XL DAY.

luca-vitale
Tempo di lettura: 3' min
9 June 2016
Il Giovedì di Vith

Lo scorso anno partimmo da una frase di per sé insindacabile: Firenze è Tenax. Tenax è Firenze. Accoppiata tremendamente vincente.

Da qui l’idea di creare un evento che legasse indissolubilmente musica e territorio, identificativo, unico nel suo genere, tanto quanto la storia del Club più Club di Italia e di questa meravigliosa città.

Nacque quindi nel 2015 XL Day, avveniristico festival nel cuore di Firenze dettagliato di alcune piccole e magnifiche peculiarit: accoglienza straordinaria, servizi al pubblico efficienti e di qualità altissima, soudndsystem mostruoso a supportare le migliori esibizioni del panorama mondiale della musica elettronica. Il tutto magistralmente incastonato in un angolo di paradiso verde, l’Ippodromo del Visarno, un vero gioiello. Datevi una rinfrescata qui dell’edizione 2015.

Memori di quanto accaduto lo scorso anno le aspettative erano importanti. Tanto si è parlato nel tempo di XL Day e di come questo festival coraggioso si sia inserito prepotentemente tra gli immancabili per qualsiasi amante di musica elettronica. La lineup è stata tecnicamente architettata ad hoc, meno pesante della scorsa edizione in quanto a nomi da “K-Euro” ma mantenendo l’ideale di ricerca fuso alla scoperta di giovani talenti e partendo da un “know-how” così importante come quello di Tenax, la qualità conseguenza ne è conseguenza logica e giusta.

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Al nostro arrivo il sole ci accoglie al meglio e subito noto la pressione estrema del soundsystem da distanza molto importante proprio come lo scorso anno: non semplice avere una certa qualità sonora in spazi aperti così ampi.

Ad aprire le danze sono stati gli Hunter/Game, talenti italiani legati a Kompakt che con il loro sound cupo e mentale hanno aperto magistralmente l’evento, scaldando gli animi di tutti i presenti. Un viaggio sonoro culminato in questo discone di Radio Slave:


A seguire Santè e Sidney Charles, per chi avesse vissuto sulla Luna negli ultimi 4 anni, questi due ragazzi fanno parte della legione di produttori legati al mondo della tech-house nata recentemente, dalla quale però hanno saputo differenziarsi nel sound portandoli ad avere tantissime serate in tutto il globo.

Le ritmiche coinvolgenti e ripartenze secche precedute da pause filtrate ed effettate sono l’appetizer perfetto per Marco Faraone, toscano DOC e già presente lo scorso anno a XL.

Non mi convinse troppo, forse per la troppa irruenza con la quale volle marchiare il proprio dj set nel 2015 dopo Re Dixon, ma quest’anno Marco ha mostrato in consolle carattere da vendere e una polivalenza musicale di tutto rispetto. Suoni più scuri, più deep, meno forsennati, passando per evergreen storici come questo classico intramontabile di Kevin Saunderson remixato da Carl Craig che ha totalmente rubato il mio cuore quando fu rilasciato. Grande Marco.

Sapevamo però chi avrebbe “rubato lo show”. I due ragazzi del Bronx più in voga del momento: i Martinez Brothers. Impressionante il coinvolgimento del pubblico durante il loro dj set, che ho trovato un po’ semplice e poco comunicativo, ma la folla in visibilio e i balletti dei due in consolle hanno portato di fatto anche me a lasciarmi trasportare dalla atmosfera bollente che si era creata. Sorrisi, carica, interazione dj-folla al massimo e sole che lentamente scendeva per far spazio alla notte. Le vibrazioni magiche di XL stavano iniziando ad essere tangibili.

Ma al calar della sera la Regina Siberiana compare in consolle: sarà Nina Kraviz a chiudere lo spettacolo, una dj amata e discussa allo stesso tempo, additata dai più come bella presenza ma di poca sostanza, amata ed elevata al supremo dai propri fans.

Due ore di classico suono alla Nina Kraviz, techno a colpi di 303 e vecchia scuola accompagnata da balletti più ruba-occhi che ruba-orecchie, ma sfoggiando un’ultima mezz’ora di classiconi datati con casse che avrebbero risvegliato i morti.

C’è poco da dire, che piaccia o non piaccia , Nina Kraviz è una gran digger, e le tracce che propone sono frutto di ricerca e passione nei negozi di dischi e tante, tantissime ore di ascolto.

XL Day ha vinto. Perché ? Perché è il frutto della trasmissione dell’amore verso la musica. Perché è capace di radunare migliaia di persone nonostante non ci siano lineup a sei cifre. Perché trasmette cosa significa esperienza musicale in ogni aspetto di essa e ne rispetta i valori canonici, elevandoli al massimo mediante la cura di ogni piccolo dettaglio e non per forza nel proporre il dj all’ultimo grido o propinando parole arzigogolate per convincere ad esserci. E le migliaia di persone in più rispetto allo scorso anno ne è la prova: XL è sostanza, reale, oramai indiscutibile.

Grazie XL, grazie Firenze!

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