DISMALAND attraverso gli occhi di Michele Lugaresi.

janine
Tempo di lettura: 4' min
21 September 2015
Art

 

Abbiamo intervistato il fotografo Michele Lugaresi (Maikid) dopo la sua avventura a Dismaland.
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J: Ciao Michele, come va? Sappiamo del tuo viaggio/reportage a Dismaland, grazie di volerlo condividere con noi. Possiamo farti alcune domande a riguardo?
M: Certamente, ho fatto di tutto per finire su polpettamag, speravo di attirare la vostra attenzione.  ;)

J: HAHAHAHAHAHA, grazie ;) Partiamo dalla base: come definiresti in una frase Dismaland?
M: Un’installazione artistica collettiva sul degrado con una cura del dettaglio che ho visto solo nei parchi della Disney.

J: Sappiamo che sei partito per Dismaland senza il biglietto per il parco, per cui deduco sia stato un viaggio improvvisato,è corretto? Cosa ti ha spinto quindi a partire cosi su piedi?
M: Quando è venuta fuori la notizia ho subito pensato di farci un salto. Più uscivano notizie e più cresceva l’hype. C’è stato un giorno che in bacheca avevo solo post che parlavano di Dismaland, allora ho deciso di prenotare il volo con l’idea di fare un mini progetto video, cioè non avevo nessuna idea su cosa fare, ma intanto avevo un biglietto A/R per Londra. Il giorno dell’inizio della vendita dei ticket online, il sito andava continuamente in crash e quindi mi sono messo a dar da mangiare a mio figlio, quando ha finito la sua minestrina con verdure, i biglietti erano finiti… ho deciso che sarei comunque entrato in qualche modo, maledetta minestrina con verdure.

J: Cosa sapevi di Banksy prima di Dismaland?
M: Sono un ex-writer ed ex-skater, in tutti e due i casi di pessimo livello, ma mi è rimasto un naturale occhio di riguardo per tutto quello che succede in strada a partire da una tag fino ai progetti più complessi di street art moderni. Di Banksy mi piace la leggerezza con cui tratta tematiche più o meno complesse e l’ironia distorta dei suoi lavori. Mi diverte anche l’alone di mistero, gli avvistamenti, i finti arresti, gli scambi di persona. I disfattisti ci vedono un grande lavoro di marketing, a me ricorda storie di writer ricercati dalla polizia, ma che tutti poi incontravano alle convention con i loro blackbook di whole car, cioè mi piace immaginare che esita un livello di quotidianità dove Bansky si diverta degli sforzi dei suoi ammiratori/detrattori per scoprire la sua identità.

J: Quali sentimenti, sensazioni e pensieri ti ha scaturito questa esperienza?
Devo essere sincero, per la prima ora e mezza non ci ho capito niente. Ero in trance agonistica da documentazione foto/video. Senza un’idea precisa di cosa fare. Dovevo fare foto? Dovevo fare un video? Conoscendomi avevo cercato di mantenere al minimo l’attrezzatura, ma ero ricaduto ancora nell’errore di fare foto e video contemporaneamente, quando so benissimo che devo fare solo una cosa per volta. Poi ho visto un cartello “If you are not outraged you are not paying attention”. Ed ho rallentato un po’, mi sono goduto il parco e la gente. Ecco non mi sono sentito offeso, ma sicuramente mi sono molto divertito, fatto risate amare e constatato la cura dei dettagli nell’intero parco.

J: Se penso al tipo di pubblico che può essere interessato a visitare Dismaland mi immagino un pubblico abbastanza colto e cosciente dell’aspetto critico che questo parco punta ad avere. Com’erano i visitatori del parco che hai incontrato durante la tua visita?
Anch’io avevo fatto questa previsione. Mi aspettavo un concentrato di hipsteria e invece mi sono ritrovato in un classico pomeriggio inglese, con famiglie, bambini, persone adulte, giovanotti inglesi con le maglie della Umbro, mamme e figlie vestite uguali e quel pizzico di disagio tipico dei personaggi di Little Britain. Del resto è come se facessero una cosa del genere a Rivazzurra di Rimini, i villeggianti si metterebbero in fila per curiosità. O forse Banksy è molto più trasversale di quel che pensiamo.

J: La cosa che ti ha colpito di più del parco? C’è qualcosa che non ti è piaciuto?
Sicuramente i dipendenti di Dismaland sono la vera attrazione del parco.
Scontrosi, svogliati, tristi, strafottenti, non escono mai dalla parte. Mai. Anzi, quando li riprendi noti che entrano ancor di più nella parte e ti trattano particolarmente male. Se dopo averti mandato a fanculo, abbassi la videocamera e con un sorriso complice gli fai capire: “ehi amico, grazie per farmi vivere questa esperienza al 100%, siamo dalla stessa parte, ti capisco, so che stia fingendo non ti preoccupare”, loro niente, non hanno quello scintilla di compiacimento negli occhi che potrebbe avere un qualsiasi attore: rimangono impassibili.
Dopo aver visto centinaia di foto mi sono quasi emozionato ad incontrarne qualcuno di persona, ormai sono delle star.
L’unico aspetto negativo è qualche angolo di stampo paranoico sul controllo delle masse e simil-acab che mi sa un po’ di passato, ma forse sono tematiche che non mi colpiscono più come un tempo.

J: Se Banksy leggesse questa intervista cosa gli vorresti dire?
Stai tranquillo, quelle riprese che ti ho fatto mentre fingevi di essere uno spettatore di Dismaland, rimarranno al sicuro sul mio hard disk.

Grazie mille Michele.
A presto.

VIDEO BY MICHELE LUGARESI

 

PICS BY MICHELE LUGARESI

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