Odi Et Amo: Ibiza. Facciamo chiarezza.

luca-vitale
Tempo di lettura: 6' min
24 September 2015
Il Giovedì di Vith

Settembre. Per molti il mese delle maledizioni. Rientri a lavoro dopo le agognate ferie, freddo incombente.. Insomma, una grande noia. Chi fa del clubbing la propria ragione di vita come il sottoscritto non aspetta altro che questo mese.

Ti piace soffrire Vith, vi starete chiedendo?

Niente di tutto ciò. A Settembre, nel bel mezzo del mar Mediterraneo, si accendono i riflettori sul rush finale della stagione musicale di un paradiso terrestre, un piccolo angolo di territorio in mezzo al mare dimenticato dai costanti ritmi stressanti della vita continentale e dominato esclusivamente dal sano chiasso della musica. Un luogo che tanto ti da (emozioni) quanto ti toglie(soldi, energie), dove il giorno conta come il due di denari con briscola bastoni e la notte la fa da padrona, dove ogni problema viene silenziato dalla musica e dalla magia onirica che si crea nei suoi leggendari super-club: la mia Ibiza.

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La prima volta che andai avevo 18 anni, e fin da quella vacanza legai a me quel doppio filo d’acciaio indissolubile che tutt’ora mi porta nell’isola due o tre volte all’anno: è una sorta di amuleto, un toccasana per lo spirito che allevia le fatiche quotidiane in patria e che mi trasmette quasi per osmosi uno status di equilibrio difficile da spiegare mediante la parola. Dopo tanti anni posso confermarvi che i “feelings” mentali rimangono intatti, si sente la percezione di sentirsi in famiglia, come se si raggiungesse un mondo a parte dove non esistono barriere ne impedimenti di alcun genere e nel quale sei libero di esprimere tutto te stesso senza limiti. Un tale che definisco visionario, durante un closing party Cocoon anni fa mi disse: Ibiza è “addizionare e moltiplicare” e mai “sottrarre o dividere”. Mai parole furono più azzeccate: si ha come la sensazione che ogni giorno sia un contenitore di situazioni/emozioni/felicità/disastri/eccessi/tentazioni che in 24 ore nessun altro luogo sul pianeta può pareggiare. Ed è assolutamente straordinario, ma…

Non è tutto oro quel che luccica.

La Ibiza felice che vi ho descritto come una sorta di luogo della beatitudine eterna e della redenzione di tutti i nostri peccati (o forse no) si sta trasformando in una vera e propria industria basata sulle nostre tasche, vittima dei veri e propri squali che stanno inequivocabilmente depauperando la famosa magia ibizenca. Come ?

CLUBS (NIGHT)

I clubs che hanno reso Ibiza la Mecca del sound negli anni 80-90 hanno subito un processo di grande ridimensionamento negli anni: una volta le famose “Terrace” presenti più o meno in tutti i locali dell’isola erano completamente a cielo aperto, poi murate e rese sale chiuse dal comune di Ibiza a causa delle costanti lamentele della popolazione locale per gli alti volumi. Duro colpo per l’ambiente. E come se non bastasse, la morte della figlia del sindaco di Ibiza nel lontano 2007 in una famosa discoteca ha sortito l’effetto della chiusura totale di tutti gli after-parties, i quali all’epoca erano organizzati direttamente dai locali come Space, Amnesia, DC 10.

Attualmente la vera spada di Damocle però non è la amministrazione locale chiusa come in altre nazioni, bensì le politiche-lobby proprio dei club che aumentano i prezzi ogni anno in maniera spropositata al netto di un calo della qualità musicale impressionante. Il prezzo medio di ingresso ad una serata è di circa 40 – 50 euro, quello di un cocktail a una base alcolica circa 16-18 euro (i pestati 25-30), soft drink e birre a 10-12 euro e l’acqua naturale minerale tra i 5 e i 10 euro. Un abominio verso l’umanità.

Le serate proposte sono sempre più collage degli anni precedenti senza una linea chiara, senza un pubblico specifico a cui esse sono dedicate ma esclusivamente volte a rimpinzarsi le tasche di denaro. Le programmazioni sono sconclusionate e spesso figlie di accordi quadri tra artisti (dubbi) e organizzazioni totalmente incuranti del Cliente, vedere per esempio la contestatissima apparizione di Paris Hilton all’ Amnesia come dj, non proprio Ricardo Villalobos… Per farla breve, Ibiza e la musica che conta non sono più un connubio così scontato. Anzi…

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CLUBS (DAY)

Novità dell’ultimo decennio a Ibiza: parties di giorno. Fighissimo: feste in spiaggia baciati dal sole, rimorchio a go-go e tintarella balearica pronta da sfoggiare. Che bellezza. Per decenni l’unico posto all’aperto era il famosissimo Bora Bora, gratuito e senza pretese, ma negli ultimi anni sull’isola sono cresciuti come funghi locali dove la proposta è per di più commerciale pertanto con una clientela più attenta al servizio generale del club piuttosto che al dj in consolle in quel momento. Facciamo un esempio di quell’ hotel che ha come immagine il colibrì rosso, sfarzosissimo e di gran classe: questi hanno fatto trentuno. La realizzazione di un party open air alle condizioni e cifre dei clubs notturni citati pocanzi ha creato un business incredibile grazie anche alla continua promozione di una cultura musicale più VIP che attenta al dettaglio musicale.

