Creep + Juta present : Oscar Accorsi Interview

janine
Tempo di lettura: 4' min
18 May 2015
Art

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Il collettivo Creep, che una volta al mese organizza incontri, interview e lecture allo Juta di Modena, ha avuto come ospite nel suo ultimo incontro l’artista Oscar Accorsi. Di seguito l’interessante intervista tenutasi all’incontro.

Oscar accorsi, artista poliedrico, italiano, classe ’58.
la sua anima artistica nasce e viene forgiata nella musica che ancora oggi è fondamentale nella sua vita. In seguito diventa scultore, le sue opere, spesso interattive, son quasi sempre strutturate in metallo. Ora scopriamo qualcosa di più.

Creep: Nella tua biografia ti definisci metà scultore e metà compositore.
Come trovi il giusto compromesso per unire queste due sfumature della tua personalità?

Oscar Accorsi: Ho sempre amato le zone di confine, sono le più interessanti da frequentare, le più varie. Zone dove cose diverse tra loro si mescolano e si mettono in relazione le une con le altre. Essere compositore, lavorare con l’aria quindi ed essere scultore (meglio sarebbe assemblatore di pezzi trovati), lavorare la materia, mi permette di indagare proprio l’ampia zona di confine che sta tra i due mondi.
A questo proposito mi autociterei riportando parte di ciò che scrissi tempo fa per un mio catalogo: Ho pensato spesso a quanto la mia figura di artista fosse anomala: metà compositore e metà scultore, dall’aria alla materia pesante. Forse il mio vero lavoro è proprio quello che sta  in mezzo, in quell’ampio spazio che nelle vecchie classificazioni accademiche si chiamerebbe  “analogia” , figura retorica ben definita nei suoi termini operativi, ma amplissima nelle sue potenzialità. Questo apparteneva già all’italiano Fausto Melotti, scultore e compositore anch’esso. Ciò che conforta e inorgoglisce è sapere che questa rara figura di artista ha un modello che viene molto di lontano, il mitico demiurgo della musica, il fabbro Tubulcain.”

Creep: Ciascuna delle  tue sculture vanta un significato particolare o si limita a soddisfare un piacere estetico?

Oscar Accorsi: Nessuna mia scultura ha un significato. Se qualcuno vuole cercarlo a tutti i costi ben venga, io non l’ho cercato sicuramente. I miei lavori sono però aperture all’interpretazione, producono senso e, in quanto tali, soggette ad una azione ermeneutica. Per intenderci, io nn risponderò mai al “cosa significa” che mediamente si sente quando si parla d’arte, non ne ho la possibilità. Preferirei che il mio operare producesse un bel “ma che cos’è?”, piuttosto, molto più fecondo e produttivo. Il piacere estetico è sempre presente ma non è sicuramente l’unico motore del mio agire.

Creep: Tutte le tue opere sono costituite quasi interamente da acciaio o materiale ferroso.
Come giustifichi la tua predilezione per il metallo?

Oscar Accorsi: Questo me lo sono chiesto più volte e le risposte che ho sono un po’ biografiche e un po’ legate al mio percorso costruttivo, a come io produco. Per le prime ho dei ricordi di infanzia abbastanza nitidi. Dai due ai tredici anni ho vissuto sulla via Giardini, a Casinalbo. Per andare, diciamo, in centro passavo davanti ad una azienda artigiana di carpenteria metallica, prima che queste aziende venissero relegate nei quartieri a loro riservati. Ai miei occhi di bambino quello era un luogo magico, pieno di fuoco e scintille provenienti dalle saldatrici, dalle smerigliatrici e dai cannelli ossiacetilenici. Luogo dai muri neri popolato da uomini, sempre sporchi, in tuta che indossavano maschere e occhiali particolari. Non mi ci volle molto, poco più avanti, a collegare quel luogo al mitologico antro del dio Vulcano.
Altro legame biografico al ferro è l’estate dei miei sedici anni, passata a far da garzone ad un non bravo “fabbro” e alla mia prima violenta crisi esistenziale, arrivata all’improvviso in un attimo di distrazione dal lavoro, mentre guardavo verso il sole, crisi ricucita a fatica negli anni.
Cambiando di versante, scelsi inizialmente il ferro per motivi economici (volevo, all’inizio, lavorare il rame). Volevo realizzare delle maquettes in cartone e dovevo capire con cosa farle. Il ferro l’ho trovato subito amico. Non lo sapevo lavorare, ho imparato a farlo e mi sembrava di averlo fatto da sempre. In più, il fatto che col fuoco diventi tenero e mansueto, mi permette di intervenire fino alla fine del percorso creativo. È perfetto per il mio pensiero, insomma.

Creep: Hai mai avuto il timore che le tue sculture non venissero comprese o apprezzate nella giusta maniera?

Oscar Accorsi: Se avessi veramente avuto questo timore non avrei neanche cominciato quest’altra avventura. Fa parte del gioco; fai qualcosa di nuovo? O, perlomeno, cerchi di farlo? Sappi che il nuovo non è per tutti con quello che ne segue. Però sai che devi andare avanti, è più forte di te.
Allo stato attuale posso dire che il mio lavoro è stato compreso poco. lavoro molto meno con le mani e molto più con la testa. i risultati di ciò hanno portato ad esiti anche “estremi” concettualmente, ad esempio il progetto “tempo” o “bassissimi rilievi“. Il concetto di scultura di vent’anni fa? esiste ancora, ma è diventato virtuale. progetti come “Place n° 1” o “costellazione n°1”  lo testimoniano. fantastici fin che si vuole ma….tutti realizzabili. Come si vede, la comprensione o meno del lavoro non influisce sulla mia voglia di fare.

Creep: Puoi spiegarci perchè una delle tue sculture è stata installata sopra un monumento dedicato a soldati caduti in guerra?

Oscar Accorsi: Il perché è semplice, è stata una mia idea. Mi avevano chiamato per una mostra personale nella Rocca SanVitale di Sala Baganza, nel parmense. Quando possibile, ho sempre preferito stare fuori dai luoghi protetti dell’arte e confrontarmi direttamente coi miei simili. Quando ho visto il plinto vuoto del monumento ai caduti della prima guerra (il soldatino sottoscalato di bronzo era diventato parte di un cannone nella seconda guerra mondiale) non ho saputo resistere: dovevo agire quello spazio vuoto. Così feci. Qui (o nel video qui sotto) si può vedere la ricerca di un equilibrio con lo spazio a disposizione. L’intervento voleva comunque evidenziare un vuoto nel monumento, mentre la maggior parte dei cittadini pensa tuttora che il monumento sia il plinto di cemento vuoto. Quindi io avevo usurpato quel luogo sacro….vuoto. Si possono immaginare le reazioni….è già tanto che non l’abbiano presa a sassate.
Nella stessa occasione, altri miei interventi nel paese sono stati bellamente danneggiati, per dire. In Italia abbiamo bisogno di avere sempre più interventi nei luoghi della vita, piuttosto che ritirarci nei territori protetti dell’arte se vogliamo conquistare rispetto per il nostro lavoro e se vogliamo che un pubblico cresca attorno a questi pensieri.

Grazie Oscar.
http://www.oscaraccorsi.com/

Grazie collettivo Creep.

Prossimo incontro giovedì 21 Maggio allo Juta di Modena. L’incontro prevede l’intervista a due ospiti della Officina delle Arti di Reggio Emilia : Ingrid Russo e Bee live.

fb event : https://www.facebook.com/events/372706156268188/

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