Istanbul, il viaggio fotografico e non di Françoise Marques.

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
22 July 2016
Art

Istanbul, Caos,gente,urla,tante urla,profumi,spezie,ancora caos, poi pero’ un sorriso, una chiacchera tra un goccio di thé e uno sbuffo di chicha e il caos attorno che si placa. Mi ritrovo catapultata in questo vortice disordinato per la prima volta il 6 Gennaio 2014. Uno scalo; Tel Aviv – Parigi. E’ l’ultima tappa di un viaggio che mi ha portato nella culla del mondo, Gerusalemme; e tra le rovine di Petra, l’antica città nabatea. Io e Ire, la mia compagna di viaggio, veniamo subito travolte dalla grandezza della città che attraversiamo interamente in bus. Arriviamo a Sultanamet e veniamo subito accolte da un tramonto color ambra che spunta dietro alla maestosa Moschea Blu. Il richiamo alla preghiera nelle mie orecchie risuona come una nenia che mi accompagna tra i vicoli del quartiere vecchio. La sera stessa ci ritroviamo a gironzolare nei pressi della nostra « bettola » e veniamo attirate dalle lampade colorate di un negozietto. Ci lasciamo tentare ed entriamo; il commesso ci fa un sorrisone e dopo qualche chiacchiera scopriamo che ha studiato italiano. Ci ritroviamo così a bere un thé alla mela tra vetri colorati e turisti che non capiscono bene cosa ci facciamo noi li. Il destino decide di riportarmi in questa città esattamente un anno dopo: 1 Gennaio 2015. Io e il mio ragazzo, Gian, decidiamo di iniziare l’anno qui. Sul volo siamo in quattro gatti, i vetri dell’aereo si ghiacciano ed io mi addormento con i raggi del primo sole dell’anno che mi scaldano il viso. Fa freddo, piove e tira un vento gelido questa volta, per fortuna il benvenuto ha la forma di una tazza fumante di thé che ci gustiamo nel salotto dell’appartamento dove i nostri ospiti ci accolgono; a farci da sfondo una magnifica vista del Bosforo. Il giorno successivo decidiamo di attraversarlo questo canale, a bordo della nostra barchetta vediamo sfilare lussuose ville, villaggi e monumenti che ci ricordano che siamo esattamente al crocevia di due continenti, quello europeo e quello asiatico. Io cerco di fotografare quello che vedo dal mio oblo’; questo viaggio rappresenta per me anche un battesimo. Condivido infatti con Gian una grande passione: quella per la fotografia. Qui per la prima volta decido di fare il mio primo piccolo reportage con l’ aiuto della fedele e rumorosa Pentax K1000. Ecco alcuni scatti, testimonianze di momenti vissuti in questa città che mi é rimasta nel cuore per la sua unicità. Una città che trasuda Storia, che é un po’ nostra, ma non solo, una storia simbolo dell’unione tra due culture, diverse ma nel fondo simili nei valori più profondi.

WORDS & PICS by Françoise Marques

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