L’album live di Willie Peyote: “Ostensione della sindrome – Ultima cena”

thomas-cheval
Tempo di lettura: 2' min
21 March 2019
Review 4 U
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Com’era la storia? C’era una vodka…

Beh in realtà la storia comincia da un bel po’ prima. Polpetta Mag ne è testimone. Dopo averlo perseguitato in live, e dopo averci dedicato un’intervista, ci ha lasciato con “non posso davvero aspirare a niente di più.” Che bella bugia. Willie sta facendo il disastro. Sì, perché sempre più persone si stanno innamorando delle sue parole. La prova? Ostensione Della Sindrome – “Ultima Cena”, il suo live-album relativo al suo ultimo tour e al disco “Sindrome di Toret”.

Ha calcato i palchi dei club delle città più importanti d’ Italia, catapultandoci, senza mezzi termini, nel suo mondo, che poi è anche il nostro, ma non riusciamo a capirlo, e troppe volte chiudiamo gli occhi. Lui no. Di questo nuovo fenomeno se ne sono accorti pure i Subsonica, decidendo, così, di procedere per un tour all togheter! Willie era alle stelle. I nostri amici torinesi partono in quinta per un singolo ft. Peyote, uscito il 12 Marzo 2019 : “L’incubo”. “Sono più rapper o più indie cazzone?!” Willie è un’artista che non puoi definire. Fa quello che gli pare, e noi ci siamo innamorati di lui anche per quello.

(continua sotto)

Nei dischi puoi conoscere alcune sue sfumature, ma poi in live… è tutta un’altra storia. Vuoi del jazz? eccotelo. Andiamo più sul rock? Tutto tuo. Mi piacerebbe qualcosa un po’ più funky…no problem. Va dove vuole senza chiedere permesso, e se vuoi andare con lui ti prende pure a braccetto. Ci son voluti 57 minuti di live album per capire che sono un pirla. Perché per troppo tempo mi son preoccupato dei giudizi che questa società ti sputa in faccia ad ogni singolo passo. Oppure per essere stato zitto davanti a delle ingiustizie, o a delle cazzate.

Willie è un po’ quell’amico, che non ha mai un cazzo da dirti ma quando te lo dice fissi il vuoto per cinque minuti e ti senti in colpa per una settimana. Quindi ricapitolando… Cosa ci serve per fare un live album così figo? ci serve un Willie Peyote. Parole che ti arrivano dritte in fronte. E una band che tira giù il locale. “Se saltiamo tutti insieme il pavimento non ci tiene, viene giù”.

Effettivamente è proprio quello che succede con questo gruppo. un mix perfetto diciamo… infatti ad accompagnare il nostro Peyote sul palco ci sono: Frank Sativa alle tastiere e samples e i musicisti della Precaria Orchestra Sabauda: Danny Bronzini (chitarre e cori), Luca Romeo (basso), Dario Panza (batteria), Paolo D’Angelo Parpaglione (sax e flauto), Enrico Allavena (trombone), Luigi Giotto Napolitano (tromba e flicorno), Tom Newton (armonica) insieme a Dutch Nazari. Ci stanno tutti sul palco? Si. Ci stanno tutti anche nella nostra testa. È obbligatorio.

Finito questo album sei cresciuto. O almeno, io l’ho fatto, e non potrei che ringraziare Willie per avermi e averci fatto capire tante cose. O più che altro farci capire che non siamo mai soli davanti ad un ideale. Oppure davanti ad una storia d’amore finita male. Tutto. E anche se lo fossimo, se non fai nulla per andare avanti sei un pirla, e il tuo psicologo dovrebbe prescriverti questo album.

willie peyote ultima cena

Words: Thomas Cheval
Photo: Cecilia Secchieri

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