Trentemøller loves Bologna! #Estragon 24 Febbraio 2014

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
26 February 2014
Review 4 U

Non è mai lo stesso show quando si tratta di Anders Trentemøller, ma sempre una nuova scoperta. Diventato famoso proprio per la sua capacità di sfuggire a qualsiasi tipo di etichetta, tutt’ora il suo genere non è ben definibile: é suo e basta. Ha passato un’annata memorabile: il tour come spalla dei Depeche Mode prima e ora il grande meritato successo del suo terzo album “Lost”, a coronare una carriera che ha fatto di lui uno degli artisti più preziosi della scena elettronica contemporanea, e che ancora non è finita. L’abilità nel rendere qualsiasi genere musicale un prodotto nuovo e completamente personale, in questo ultimo lavoro gli ha permesso di superare sé stesso. Ne é uscito un capolavoro post punk, indie, con quel tocco dark che non manca mai nelle produzioni del nostro favorito.

All’Estragon ha inscenato uno spettacolo eccezionale.

Niente fuori posto: dalle luci al momento giusto, alla scenografia con delle specie di reti appese al soffitto, per non parlare della musica che in questo live è tanto potente da togliere il fiato. Il pubblico è caldo e sembra non si sia fatto scoraggiare nonostante il lunedì sera, visto il gran numero di gente che affolla l’Estragon. Comincia con “Still on Fire” e ha già tutti in pugno. Per i nostalgici “Shades of Marble” e più tardi una versione di “Moan” più ritmata e rockettara; Marie Fisker, la morettina alla voce, non sbaglia un pezzo e si rivela essere anche un’ottima chitarrista sulle note di “Trails”. Il batterista Jakob Hoyer è un fenomeno assoluto. Rimane per me il miglior performer della serata, dopo Trentemøller beninteso, che è il regista dello show ai sintetizzatori e quando è il momento della psichedelica “Costantinople” fa le acrobazie su quella sua tastiera. Di nuovo un tuffo nel passato con “Silver Surfer, Ghost Rider Go!!”, la mia preferita, tutto un saltare, battere le mani e impazzire per quei suoni spettrali. Che cuore che ha Trentemøller, un’energia pazzesca e allo stesso tempo una precisione incredibile, nel cambiare qualsiasi strumento tanto velocemente che sembra una passeggiata.

Alla fine della festa cosa ci rimane? Un bel post di ringraziamento che il giorno dopo Trentemøller dedica a Bologna e il suo pubblico, città a cui in un modo o nell’altro é legato, poiché puntualmente, ogni anno viene a trovarci e noi, come da tradizione non ce lo lasciamo mai scappare. A presto Trente!

B

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