Art City White Night 2014: PAREIDOLIA at LINK [update 0.9]

polpetta
Tempo di lettura: 5' min
28 January 2014
Art

C’eravamo lasciati un anno fa con Jeff Mills & Time Tunnel, performance musicalmente visiva dedicata alla sinestesia: fenomeno sensoriale/percettivo, che fa riferimento a quelle situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi. Nella sua forma più blanda è presente in molti individui, basti pensare alle situazioni in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore evoca un’altra reazione sensoriale (la vista della frutta che è percepita anche come sapore), ed è spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri.
Quest’anno il Link si è ispirato ad un altro fenomeno percettivo-visivo che molti di noi hanno “inside” e vivono, ma di cui pochi ne conoscono il nome: La Pareidolia.  E’ l’illusione subcosciente, la tendenza istintiva e automatica a trovare forme familiari in immagini disordinate. Quest’associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani (classici esempi sono la visione di animali o volti umani nelle nuvole, la visione di un volto umano nella luna).

Link Associated ha voluto così sostenere e produrre appositamente per Arte fiera  Pareidolia, iniziativa di public art   commissionata a sei  artisti del territorio bolognese,  guidati dai loro ideatori Joeventuri e Michail Mitch Mauracher  che hanno dato al concetto una particolare valenza con l’intento  di esplorare, attraverso l’incontro di differenti tecniche artistiche e modalità operative (performance di live media art, installazioni video interattive, graffiti, sculture funzionali), nuovi modelli di interazione tra pubblico, opera e performer.

ll pubblico dell’Art City White Night, targato Metrolink , è stato il vero il protagonista della performance di video mapping di Joeventuri e Mitch, i quali hanno ripreso e proiettato i singoli volti, confrontandoli con i tratti di un gigantesco volto-scultura creato secondo i principi della “sfera poligonale”.
Parallelamente, un apposito software memorizzava e processava in tempo reale generandone all’infinito una serie di ibridazioni poligonali, che  venivano proiettate come installazioni video perpetuamente mutevoli sulle pareti del Link. Il software usato, sviluppato in maniera indipendente dall’inglese Phil Mc Carthy, è il Pareidoloop, un tool pensato per creare immagini approssimate di volti umani a partire dalla generazione di forme poligonali casuali.

Nella parte esterna del “Cubo”, in una delle facciate laterali, un’enorme murata poligonale è stata realizzato da Venturi in collaborazione con gli street artists Edoardo Vancini, Morbo e Matteo Varsallona.

All’interno del locale invece, verranno esposte i cappelli-scultura Polylight di Caterina Perinetti Casoni.

Raccontateci un po’ com’è nata Pareidolia

J&M: Partendo dal fatto che noi per primi facciamo parte della comunità pareidolica,  ovvero di coloro che vedono forme ovunque, abbiamo deciso di unire questo aspetto alla realtà di ogni persona di dare così un senso  a ciò che ognuno di noi vede (o può vedere), e quale forma o significato gli conferisce. E cosi dopo infiniti incontri e chiacchierate su questo concetto, passo dopo passo il concetto  si evolveva e prendeva sempre più  forma.

Che ruoli  hanno  avuto  gli altri artisti coinvolti?

J&M: Mano a mano ognuno di loro spontaneamente subentrava in queste conversazioni e piano piano, attratti dall’argomento, hanno dato il loro contributo nell’ampliare l’opera pareidolica. Matteo Varsallona, Edoardo Vancini e Morbo hanno collaborato per la  realizzazione del murales. Matteo Varsallona ha poi creato la f di facebook in versione croce: la sua Pareidolia  è che ognuno porta la propria croce, in questo caso Facebook che molti usano  ormai come confessionale, portandoli a rivedersi (e riviversi) solo tramite il  social network. Caterina invece ha realizzato  dei cappelli luminosi sempre poligonali che sistemate sulle varie teste dei linkiani, hanno girato per il locale durante tutta la durata dell’evento.

L’opera principale è divisa così in due parti…

J&M: Si l’installazione vera e propria, ovvero il faccione, che appeso sulla consolle ha reso i presenti parte integrante del lavoro, e il Murales che è anche il vero e proprio logo identificante di tutta l’opera. Per questo abbiamo deciso di partire dal disegno di triangoli colorati, accostandoli poligonalmente uno all’altro e creando cosi un’immagine evocativa. Ognuno di noi ci vede   un qualcosa di solo suo, anche un semplice ricordo, e quella è  per noi la propria  pareidolia.

Qual’è la vostra Pareidolia legata a questo contesto?

J&M: vedere qualcosa che non c’è ma che solo noi appunto scorgiamo: inizialmente avevamo infatti pensato di dargli come sottotitolo “pure idol”, inteso come l’idolo che non esiste, un po’come il dj che viene adorato dalla massa; il sottotitolo non c’è stato, ma è rimasta l’idea che ha portato a creare e posizionare il “nostro idolo” (in questo caso il faccione) in alto e al centro del palco, come una sorta di specchio riflesso dei partecipanti.

 Non è la prima volta che intervenite artisticamente al Link: che legame avete e cosa vi ha spinto a collegarvi il vostro progetto?

M: Personalmente reputo che spesso viene sottovalutato il potenziale e il valore d’aggregazione sociale che posti come il Link hanno e che possono essere una pregiatissima tela artistica. E ciò che più mi piace è proprio modificare, trasformare, la dimensione effettiva del posto, indipendentemente dal materiale: fuoco, luce, metallo.

E’ facile per voi poter “vivere” della vostra arte?

M: Attualmente non come una volta, ma secondo me tornerò a vivere di installazioni prima o poi.

 Che cos’è per te l’arte e il suo contrario ?

J: L’arte è spontaneità, il suo opposto è il marketing.

Vi sentite stimolati, appagati dal movimento artistico-culturale bolognese ?

M: Lo sono stato e potenzialmente  lo sono ancora, ma non lo sono da quello che è il movimento artistico-culturale attuale.

Una nazione dove vorreste “affacciarvi”?

M: Sto guardando la porta d’Asia, Istanbul. Mi affascina sempre di più.

 Avete già in mente qualche altro progetto da realizzare?

M&J:  Si, troppi.

Un’ultima cosa che volete dire prima che ci salutiamo?

M&J: Ci teniamo a dire che questo percorso e la sua messa in opera sono stati possibili grazie a un  team prezioso, è quindi per noi importante ringraziare innanzitutto Tommaso Meletti -Iommi- (che fin dall’inizio ha creduto in me, stimolandomi e dandomi un enorme fiducia) e tutto lo staff del Link per la loro accoglienza, collaborazione, attenzioni e premure che sono state una costante durante tutto il processo di lavorazione e anche nel post. Un esclusivo grazie a Regina per i suoi preziosissimi aiuto e sostegno, essenziali per la riuscita del “Faccione”; Walter Rovere e Salvatore Papa (rispettivamente curatore evento e addetto stampa Link Associated); Cecilia Secchieri & PolpettaMag, strategico aiuto per la messa in opera delle foto durante l’evento; Albaverotika, e tutti i “maghi suonatori (DJ)” fondamentali per la riuscita definitiva; e Michele & Francesco Taglioli di Quadricroma, per la realizzazione materiale delle opere.

E noi salutiamo e ringraziamo tutti voi con una parafrasi pareidolica: Face to Face, Heart to Heart.

Francesca Buscaglione & Cristina Bigliatti

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