Tavoli sul palco, servizi al tavolo, bagni dedicati, bar dedicati, camerieri dedicati, tutte le comodità del mondo al tuo servizio. All’interno di questo posto sei un vero pascià. Ma la musica ? Dov’è l’amore per la miscela di suoni che ha reso Ibiza la capitale del clubbing mondiale ? Il colibrì rosso è una macchina da soldi perfetta. L’emblema di un’isola che guarda più all’incasso che al preservare un’ecosistema musicale tanto delicato quanto meraviglioso.

Negli ultimissimi anni hanno aperto decine di locali su questa modalità e inutile dirvi quanto siano richiesti. A tal proposito, negli ultimi mesi la polizia locale ha fatto visita ad alcuni free beach party in corso sulle spiagge ibizenche, ponendovi fine senza alcun motivo apparente. Tini & the Gang, Detroit Love, il Destino, il party di Ralf “Casamia”, il Rumors di Guy Gerber. Tra queste feste c’è un minimo comune denominatore: l’ingresso gratuito. E le teorie cospirative dei malpensanti (ma forse non solo) si rincorrono sull’isola indicando proprio il colibrì rosso e i suoi simili come responsabili di questa operazione repressiva. Quando si dice che il denaro rende l’uomo indifeso…….

Al di la della veridicità o meno di questa teoria, ciò che si evince è la Festa incentrata sul dj non è più il segreto vincente di Ibiza. Ma solo coreografie, giochi di luce, coriandolini e portafoglio rigorosamente spolpato che fanno godere tanto gli occhi quanto soffrire le orecchie e lo spirito.

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PEOPLE FROM IBIZA or PEOPLE FROM ITALY IN IBIZA?

Ricordate nei miei precedenti articoli quanto ho rimarcato l’importanza dei sorrisi e delle persone intorno a noi quando si è a far festa ? Anche Ibiza godeva di tutto ciò. Le interazioni tra sconosciuti che si attuavano all’interno del locale erano centinaia, bastava posizionarsi nella propria zona di ballo e il resto veniva da se. La percezione a oggi non è più la stessa, ognuno sta nel suo, spintoni, delinquenza, facce chiaramente tese e corrucciate da abuso di sostanze birichine e classici italioti con atteggiamenti più da scimpanzé che da esseri umani. Ed è proprio qui il punto: la decantata People from Ibiza di Sandy Marton oramai non sono altro che Italiani. Non voglio essere discriminatorio verso il mio popolo, ma chi ha rovinato l’isola siamo proprio noi. Con i nostri modi saccenti e la arroganza spropositata abbiamo ottenuto l’odio di tutta la popolazione, anche ahimè a causa dei traffici illeciti dell’isola orchestrati da cellule mafiose impiantatesi nel tessuto criminale del posto. Nel lontano 2010 furono arrestati circa 70 esponenti della camorra tutti incriminati nel nostro paese per crimini di stampo mafioso, testimonianza tangente di come oramai Ibiza sia un isola pressoché Italiana, nel numero di persone presenti e nei modi di essere così vicini a quelli del nostro Belpaese. Su 100 pr, 99 saranno italiani. Su 100 baristi, 99 saranno italiani. In ogni attività turistica, almeno un impiegato è italiano. Non c’è nulla di male in questo, sia chiaro. Ma l’Italiano all’estero è come Mowgli nella Giungla, senza regole, proprio come da noi. E questo ha modificato profondamente la percezione dell’isola all’estero, dipinta oramai come un covo di business e criminalità e senza oramai più alcun appeal verso il clubber esperto che preferisce alla Isla un pellegrinaggio al Sonar o a un festival europeo secco piuttosto che a una settimana di mediocrità, clubbingmente parlando.

Nonostante tutto questo, fra qualche giorno stacco il quattordicesimo biglietto verso l’Isola e non potrei essere più felice. Perché ? Perchè NOI siamo il cuore di Ibiza. Noi che amiamo le emozioni piuttosto che la mondanità, le scarpe sporche dopo 12 ore di balli furiosi rispetto a un tavolo di tutto punto nella zona più figa del locale, noi che amiamo ritornare a casa col sorriso piuttosto che imbevuti di alcool pagato 20 euro a bicchiere. Quelli che amano vivere il clubbing come un esperienza di vita e non come semplici ore trascorse all’interno di un locale. E non ci sarà alcun prezzo da pagare, o discoteca di classe o qualsiasi altra attività che potrà riuscirci, ne ora e ne mai. Perché la vera Ibiza, quella che fa sognare, ridere, piangere, amare, soffrire, VIVERE……. è di chi la ama per davvero. E non ce la toglierete mai.

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