelle luci danzanti che tutti ci hanno descritto come magiche. Ci va male ma si sa: le cose belle si fanno attendere, e noi abbiamo ancora tempo per riuscire a vederle, un abitante del luogo ci rassicura un po dicendoci che sebbene sia presto per vederle, a lui erano già apparse, e che quindi bisogna solo avere fortuna e pazienza.
Piccola postilla riguardo agli islandesi: sebbene possano sembrare poco inclini allo scambio di parole, sono persone squisite e super cordiali e dopo aver superato il primo impatto, nel quale trapela tutta la riservatezza, si rivelano persone disponibili a condividere curiosità e preziosi consigli sul loro paese.
L’indomani ci attende un’ altro bel pezzo si strada, direzione Husavik, una delle tappe fondamentali del nostro viaggio. Noi ci proviamo, vogliamo vedere le balene!! Il nostro rifugio é una piccola farm nel bel mezzo del nulla, poco lontano dalla cittadina di pescatori. La gentile proprietaria ci invita a guardare il menu per la cena e noi decidiamo di restare li, non prima pero’ di aver fatto un mini giro di ricognizione alla disperata ricerca di un vero maglione islandese!
Una vicina ce ne propone alcuni, belli, ma piccoli, e comunque troppo cari per le nostre tasche che si svuotano sempre di più. La cena é a dir poco sublime, pane fatto in casa, zuppa di agnello per me e insalata di lenticchie e erba selvatica per Françoise, il tutto accompagnato da pane ancora caldo e fumante e burro fatto in casa, la miglior cena della nostra vacanza. L’indomani salpiamo con la compagnia North Sailing alla ricerca dei giganti del mare, ne vediamo diverse che per la stagione é una bella fortuna, ci dicono infatti che le balene iniziano a lasciare questi mari freddi nel mese di agosto per andare verso sud. Scendiamo dalla barca emozionati ed entusiasti.
La sera riprendiamo Scatolina per dirigerci più a nord, passiamo una notte circondati da magnifici cavalli islandesi. E’ qui che nel silenzio più irreale, interrotto solo da intermittenti raffiche di vento, la vediamo per la prima volta. Nel cielo mai completamente nero si disegnano come per incanto colonne sempre più grandi di colore latteo che cominciano a muoversi lasciando tracce luminose per tutto l’arco stellato. Danzano eteree e vederle affascina e lascia incantati.
Quando poi spariscono ti lasciano il dubbio di averle viste davvero. I giorni si susseguono e il nostro viaggio verso la capitale ci porta ad attraversare vallate tra monti brulli che ospitano altri vulcani, più piccoli ma sempre attivi. Facciamo tappa verso uno di questi, del quale i vapori si alzano nel cielo rendendo l’aria calda e odorosa di zolfo. Consumiamo il pranzo proprio dentro ad uno di questi crateri, nero e sbruffante. Una scena surreale, lunare. La notte prima di raggiungere la capitale, in un piccolo bungalow di legno, sperimentiamo il vero vento islandese. I quasi 70 km orari sferzavano la piccola costruzione facendola scricchiolare spaventosamente. Prender sonno diventa difficile ma doveroso, l’indomani ci attenderà un’altra lunga giornata di viaggio. Raggiungere la capitale dopo aver guidato tutto il giorno, dopo una notte passata quasi insonni e con raffiche di vento che ancora colpiscono la nostra piccola macchina, è stato un sollievo.
A Rekjavik decidiamo di passare solo una notte, quella che é la capitale del paese per noi é un paesone, la sua architettura, atipica se si pensa alle altre capitali europee, la sua struttura e la vita che se ne respira la rendono un luogo interessante e curioso. Facciamo un giro nel centro storico pieno di case di legno, colorate dei colori più diversi e decidiamo di concederci una birretta in un pub del centro.
Forse prendersi un giorno in più per girarla bene vale la pena, secondo me ha piccoli angoli da scoprire, e una vita nascosta. Il nostro viaggio star per volgere al termine, ma prima, ci dedichiamo un’intera giornata alle terme naturali conosciute in tutto il mondo nella zona detta Blue Lagoon.
Lo ammettiamo, molto turistico, ma una capatina ve la consiglio comunque. Dopo un viaggio avventuroso, farsi coccolare dalle acque calde termali non é niente male, inoltre all’interno della vasca naturale, sotto il fantastico cielo islandese, ci si può gustare una birra immersi nelle acque azzurro biancastre, e questa cosa fa sentire veri vichinghi.
La sera ci spostiamo in un paesino sul mare dove pare esserci un ristorante di pescatori molto famoso per la zuppa di aragosta. Sono in estasi, la cameriera é a dir poco adorabile e il clima è conviviale e caloroso, la zuppa è da togliere il fiato. La sera, la nostra ultima sera qui, questo magnifico paese decide di farci un ultimo regalo, una seconda volta vediamo l’aurora boreale. A malincuore lasciamo il piccolo bungalow che ci ha ospitato per l’ultima notte in terra islandese e già un pizzico di malinconia ci assale. Dirigiamo verso Keflavik, dove il nostro aereo ci attende per riportarci a casa.
Sull’aereo diamo un ultimo saluto a questa terra che è stata tanto generosa con noi, consapevoli che ci sarà una prossima volta. Il viaggio in Islanda è un MUST, da fare almeno una volta nella vita. Fa veramente capire la dimensione delle cose, dal punto di vista naturalistico la magnificenza della natura, l’importanza nel preservarla e la consapevolezza che non è impossibile.
Dal punto di vista umano invece che vivere pacificamente con se stessi e gli altri non solo è possibile, ma anche facile, basta poco e basta volerlo davvero perché venga da sé.
E’ uno di quei viaggi che lascia molto dentro di sé, come si può rinunciare ad un’esperienza simile?!

Pics&Words by Francoise Marques & Gianluca Rigo.

 

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