Vinili con stampa “A INIEZIONE”: il futuro del 45 Giri è qui.

luca-vitale
Tempo di lettura: 2' min
10 November 2016
Il Giovedì di Vith

Vinile è amore. Inutile spiegarlo. Chiunque abbia la passione dei tondi magici sa bene cosa significa acquistarli, custodirli, spolverarli, amarli. Il vinile è il primo supporto musicale su cui è stata diffusa la musica, le radici di tutto ciò che esiste oggi sul mercato, e non ha mai subito alcun processo di raffinazione e/o migliorie tecnologiche. La plastica nera, l’etichetta centrale che gira senza sosta, quell’odore inconfondibile. Basta appoggiare la puntina e magicamente il caldo suono del vinile ti avvolge in men che non si dica.

Ma dall’Olanda (strano vero?) l’innovazione è dietro l’angolo. Una azienda specializzata nella fornitura di macchine per la produzione di Compact Discs ha sviluppato un’ interessante metodologia di stampaggio del vinile che promette di migliorare il suono, i tempi di rilascio delle tracce (ora stimate in circa 14-16 settimane dalla data di inizio lavorazione) e la qualità complessiva del vinile.

Non solo, questo procedimento ha un impatto ambientale notevolmente ridotto rispetto alla produzione tradizionale del vinile (circa il 60% in meno, dovuto al non utilizzo del vapore utilizzato per la stampa classica), tanto da entrare nei progetti

La stampa tradizionale di un vinile infatti avviene ponendo il disco “vergine” tra due timbratrici le quali manterranno il disco “compresso” per 16 secondi circa mentre quest’ultimo viene riscaldato mediante l’utilizzo di vapore a circa 180° creando così i famosi “solchi”. Il disco viene poi raffreddato per circa 8 secondi, e le parti in eccesso della plastica vengono poi rimosse manualmente. Questo metodo però permette un autonomia delle timbratrici di circa 1500-2000 vinili in quanto le variazioni di temperatura creano un forte consumo della parte timbrante.

La stampa “a iniezione” invece è basata sul riscaldamento preventivo della plastica, poi incisa dalle timbratrici non mediante pressione ma incidendo il disco, e la pressione avviene in un secondo momento per pochissimi secondi. Proprio per questa mancata pressione prolungata le timbratrici hanno molta più autonomia, e non solo, questo procedimento permette di lavorare su delle superfici già definite in quanto le temperature raggiunte non sono così elevate da provocare un eccesso di materiale. Perciò il risparmio si traduce anche in meno sprechi.

Nonostante lo sviluppo sia avanzato e con ogni probabilità questa lavorazione diventerà il futuro del vinile ci sono ancora una serie di ostacoli che possono rallentare la sua ascesa: la longevità e la durata di un vinile, per esempio, la quale viene notevolmente ridotta con la lavorazione “a iniezione”, oppure il costo, in quanto la produzione è naturalmente più costosa nonostante il grande risparmio sulla ricambistica delle macchine operatrici rispetto alla versione classica.

Qui di seguito un interessante video su quanto vi ho appena raccontato.

SAVE THE VINYL!

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