Nella terra dei draghi, delle nuvole, dei sorrisi_VIET NAM JOURNEY

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
8 April 2016
Art

02/06.01.2016
Saigon (Ho Chi Minh City), Vietnam

Il caldo umido del Vietnam ti porta subito alla realtà, una bolgia umana fuori dalle porte dell’aeroporto ti da il benvenuto e ti ricorda, se mai ne avessi bisogno, che sei dall’altra parte del mondo. La lingua ha basi sconosciute, le menti cavalcano onde diverse, frequenze che solo il tempo da modo di captare. Ho Chi Minh City (o Saigon come preferiamo chiamarla) è un motore composto da ingranaggi a forma di scooter che sciamano in anarchico ordine, poco importa se cavalcati da un solo individuo o da cinque in perfetto equilibrio. Odori diversi invadono le narici, da quello di sporco di una città che sporca lo è, ma poco importa, a quello di smog, a quello ancora di carne grigliata su grill arrangiati in cinquanta centimetri quadrati di marciapiede. Vivere il presente non è facile e tutto è estremamente spiazzante, anche solo attraversare la strada diventa un avventura: « Una volta che hai fatto il primo passo non tornare mai indietro, prosegui finchè non sei arrivato o è la fine » oltre ad un consiglio preziosissimo di Chau (la nostra ospite) che abbiamo seguito alla lettere è una metafora che rispecchia perfettamente lo spirito Vietnamita.

E’ dopo quattro giorni passati in questa enorme ragnatela urbana, su un aereo diretto ad Ha Noi, che ti rendi conto di quello che hai effettivamente vissuto e un senso di nostalgia attanaglia leggermente il cuore. Credo sia sempre così quando si riesce a capire attimi intimi di un posto e della sua gente. Attimi come quelli incredibilmente intimi di un matrimonio tradizionale in famiglia, o il sorriso di un bambino tra le braccia della sua mamma su uno scooter nel mezzo del traffico. Il calore di un popolo che ne ha viste tante nei suoi secoli di storia e con un passato recente di guerra come pochi altri possono annoverare. La tradizione abbraccia, in questo groviglio di tutto, una contemporaneità straniera modificandola, riadattandola alle sue proporzioni come un Áo dài che perde centimetri sulle maniche e acquista nuovi colori e temi. Case strette e verticali interrompono barriere di decine di metri di ferro e vetro, e decine di metri di ferro e vetro si affacciano su tetti spioventi decorati da draghi sinuosi che scivolano su motivi fiammeggianti o spumeggianti o vaporosi. Il cibo è un tripudio di sapori dolci, aspri, speziati, consistenze morbide in contrapposizione alla croccantezza che dona al piatto vivacità. Le bacchette sono l’essenzialità elegante, sintesi e specchio di una cultura splendida. Questo è Saigon.

Sul Matrimonio

Il rito tradizionale che si svolge in casa è intimo e non prevede la presenza di una figura cerimoniale esterna alla famiglia. La famiglia dello sposo presenta, rappresentata dalla sua figura più anziana, i doni per la sposa a lei, i suoi parenti e agli antenati; la famiglia di lei fa altrettanto in un susseguirsi di movimenti che si ripetono da generazioni, immutati. E’ stato un onore potervi assistere e avere anche una spiegazione di tutto cio’ che stava accadendo. La prima parte della giornata termina con un banchetto conviviale con gli ospiti presenti, dove portate di cibi squisiti si susseguono fino alla sazietà.

La seconda parte è una riproposizione sfarzosa e apparentemente caricaturale di un banchetto alla sweet sixteen, segno dell’influenza occidentale che questo paese ha avuto.

Pics&Words by Francoise Marques & Gianluca Rigo.

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