Melania de Leyva [update 0.2]

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
17 June 2013
Art

                                                               La grande Mela

La seconda intervista della sezione Art è dedicata alla giovane fotografa veneta Melania de Leyva. Artista “onirica”, che mette a fuoco la società contemporanea e la inquadra all’interno di veri e propri tableaux vivant dal gusto pop e vintage. Siete curiosi di vedere le sue opere dal vivo? Le trovate esposte allo Spazio San Giorgio di Bologna, in una collettiva tutta da gustare, fino al 22 giugno.

 

Ciao Melania! Partiamo dalla storia del tuo nome d’arte..

Credo che tutti conoscano la Monaca di Monza, uno dei personaggi del romanzo “I promessi sposi”; ma forse non tutti sanno che fu una religiosa realmente esistita, che diede scandalo per la relazione che ebbe con un uomo: il suo nome era Marianna de Leyva. Provengo da una realtà a dir poco provinciale, dove tutti si interessano e giudicano la vita privata altrui; da qui ho deciso di utilizzare il “de Leyva” nel mio nome d’arte, forse per provocare un po’ certa gente bigotta… perché se volessi realmente “dare scandalo” lo farei e basta!

 

Come ti definisci?

(grassa risata) Credo che “bipolare” sia il termine esatto… ho sbalzi di umore talmente improvvisi che spesso l’unica soluzione è isolarsi dalla folla, per poter essere semplicemente me stessa. Forse sono pazza.

 

Raccontaci come è nata la tua passione per la fotografia 

Ho sempre avuto una fervida fantasia ed ho cominciato a disegnare fin da piccola. Per anni ho seguito questa passione, come fosse una valvola di sfogo per l’immaginazione. In seguito ho sentito la necessità di avere un mezzo diverso attraverso il quale esprimere quello che sentivo e pensavo, che mi aiutasse a raffigurare la realtà per come io la vedevo…e così la fotografia è diventata la risposta a questa esigenza!
Ho iniziato con degli autoscatti, per essere totalmente indipendente e un po’ per vanità. E ho fatto bene direi…perché uno di questi è stata la prima pubblicazione su Vogue.it!

 

Cosa ami di più del tuo lavoro?

Adoro creare qualcosa che possa essere considerato “unico nel mio genere”, organizzare i set fotografici, ricreando in essi una sorta di mondo a parte.
La fotografia ti permette di visitare ogni giorno l’isola che non c’è… è al tempo stesso un lavoro ed una grande passione.

 

Parlaci dei tuoi lavori e delle tue serie.

Ho concluso recentemente un progetto completamente incentrato sugli USA (Stars & Stripes), di cui vado molto fiera. Per completarlo ho impiegato molti mesi di duro lavoro, ma il risultato è stato, a detta dei più, ottimo. In esso ho potuto riversare liberamente la visione ironica che ho della vita e del mondo tradizionalmente “americano” in cui sono cresciuta. Ci sono molto affezionata anche perché nel corso dei mesi necessari a portarlo alla fase finale (cioè la mostra di cui è stato protagonista), ho sentito di essere cresciuta molto, sia a livello tecnico che umano…
Delle altre mie opere preferisco non parlare, anche perché tempo fa ho dato un taglio netto con ciò che avevo prodotto in passato e ho distrutto molto del mio materiale! La gente non ha capito questo mio gesto, ma per me è stato un passaggio fondamentale, una sorta di epifania artistica.

 

C’è una relazione tra le tue fotografie di moda e quelle artistiche?

Non esiste, almeno non nel mio caso, un passaggio temporale tra le due tipologie di fotografia, una consecutio temporum che definisca i due differenti processi creativi. Io, ad esempio, utilizzo soggetti diversissimi tra loro in funzione del risultato che voglio ottenere: ogni giorno posso decidere se realizzare una foto che sia di stampo artistico, oppure una che assomigli alla copertina di un magazine, che rientri in canoni puramente estetici, più adatti al mondo della moda. E’ proprio questo il bello del mezzo fotografico: ti permette di variare, a seconda delle esigenze del momento, il tuo modo di esprimere la creatività!

 

Ti ispiri in particolare ad un fotografo?

Oh Dio…la lista sarebbe lunga, ma se devo fare un paio di nomi, il primo che mi viene in mente è sicuramente Tim Walker. E’ un visionario…nel vero senso della parola ! Un po’ il Tim Burton della fotografia, per rendere l’ idea. Un altro nome al volo: Elizaveta Porodina, bravissima.

 

Il tuo stile è delimitabile sotto un’unica corrente, oppure preferisci essere libera dalle definizioni?

Preferisco siano gli altri a definirmi, a giudicare i miei lavori e a confezionarli dentro ad una categoria…io seguo l’istinto per fare del mio meglio nel creare ogni volta qualcosa di bello, qualcosa che stimoli la mente di chi guarda. Ma non vorrei sembrare antipatica…allora diciamo che “onirico” è forse un aggettivo che si può utilizzare per definire il mio stile.

 

Le tue ambientazioni sono sempre molto varie: come le trovi? 

Questa è la parte forse più importante del processo creativo, quella che fa la differenza tra uno scatto di qualità ed una foto banale. Ci vuole molto tempo e sforzo nella ricerca del luogo adatto al lavoro che devi compiere. E lo stesso vale per scovare la persona giusta a diventare protagonista del photo shooting. Di solito io ed il mio factotum ci riuniamo per buttare giù qualche idea, da lì in poi ci si muove letteralmente alla ricerca del luogo immaginato o della modella desiderata. Può sembrare “cosa da poco”, in realtà ci vuole una lunga preparazione prima di organizzare il vero e proprio set fotografico.

 

Il mondo della fotografia è tanto adorato quanto criticato: tu come lo giudichi?
Ti risponderò così: c’è molta competizione in questo settore, ma è normale che sia così, soprattutto ora che la tecnica digitale permette a tutti di “improvvisarsi” fotografi. Leggevo l’altro giorno una statistica secondo la quale nel 2012 sono state fatte il 10% di tutte le fotografie scattate nel corso della storia… non so se sia credibile, ma è comunque un dato che fa riflettere.
Lavorare bene può non bastare per essere realmente apprezzati, soprattutto qui in Italia dove, se non hai le conoscenze “giuste”, fai molta difficoltà ad emergere. All’estero non funziona così, per fortuna!

 

Progetti per il futuro?

Il tema principale del prossimo lavoro sarà l’amore! È ovviamente un soggetto difficile, nel senso che sarà una vera sfida raggiungere quel tipo di risultato che ho in mente già da tempo…
Per fortuna attualmente collaboro attivamente con una persona, che definirei “il mio factotum”, l’ ho già nominato vero? Grazie a lui ogni cosa sembra più facile ed entusiasmante! Un giorno ve lo presenterò.

 

Grazie Melania! Ultima domanda: il prossimo artista che ci consigli di intervistare?

Sicuramente Max Papeschi, è un grande! Oppure la giovane fotografa Elizaveta Porodina.

 

Cristina Bigliatti

 

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