Perché Apocalypse Now in Piazza Maggiore è stata una cosa importante

anita-vicenzi
Tempo di lettura: 3' min
3 July 2019
Art, News
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Soltanto un grande capolavoro può spingere milioni di persone a rinunciare a ventilatori e aria condizionata nei giorni più caldi di sempre.

Nonostante aver avuto il coraggio di uscire di casa soltanto per comprare uno spruzzino con il quale mi sono vaporizzata acqua addosso per il resto della giornata, verso sera ho raccolto le forze e il sudore per andare in Piazza Maggiore.
Qui alle 21.45 è successa una cosa speciale. Grazie alla Cineteca e al loro festival Il Cinema Ritrovato, San Petronio e milioni di persone hanno potuto assistere alla proiezione del final cut di uno dei più grandi film della storia del cinema: Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.

È stato proprio Francis la nuova versione del film pensata in occasione dei 40 anni dall’uscita, e che si pone come l’incontro tra la versione originale e quella Redux. Una versione che, a detta sua, include molte scene che al tempo erano state considerate troppo weird per essere incluse, ma che al tempo stesso non è eccessivamente lungo come la versione reborn.

E così una Piazza Maggiore strabordante di persone ha assistito ad un evento più unico che raro. Non soltanto perché questa era la prima europea della versione Final Cut ma anche, e soprattutto, perché tantissime persone hanno deciso di rinunciare a ventilatori e aria condizionate in nome del grande cinema.
In fondo Apocalypse Now è uscito 40 anni fa. C’è in dvd, lo passano in tv, si trova in streaming e la maggior parte delle persone presenti lo aveva già visto. Eppure.
Eppure in piazza si respirava un’atmosfera di eccitazione simile a quella di una prima assoluta, quasi non fosse un film del 1979. È stato difficile contenere qualche urla di fermento non appena i Doors sono risuonati dalle casse dell’impianto della Cineteca e le palme della giungla del Vietnam hanno iniziato a bruciare sul grande schermo.

Quello che è successo ieri sera in piazza è stato un grande spettacolo, pensato per tutti. Un cinema libero, illuminato dalle stelle e protetto dall’imponente facciata di San Petronio, dove si è riunito un pubblico dagli 0 ai 99 anni- perché i film come Apocalypse Now non invecchiano mai. Non lo faranno perché raccontano la natura umana.

Film come questo daranno sempre da pensare. Ci faranno sempre riflettere sull’umanità, sulle sue bassezze e le sue contraddizioni. Oggi come quarant’anni fa, e tra altri quarant’anni ancora.
Quest’opera di Coppola, infatti, non è soltanto una grande capolavoro in termini cinematografici, ma una vera e propria presa di posizione. Per la prima volta Hollywood parla in maniera spietata di quello che è stata la guerra del Vietnam- criticando la sua stessa società e andando a rigirare il coltello dentro ferite che all’epoca erano ancora aperte e che forse lo sono ancora.
Coppola fa quello che fece Conrad con Cuore di tenebra 80 anni prima: mette la narrativa la servizio della realtà, comprendendo che le storie possono svolgere un ruolo molto importante della creazione della memoria collettiva.

Ed è così che entrambe le opere si snodano lungo la risalita di un fiume alla ricerca di un Kurtz, il cui epilogo e il cui ricordo sono definiti dal filtro dall’epoca e dal contesto in cui i due protagonisti (Marlow in Cuore di tenebra e Willard in Apocalypse Now) si trovano ad vivere.
In entrambi i racconti, però, c’è qualcosa di imprescindibile e ricorrente, qualcosa di profondamente legato alle bassezze del genere umano: the horror.
Se la storia è ciclica dobbiamo preparaci al fatto che l’orrore si abbatterà sulla nostra specie ancora molte altre volte. E se ancora siamo lontani dal capire come annientarlo alla radice, dobbiamo per renderci conto che abbiamo un’arma con il quale combatterlo: la bellezza.La bellezza delle piazze gremite, dove le persone si riuniscono per assistere allo spettacolo dell’arte. Il grande cinema, la buona musica e tutte quelle cose che ci fanno brillare gli occhi e tendere le orecchie servono a questo, a non lasciarci inglobare dagli inferi.

Ogni fine è un nuovo e inizio, e allora This is the end.

 

Apocalypse Now non è solo grande cinema, ma anche grande musica. Qui di seguito due delle scene che sono diventate più iconiche proprio grazie alla scelta della colonna sonora:

La scena iniziale con This is the End dei Doors:

 

Il bombardamento al grido della Cavalcata delle Valchirie di Wagner:

 

Anita Vicenzi

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