waiting for Jazz:Re:Found – Leon Vynehall [focus on]

md-romero
Tempo di lettura: 2' min
28 November 2016
Festival, Save The Date

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Nominato nel 2015 come miglior dj emergente al DJ award, il prodigio della Deep House, Leon Vynehall è uno di quegli artisti che non lascia indifferenti.

Nato a Pembury, regno unito, il giovane Leon, prendendo a modello Aphex Twin e Afrika Bambaataa, si è fatto strada sulla scena dei club di Brighton, una presenza fissa all’Akaakaroar, pubblicando diversi EP sotto etichette quali Well Rounded Housing Project e AUS. Nell 2014 L’esperienza sulla scena live lo spinge a concepire il suo primo album, che lui stesso ama definire mini LP o doppio EP: Music for the Uninvited, un album nato dalla schiuma dei ricordi d’infanzia fatti di partite al Nintendo 64 e canzoni della madre durante i viaggi in macchina filtrati dalle sonorità deep house. L’album fa subito sensazione, il concept della memory lane rende spessore e sensibilità ad un comparto musicale tipicamente Deep House, trascinando l’ascoltatore e la platea in qualcosa che è rassicurante ed emozionante allo stesso tempo. Rassicurante per le strutture, e gli iter classici della Deep House, emozionante per il magnifico lavoro di ricerca del suono che Vynehall costruisce con cura maniacale.

Music for the Uninvited è un ibrido fra un concept album e una raccolta di brani ideali per il live, come è un ibrido per lunghezza fra un EP e un LP ed è un biglietto da visita più che efficace, portando il ragazzo di Brighton sul panorama internazionale nel giro di poco tempo.

Il secondo album, uscito quest’anno, Rojus (designed to dance) con l’etichetta Running Back è una nuova piacevole sorpresa. Il concept stavolta è il canto e il volo degli uccelli durante le fasi di seduzione ed accoppiamento, in un parallelo con il romance da dancefloor. Quello che Leon costruisce è un’altra serie di iniezioni nel tessuto base della Deep House con slanci creativi ispirati dallo studio del mondo circostante per dare corpo e spessore all’iter classico del genere. Più che un DJ, Leon è un osservatore. Scompone e rielabora ciò che cattura e affascina il suo sguardo (e il suo udito) per rimescolarlo all’interno della musica. Non gli interessa la narrazione o il chiaro riferimento quanto la rielaborazione delle sensazioni percepite per renderle al pubblico sotto la console in un linguaggio trascinante, ipnotico, sublime e straordinario.

Che Leon abbia ancora molta strada da fare e tanto ancora da dire è implicito ma dovunque voglia arrivare, qual che sia il suo percorso, lui ha gli strumenti, la tattica e il fegato per arrivarci.

Leon sarà uno degli ospiti dell’attesissimo Jazz:Re:Found di Torino (https://www.facebook.com/events/1310258512319935/) Esserci non è una scelta, è un obbligo.

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