Psyk – First Contact

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
8 October 2016
Review 4 U

psyk

Manuel Anós, questo è il vero nome di Psyk.
Produttore spagnolo, personaggio musicale in ascesa nella scena techno mondiale: si è letteralmente fatto le ossa nella sua città di nascità, Madrid, tra il sound meccanico e melanconico di Plastikman e la techno diretta di Jeff Mills.
I suoi primi lavori ufficiali risalgono al 2009, mentre “Time Foundation”, titolo del suo, fino ad ora, unico album, è datato 2014. Questo a testimonianza di un percorso artistico in crescita, ed anche di consapevolezza in ciò che si fa. La sua presenza è pressoché fissa nei maggiori festival internazionali ed ovviamente anche nei maggiori circuiti techno internazionali.
Il già citato “Time Foundation” è stato stampato sulla Mote-Evolver, etichetta fondata nel 2006 da Luke Slater.
Psyk è anche proprietario di una propria label, Non Series, che da spazio ad artisti quali Raffaele Attanasio, Eduardo De La Calle, Tadeo, e Chevel tra gli altri. Inoltre alcune tra le sue ultime release sono state rilasciate tra gli altri dalla CLR Records (Chris Liebing Recordings) e Tresor.
La particolarità, o meglio, la singolarità del sound di Psyk sta nel mezzo: ci si trova in un punto di incontro tra la techno dark e profonda, diretta, aggressiva quanto basta. Le sue release sono apprezzate da gente come Robert Hood, Richie Hawtin ed Oscar Mulero.

Veniamo al dunque: “First Contact” è uscito il 7 ottobre su Fuse Music. Un EP, quattro traccie.
Si accende con “First Contact”, titletrack dello stesso EP, ed è una vera e propria escursione sonora, dove bleep nervosi si fondono con scenari sonori simili a soundtrack sci-fi.
“Tension” invece segue una linea continua tra techno pura e synths vari, e questo mix si mantiene comunque equilibrato nella struttura del pezzo, risultando bilanciato, nonostante i vari impatti sonori.
Il lato B si apre con “Odio” titletrack esplicativa, con una vera e propria atmosfera disorientante, con pulsazioni e vibrazioni non indifferenti che strutturano un beat molto compatto.
Con “Stroke” l’EP si chiude: una traccia molto scura anche questa, che si sviluppa a cavallo di synths ciclici e drums pulsanti, perfetti per il centro di un qualsiasi set.

Detto questo, chiudiamo il cerchio con una piccola analisi: ormai la quantità di produzioni che escono giornalmente sono innumerevoli, e molto spesso ci si imbatte in lavori fatti con lo stampino, senza quel tocco di personaltà, tipico dell’artista, per far sì di uscire fuori dall’anonimato. Ecco, con questo EP, Psyk riesce a consolidare ancora di più la sua figura di artista, in quanto con 4 traccie riesce a dare profondità, e sopratutto un’identità alla sua musica.
Una identità dura, massiccia e diretta, con ampi breakout sonori, nel quale viene quasi voglia di chiudere gli occhi ed andare.

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