Primavera Sound Festival 2014 – La bellezza che ti resta dentro

cecilia
Tempo di lettura: 4' min
11 June 2014
Festival, Gallery
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A cosa pensa una ragazza stanca e triste in una calda sera di giugno, mentre sorseggia una birra sul balcone? Pensa che quelli che tornano a casa dopo un festival di musica di tre giorni sulla costa catalana dovrebbero essere considerati una specie protetta.

Sì perché dai, non puoi tornare dal Primavera Sound Festival e non avere il cuore infranto. Certo, la carica di averlo vissuto. La bellezza che ti resta dentro. Il bilancio finale tra le aspettative deluse e le sorprese inaspettate. L’orgoglio di poter dire “io c’ero”. Ma poi quando torni non puoi che volerne ancora. Ma andiamo con ordine, partendo dalle cose banali, come il meteo: perché per quanto possa essere demoralizzante beccare tre giorni di temporali estivi, c’è da dire che nelle ore passate al Parc Del Forum io non ho preso una goccia d’acqua. Non ha piovuto sugli headliner, non ha piovuto nelle ore di punta, e il vento del Mediterraneo non è stato poi così inclemente.

Giovedì

Parte a bomba, con un dritto dall’aeroporto al festival che ci ha lasciati un bel po’ stravolti già da subito. Male, perché il piatto oggi è ricchissimo: iniziamo da St. Vincent, anche se con lei vorremmo concludere, perché il dolce si mangia sempre alla fine. E lei è stata senz’altro la mia  personale delizia: una forza della natura che si è riversata su di noi con una presenza scenica mostruosa, un talento inarrivabile e poliedrico e un vago ma innegabile sottotesto matriarcale nello spettacolo. St Vincent è la Dea, ed è lei stessa a farlo ben presente. Per quanto spettacolare, neanche il concerto degli Arcade Fire subito dopo è stato all’altezza del suo. Che hanno messo un

uomo vestito da mirror ball nella folla a ondeggiare (vedere video per credere _), che avevano una formazione di tipo 10 persone sul palco e una scenografia diversa per ogni pezzo.

A chiudere la serata un grandissimo dilemma, dato che i Moderat e i Disclosure hanno suonato contemporaneamente: abbiamo scelto i Moderat, sempre ipnotici e geometrici con la loro musica. Purtroppo che la stanchezza abbia battuto la curiosità, e a circa metà concerto abbiamo abbandonato il campo.

Venerdì

Ho già detto “temporale estivo”? Beh, come oggi mai. Un tifone si abbatte su Barcellona e ci abbandona giusto in tempo per l’inizio delle Haim. Il Festival dalle quote rosa coi controcazzi continua a stupirci, con queste quattro signorine che ruggiscono letteralmente nei microfoni, mentre il sole tramonta sulle ultime feriali della città. Per i The National riusciamo a infilarci sotto il palco, e dopo due canzoni sto già piangendo. La voce di Matt Berninger arriva a ondate di calore e parla dritta alla pancia, in quella zona compresa tra lo stomaco e la gola dove vanno a finire tutte le cose che non hai mai detto. Questo concerto è fatto per sciogliere il male. Andiamo a rifocillarci sotto il palco ATP, dove SBTRKT ha deciso di montare una bestia gigante gonfiabile che guarda minacciosa verso di noi. La sua musica arriva secca a infrangersi contro i nostri corpi, stare fermi è impossibile.

Sabato 

Il festival è agli sgoccioli e ancora non vogliamo crederci. Per fortuna oggi ad aprire ci sono i Television, che tra tutti i mostri sacri del festival (NIN e QOTSA ad esempio) sono gli unici che riescono ancora a rimanere fedeli a se stessi e a suonare come avrebbero fatto nel ’77. Proviamo a infilarci nella boiler room dove sta suonando John Talabot ma non riusciamo ad arrivare oltre l’ingresso: una calca di umanità e vapore ci respinge fuori, mentre riusciamo ad afferrare una debole “Get Happy” che si propaga all’interno. Prima di passare alle portate garage facciamo un salto a sentire Mogwai, che sul disco non è mai riuscito a entusiasmarmi più di tanto. Dal vivo invece è qualcosa di indescrivibile: l’energia che sprigiona con il suo muro di suono è bellissima e totale, del tutto ipnotica. L’eco dell’impianto arriva a tutto il Parc del Forum e nessun altro suono riesce a sovrastarlo.

Ci spostiamo al Pitchfork, dove suoneranno i Black Lips e poi Ty Segall. Divertentissimi e completamente pazzi, ci fanno ballare in un delirio surf nonostante le gambe doloranti.

E stiamo per concludere. Abbiamo un aereo da prendere che vorremmo perdere, e con questo pensiero ci affacciamo all’ultimo live di questa Primavera: Cut Copy. Premettendo che in questo momento tutto riuscirebbe a farmi versare una lacrima, il loro live è assolutamente superlativo. Ci stringiamo un’ultima volta in quel gigantesco abbraccio collettivo che Hearts on Fire, non ancora pronti per salutare tutto questo.

Due parole a mente fredda: quest’anno il Primavera Sound ha raggiunto il climax del suo successo. È uno dei pochi festival a poter vantare una line up di quello spessore, veramente da capogiro. Il festival con il mare dietro, con un pubblico veramente ma veramente bello e una location capace di accoglierti al meglio nonostante non ci sia un solo metro quadro di verde. Fatelo, almeno una volta nella vita. Qui si sta davvero facendo la storia della musica.

Dea

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