pic by Janine Billy – Sònar 2016
The Black Madonna è un nome che ultimamente sentiamo nominare molto spesso, e nonostante possa sembrare essere uscita quasi dal nulla, può essere invece considerata una veterana della dance music.
La dj statunitense che sta spopolando al momento, infatti, si è avvicinata a questo mondo davvero molto presto.
Ha iniziato a bazzicare in questo ambiente a soli 16 anni, prima come promoter, poi come label-manager fino ad arrivare alla carriera di produttrice e dj.
I primi passi verso il mondo della musica li muove anche e per via della sua famiglia, grazie alla mamma che ascolta qualsiasi genere musicale, compresa la disco, e al patrigno, gran collezionista di vinili che la porta in posti talvolta molto lontani per cercare preziosi “oggetti da collezione”. E’ a loro che deve il suo amore per i dischi classici e per i vinili, ed è loro che deve ringraziare per averla indirizzata verso il suo percorso nella musica.
Marea Stamper racconta in un’intervista che le sue prime esperienze nell’industria risalgono agli anni ’80, in cui assieme a degli amici andava a vendere ai rave cassette, t-shirt e altri articoli, dopo aver viaggiato per diverse ore e più volte durante i weekend. Questo, oltre a farle perdere molte ore di sonno, le ha permesso di poter osservare e conoscere tutti i migliori dj dei tempi, facendole capire come questi si muovessero dietro alla consolle. Pochissimi mesi dopo aver imparato a suonare, ha iniziato come molti in feste di amici, per poi arrivare a quella che è oggi.
Nel 2012 diventa resident dello Smart Bar, il più vecchio club indipendente degli Stati Uniti, assieme a Derrick Carter e Frankie Knuckles, nomi importantissimi nell’ambiente. Non passa nemmeno un anno prima che lei diventi la primissima Creative Director del club, in oltre trent’anni di storia. E’ grazie a lei che ad una già svariata offerta, si aggiungono nomi quali Regis, Honey Dijon, DVS1, ed eventi trasgressivi come la serata Men’s Room. Il club ha aperto le porte il 22 Luglio del 1982, e Stamper è riuscita a tener viva la sua reputazione, attraverso la sua filosofia.
E’ forse proprio la sua filosofia a differenziarla un po’ da tutti. Afferma che “la musica dance ha bisogno di ragazze ribelli, di Patti Smith, di Dj Sprinkles. Di donne quarantenni che devono allattare i propri figli prima di iniziare a suonare. Di persone povere che non hanno le scarpe giuste per entrare nel club. Di persone che hanno faticato tutta la settimana. Di persone che arrivano presto perché non possono permettersi di pagare il prezzo intero dell’ingresso.”
Interessata all’importanza delle donne nel mondo della musica mondana, è sicuramente una delle figure femminili dietro alla consolle più seguite del momento. Con un’energia incredibile, il sorriso stampato in faccia, spazia dall’house alla techno suonando i suoi vinili alla perfezione. Crea un’incredibile connessione con il suo pubblico e lo fa saltare, lo fa applaudire, lo fa ballare senza sosta e senza che nessuno si stanchi mai. E’ proprio per la reazione del pubblico che il suo set al Dekmantel è stato tanto acclamato prima, e chiacchierato dopo.
Le sue produzioni, al pari dei suoi set, nonostante non siano moltissime la rendono non solo una dj ma anche una produttrice di tutto rispetto. Tracce come “Exodus” e “A Jelous Heart Never Rests” farebbero ballare chiunque, anche chi di questa musica non se ne intende, anche solo per tenere il ritmo dei suoi suoni. La più recente “He Is The Voice I Hear” è la dimostrazione del percorso di successo che sta compiendo la tanto acclamata Stamper. La bellissima introduzione suonata al pianoforte dura più di un minuto, per poi lasciare spazio ad una ritmica e ad una melodia difficili da dimenticare.
E speriamo che lo sia anche il suo prossimo set al Sonar, anche se ormai per la house music è diventata quasi una garanzia, soprattutto grazie alla sua inimitabile energia.
words by Phlame
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